“Ciò che io racconto è la storia dei prossimi due secoli. Io descrivo ciò che viene, ciò che non può fare a meno di venire: l’avvento del nichilismo. Tutta la nostra cultura europea si muove in una torturante tensione che cresce da decenni in decenni, come protesa verso una catastrofe: irrequieta, violenta, precipitosa; simile ad una corrente che vuole giungere alla fine, che non riflette più ed ha paura di riflettere”. Così ha scritto più di un secolo fa il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, nato in questo giorno di ottobre 177 anni fa, e scomparso all’alba del XX secolo il 25 Agosto del 1900.
Secondo il filosofo il nichilismo rappresentava una tappa inevitabile a cui sarebbe giunta prima o poi la società Occidentale. Quella stessa società che all’epoca di Nietzsche era reduce dallo stravolgimento glorioso della Rivoluzione industriale. Proprio mentre l’uomo creava macchine in grado di ridurre le ore lavorate, se non i giorni; proprio in quell’azione della mano dell’uomo, numerosi intellettuali scorgevano l’inizio della fine. C’è da chiedersi se oggi dopo quasi due secoli, le parole di Nietzsche siano state un po’ troppo pessimistiche, o, alla fine quella condizione dell’uomo di sentirsi “protesa verso una catastrofe” rappresenti davvero la sola attualità moderna possibile.
Il nichilismo da Nietzsche all’oggi
Il termine nichilismo – dal latino “nihil” che significa “nulla” o “vuoto” – per Nietzsche ha ricompreso la condizione dell’esistenza umana senza uno scopo. Tutti i valori di riferimento si sono svalutati, fino a mettere in dubbio l’esistenza di una sola verità. In questo contesto deve essere collocata l’espressione più nota e forse più drammatica di Nietzsche: “Dio è morto”. Un aforisma con cui ha descritto lo strappo e il disincanto verso le convinzioni del passato. Oggi il mondo di Nietzsche è in gran parte distrutto. Eppure questa sensazione di vuoto risulta più attuale che mai.
Sociologi e filosofi moderni come Bauman, Galimberti, Severino, per finire perfino alla cultura pop dei rapper di oggi, riesplora il concetto di nichilismo. Torna e ritorna sempre ,con parole diverse e attraverso nuove forme di espressione. Non a caso nei testi delle canzoni di oggi ritroviamo molto spesso persone deluse, arrabbiate, che non ripongono fiducia e speranza in niente. Non vi è fiducia nelle istituzioni, giudicate come generalmente corrotte, né nel concetto di voler bene alle persone, o perseguire la bontà. L’altro è ritratto la maggior parte delle volte come cinico e opportunista. Insieme è crollata anche la fiducia e il ruolo delle istituzioni religiose.
Si scende nelle piazze e si denuncia cosa non si vuole e cosa non piace. Appare meno chiaro in cosa si creda e quali siano le soluzioni o i punti di riferimento. Si vive e si convive con una condizione di fibrillante precarietà. Nulla è certo, nulla è per sempre, nulla è inattaccabile, nulla è sacro, nulla è vero per tutti. Ogni istituzione e valore può essere distrutto, tutto è ridotto a un opinione personale, cosicché alla fine non esiste nulla in cui le persone si riconoscano o credano per davvero.
La condizione umana di precarietà e orientata al consumismo
La distruzione della realtà presentata da Nietzsche come nichilismo passivo, dove l’uomo è intento ad osservare una realtà vuota e priva di significato. Ecco la decadenza dell’uomo che si abbandona agli eventi senza reagire. Hanno abbandonato la creatività, il mondo delle idee e la volontà di potenza. Le innovazioni, prettamente tecnologiche o tecniche, hanno preso il sopravvento su quelle artistiche o politiche. Lo sviluppo appare l’unico scopo collettivo della società e il consumismo il vero nuovo Dio dell’epoca moderna.
“Una corrente che non riflette più e ha paura di riflettere” scriveva Nietzsche. Gli aspetti materiali e l’immaterialità dei social non lascia spazio alle riflessioni più importanti. La filosofia, la storia, la letteratura e tutti quegli studi umanistici che stimolavano il pensiero e aiutavano ad avere uno spirito critico sulle cose del mondo, non sono di tendenza per usare una terminologia moderna. Il sogno di oggi è fondare la start up di domani. Tutto materiale, tecnicamente organizzato e più efficiente. Sempre meno rivoluzionario e appassionato.
Il Superuomo è la risposta attiva al nichilismo passivo
Nietzsche però non perde le speranze e al nichilismo passivo ha contrapposto una forma di nichilismo attivo, propria del Superuomo. Super o oltre l’uomo sarà sempre colui che da tale decadentismo riuscirà a liberarsi sprigionando tutta la sua creatività e libertà, come un “fanciullo” creatore di sempre più nuove possibilità esistenziali. Un uomo capace di tornerà ad amare la vita pur nella sua tragicità, appassionatamente, che impara ad essere folle ed è follemente saggio. Non sempre lo sviluppo è progresso, un concetto quest’ultimo più profondo e secolarizzato. Viaggiare alla velocità della luce, chattare con milioni di persone, non serve a niente se non aggiunge sostanza e spessore alla nostra esistenza con i grandi valori – equità, giustizia, etica, morale, famiglia – rispetto alla tendenza attuale che aggiunge solo rumore che abbandona l’uomo moderno nel vuoto del nulla. Spesso solo.
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