La partita-guerra tra Margaret Thatcher e Maradona
Le storia delle Falkland che rilanciarono la "Iron Lady" e quel "gol di mano" che vendicò le Malvinas
Margaret Thatcher ha governato con pugno di ferro come Primo ministro il Regno Unito dal 4 maggio del 1979 al 28 novembre del 1990. Nessuna donna lo aveva fatto prima di lei: il governo più lungo in tutta la storia del Regno della Regina Elisabetta (nella foto). Ricercatrice chimica – la Merkel ha un dottorato in fisica – poi divenne avvocato. Ma è stata la politica il suo mestiere: nel 1959 fu eletta per la prima volta in Parlamento nella House of Commons; nel 1970 Segretario di Stato per l’istruzione e la scienza. Leader incontrastata del Partito Tory dal 1975, alla fine fu insignita del titolo nobiliare di Baronessa di Kesteven nel Lincolnshire, con diritto a sedere nella Camera dei Lord.
L’era thatcheriana è passata alla storia per la sua politica economica neo conservatrice imperniata di liberismo selvaggio. The Iron Lady – capace anche di scampare all’attentato del 1984 – come era chiamata, sposò in pieno la Reaganomics, dal nome dell’allora Presidente Americano e suo amico Ronald Regan (nella foto). Una decisa deregolamentazione del settore finanziario e del mercato del lavoro con privatizzazioni a tappeto e riduzione dell’influenza sindacale. Ciò segno in senso negativo la popolarità della Thatcher nei primi anni di mandato anche a causa della forte recessione e della disoccupazione dilagante. Almeno fino ad un episodio: la vittoria nella guerra delle Falkland del 1982.
La guerra delle Falkland/Malvinas: la storia
Una guerra decisamente lampo dall’2 aprile al 14 giugno del 1982 quella che si combatté tra Argentina e Regno Unito per il possesso delle Falkland o Malvinas, – dipende da che parte la raccontate – a cui vanno aggiunte la Georgia del Sud e Isole Sandwich Australi. Anche la popolarità della famigerata giunta militare argentina era al minimo a causa sia della crisi economica, e le contestazioni civili ormai dilagavano su scala sempre più ampia. A capo della giunta all’epoca c’era il generale Leopoldo Galtieri, che per risalire la china del gradimento optò per quella che considerava una guerra facile: reclamare le Falkland/Malvinas. Non aveva fatto i conti con la Tatcher. Colta di sorpresa, come gli stessi argentini, mise in campo velocemente una task force navale che, senza risparmiare combattimenti e morti, riportò le isole nel Regno di Elisabetta II.
La giunta militare si avviò alla caduta definitiva, mentre Margaret Thatcher rilanciò le ambizioni britanniche di potenza post imperiale, uscite fortemente ridimensionate dal conflitto di Suez. Ma non era finita, perché 4 anni più tardi, sul campo da calcio di Città del Messico per una partita del Campionato del Mondo Argentina e Inghilterra si fronteggiarono ancora. Come scrisse il protagonista indiscusso di quel match, Diego Armando Maradona, nella sua autobiografia Yo Soy El Diego finì 2-1 per l’albiceleste ed era stato “come riprendersi parte delle Malvinas” dopo che tanti ragazzi argentini erano stati “falciati come uccellini” dagli inglesi.
Falkland/Malvine: la partita-guerra tra la Tatcher e Maradona
Ma il calcio le fece uno sgambetto. Il 22 giugno del 1986 è domenica nello Stadio Azteca ci sono ben più di 115.000 anime, a vedere gli ottavi di finale di Argentina-Inghilterra. La partita-guerra era cominciata sui giornali ben prima. I mai troppo ‘delicati’ tabloid inglesi che ricordavano la forza della task force e della sua condottiera Margaret Tatcher. La stampa argentina presentava Diego Armando Maradona, nel vesti del nuovo José San Martín con titoloni tipo: “Stiamo venendo a prendervi, pirati!” (con chiaro riferimento all’epoca vittoriana n.d.r.).
Il quotidiano argentino “Croníca” spinse interi gruppi di barras bravas – gente per bene – a volare a Città del Messico, giurando vendetta per i fratelli morti alle Malvinas e bruciando bandiere durante il viaggio. “Se fosse stato per gli argentini, saremmo dovuti uscire tutti con una mitragliatrice.” – dichiarò anni dopo el pibe de oro – “Quello che io volevo era fargli un bel sombrero, un tunnel, fargli girare la testa. Era una battaglia, sì, ma nel mio campo di battaglia“.
Il mito della mano de Dios e la morte della Thatcher
E così andò: la mano de Dios, quella che ha ispirato anche l’ultimo film del nostro Paolo Sorrentino, de el Barba, come lo chiama il popolo sudamericano, si materializzerà ben due volte. Nel famoso gol di mano, irregolare, sì, ma che rimise la storia in ordine. Così come il colpo di nuca di Olarticoechea, assai meno noto, ma allo stesso modo efficace e benedetto dal Signore. Nel mezzo el gol del siglo. Tutto omaggio per quei ragazzi argentini uccisi, soldati, figli del popolo, caduti come pajaritos, uccellini, quattro anni prima, e per rendere onore alle famiglie in lutto per colpa dei militari argentini e del piombo inglese. Che è rimasto vivido nella memoria anche molti anni dopo. Nel 2013, quando un ictus, effetto collaterale dell’Alzheimer, portò via la Thatcher. Aveva 87 anni e il 9 aprile sul
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