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Roma FF16, Giuseppe Bonito: “L’Arminuta è la sintesi tra dualismi”

Il film tratto dal romanzo dell'autrice Donatella Di Pietrantonio ci racconta la fragilità di due donne unite dalla stessa vergogna

Nella cornice del Festival del Cinema di Roma è stato presentato L’Arminuta; film diretto da Giuseppe Bonito che racconta la storia di un ritorno non voluto, e in parte non del tutto accettato dalla famiglia biologica che nasconde l’ombra di una verità non del tutto confessata. La pellicola, tratta dal romanzo scritto da Donatella di Pietrantonio, vincitore del Premio Campiello nel 2017; racconta un anno di vita di una ragazza di 13 anni che viene ridata alla famiglia biologica senza una precisa spiegazione. Non sa perché la coppia di parenti che per i primi anni della sua vita l’ha accudita abbia deciso di riportarla nella casa in cui è nata. Non sa se è colpa sua o se la madre adottiva sia malata.

L’Arminuta, che nel dialetto abruzzese significa ritrovata, deve sopravvivere alla durezza di un padre e all’indifferenza di una donna che è costretta a chiamare mamma e non solo. In casa deve fronteggiare le attenzioni di Vicenzo. Siamo nell’estate del 1975. La giovane ragazza in poco tempo perde tutto quello che di più confortevole le avevano dato i genitori adottivi; per ritrovarsi poi in una casa affollata e malmessa. Ha solo un’unica alleata, sua sorella Adriana; anche lei ‘vittima’ di un ambiente che è incapace di dare amore.

L’Arminuta: il mare fulcro del vivere nel quale si azzera tutto

L’altra faccia della medaglia rivela una prospettiva alla quale la stessa Arminuta non aveva colto quando tutto il benessere le ruotava intorno. Nonostante il tormento perpetuo di un’identità tolta e riavuta, la narrazione sviscera gli aspetti intimi di una famiglia fragile  la quale la stessa protagonista cerca di assopirli con un altro tormento ancor più grande: le onde del mare.

La proiezione del film ha avuto luogo oggi 15 ottobre nel secondo giorno della manifestazione festivaliana della Capitale, nella sala Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, dove ha ricevuto – durante i titoli di coda – un’applauso convinto .

L’Arminuta: conferenza stampa

Nella sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica si è appena conclusa la conferenza stanza del film diretto da Giuseppe Bonito, L’Arminuta, presentato nella sezione ufficiale della Festa. Alla presenza della scrittrice Donatella di Pietrantonio viene spiegato come vi sia un dualismo costante raccontato nel film con una valenza sia personale e sociale. Il dolore delle due madri nonché cugine, dalla vita l’una condotta in ristrettezze, l’altra benestante. Ma unite dalla stessa vergogna; ovvero quello di aver abbandonato la figlia.

Gli opposti in questa storia non si uniscono, ma rimangono paralleli divisi. Uniti sia dal malessere come collante, sia dalle rinunce. Almeno fino a che non si palesa il personaggio principale: : L’Arminuta. Una ragazza di 13 anni abbandonata inizialmente dalla madre lattante e poi, quasi adolescente, lasciata andare dalla donna che le aveva dato una casa e un’identità; riportandola senza spiegazioni nel luogo natale. “Il vero lavoro che poi fanno i personaggi è quello di cercare quella conciliazioneQuello che tutti i personaggi fanno disperatamente, soprattutto L’Arminuta – spiega l’autrice – è di conciliare, trovare una sintesi. Questa madre invece è figlia di altre mancanze“. 

L'Arminuta conferenza stampa festival

La madre e la sottile richiesta d’aiuto: parla Vanessa Scalera

La madre di cui parla Donatella Di Pietrantonio, nel nelle pagine del libro, e poi nel film, e di cui non viene mai rivelato il nome di battesimo. Una madre che – come ha accennato il regista durante la conferenza stampa – con quegli occhi è riuscita a ‘spaccare’ lo schermo. E a vestirne i panni è Vanessa Scalera. “Come sono arrivata a questa madre? Io vengo dal sud e quel mondo contadino l’ho conosciuto. Quegli occhi dolenti li ho visti in tante famiglie. […] Quelle donne e quegli uomini lì, che non hanno avuto un tessuto emotivo grande, caldo, custodiscono però profondamente un lato bambino e ho scoperto che quella donna era fondamentalmente piccola: “Arminuta aiutami anche tu“. L’affetto, alla fine, viene dato da lei”. 

L'Arminuta conferenza stampa

Le parole del regista de L’Arminuta 

Trovare Sofia (L’Arminuta) e Carlotta (Adriana) per Giuseppe Bonito è stato complesso: Mi sono assunto dei rischi, le ho scelte prima di provare le scene. È bastata una chiacchierata tra 3000 mila aspiranti – racconta il regista – Sofia mi ha colpito perché quando le ho chiesto di parlarmi di quello che vedeva fuori dalla finestra mi ha parlato di quello che sentiva e non di quello che vedeva ed è bastato a farla emergere sulle altre. Carlotta invece – racconta Bonito – parlava in dialetto abruzzese senza problemi, senza vergognarsi delle sue origini”.

Il dualismo ne L’Arminuta viene sottolineato nuovamente anche dallo stesso regista che pone la protagonista della pellicola come la sintesi di tutto quello che è opposto, ma comunque connesso dalla stessa infelicità o bisogno dell’altro. E se dovesse individuare il momento più forte che riaffiora nel film, non ha dubbi Giuseppe Bonito: “Quando i personaggi si sfiorano si toccano i mondi entrano in contatto. Un magma e un non detto che irrompe nella scena”.

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Teresa Comberiati

Spettacolo, Tv & Cronaca Rosa

Calabrese, a vent’anni si trasferisce a Roma dove attualmente vive. Amante della fotografia quanto della scrittura, negli anni ha lavorato nel campo della comunicazione collaborando con diverse testate locali in qualità di fotografa e articolista durante la 71ª e 75ª Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica. Ha già scritto il suo primo romanzo intitolato Il muscolo dell’anima. Colonna portante del blog di VelvetMAG dedicato alla cronaca rosa e alle celebrities www.velvetgossip.it, di cui redige ogni mese la Rassegna Gossip.

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