Il 17 ottobre del 1987, centomila persone risposero all’appello di Joseph Wresinski; il sacerdote, fondatore del Movimento per i diritti umani ATD Quarto Mondo, decise di radunare intorno al Trocaderò di Parigi una folla che richiedesse all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il riconoscimento della povertà come violazione dei diritti umani. In quel luogo simbolo, dove nel 1948 era stata sottoscritta la dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Dopo qualche anno, nel 1992 fu proprio l’Assemblea Generale ad istituire (il 17 ottobre) la Giornata Internazionale per l’eradicazione (o eliminazione) della Povertà.
Come spiega chiaramente Actionaid, si parla di povertà estrema quando una persona o tutti gli abitanti di un’intera comunità, regione o stato sono costretti a vivere con meno di 1,90 dollari al giorno; meno di due dollari, per procurarsi cibo, medicine ed ogni bene primario che consenta una vita dignitosa. “Al mondo, quasi il tredici per cento della popolazione mondiale vive con meno di 1,90 dollari al giorno“; ovvero 902 milioni di persone. Proprio alla luce di questo, negli ultimi anni, il concetto di povertà si è ridefinito, includendo tutte le situazioni e i fenomeni collaterali che possono concorrere ad aggravare la situazione sociale delle persone; condizione precarie di lavoro e abitazione, ad esempio, ma anche assenza di potere decisionale e rappresentanza politica, come anche ridotto (e in certi casi inesistente) accesso alla giustizia parietaria e all‘assistenza sanitaria.
Le conseguenze della pandemia
Secondo un’indagine realizzata dall’Osservatorio di Caritas Ambrosiana, su un campione di oltre un centinaio di centri di ascolto e alcuni servizi di assistenza, è emersa la situazione di povertà dopo i mesi di lockdown. Nonostante dopo quasi due anni di Pandemia si possono vedere i primi segni di ripresa, c’è ancora chi versa in condizioni estreme, di ‘nuova‘ povertà. Sono le persone più fragili, coloro che fanno fatica ad acquistare cibo adeguato alle loro necessità; ma anche le persone che, oggi, non riescono a pagare le bollette o gli affitti. Sono anche queste le vittime del Covid, gli esclusi sociali. Si legge sul portale Chiesa di Milano, il commento del direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, che ha sottolineato quanto la Pandemia e i lockdown abbiano, purtroppo, aumentato i divari sociali.
“La pandemia ha reso ancora più inclinato il piano sul quale da tempo vediamo scivolare i più fragili. Si sono andati a ingrossare le fila degli ultimi“. Sì, perché da quanto emerge dai diversi quadri ricostruiti dopo la Pandemia, ad essere caduti nella morsa della ‘nuova’ povertà sono anche le persone che provengono dalle società più sviluppate, che non riescono più a stare sopra la linea di “galleggiamento“, poveri accanto ai più poveri. Ma per trovare una soluzione è necessario conoscere chi sono i poveri; concetto sul quale si sofferma anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterras che, durante l’intervento all’evento Lavoro e protezione sociale per l’eradicazione della povertà, ha espresso chiaramente verso quali obiettivi bisogna orientarsi.
Distruggere la povertà è un dovere di tutti
“La Pandemia è destinata ad aumentare il numero di persone estremamente povere fino a 224 milioni in tutto il mondo” rivela il Segretario Generale. “Più di tre quarti di questi “nuovi poveri” si trovano in paesi a reddito medio“. E non bisogna dimenticare in alcun modo i paesi in via di sviluppo schiacciati da un periodo storico che non ha portato alcun beneficio. L’abolizione della povertà si può definire come il principale obiettivo delle Nazioni Unite; l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile la inserisce infatti come primo Goal dal quale dipendono poi gli altri obiettivi di uguaglianza economica, sociale e politica che racchiudono il cuore dei 17 Obiettivi del progetto mondiale.
Sottoscritta dai governi dei 193 paesi delle Nazioni Unite e approvata dall’ONU, l’Agenda 2030 mette al primo posto: distruggere la povertà; “Entro il 2030, eliminare la povertà estrema per tutte le persone in tutto il mondo”. Un obiettivo chiaro e definito che richiede di essere perseguito con il sostegno delle potenze globali, per uno sviluppo equo in tutto il mondo. ‘Nuove e vecchie’ situazioni di emergenza e per le quali è necessario il sostegno e la collaborazione di tutti i paesi.
LEGGI ANCHE: Afghanistan, le sfide del G20: diritti umani aiuti e pressione sui talebani