“Non volevo fare un film di fantascienza, è solo datato un po’ più avanti nel tempo rispetto ad oggi, non è stato volutamente definito. E’ ambientato temporalmente in avanti, per spiegare che se non prendiamo posizione ora finiremo come nel film a ballare su ‘Facetta nera’ come nel film solo perché è divertente“. Lo spiega senza mezzi termini Pierfrancesco Diliberto – PIF – regista di E noi come stronzi rimanemmo a guardare, che ha scritto un film politico, con un messaggio preciso che è, anche una call to action, e cioè: quell’impegno che serve qui e ora per riflettere sulla condizione umana e agire prima. Anche attraverso una commedia.
Perché in effetti il film ha il pregio di far sorridere e riflettere insieme. Sempre impeccabile in questo Fabio De Luigi e convincente lo è stata nell’interpretazione anche Ilenia Pastorelli. Perché il film parla anche di amore al tempo dell’algoritmo: di una donna che sa tutto – come accade spesso alle donne, anche senza Siri – quello che serve per farlo innamorare, una sorta di Venere/Siri.
La trama del film con titolo che si fa ricordare
Arturo Giammarresi è un manager rampante che, senza sospettarlo, introduce l’algoritmo che lo renderà superfluo nella sua azienda. Perde tutto: fidanzata, posto di lavoro e amici. Ha 48 anni e gli algoritmi lo escludono da ogni ricerca di lavoro. Alla ricerca di uno stipendio è costretto a lavorare come rider per FUUBER, una grande multinazionale, colosso della tecnologia, guidato da un gelido manager. Una sorta di imitazione cattiva e nordica di Steve Jobs.
Nel disagio esistenziale più completo arriva Stella, un ologramma prodotto da una app della stessa FUUBER. La settimana di prova gratuita e un esperimento di “da vinciana memoria” di privazione del sonno lo lascia innamorato. E spiantato come è, senza la possibilità di rinnovare l’abbonamento a 199 euro a settimana. Volerà a Mumbai, nella versione meno azzurra che esista di un principe, senza cavallo e via low-low cost per ritrovare amore e libertà. Come finisce? Con il gelido manager miliardario che svela alcuni aspetti del potere dell’algoritmo, che attiviamo noi stessi volontariamente.
La conferenza stampa del cast con De Luigi, PIF e Ilenia Pastorelli
“Il film è interessante perché immagina un futuro prossimo, possibile, in cui persone sono più sole per via di quella tecnologia che gli induce sempre di più i bisogni, spesso lasciandoli soli e schiacciati.” Spiega con queste parole Fabio De Luigi il personaggio di Arturo nella pellicola, ponendo al centro il tema della tecnologia che lo stesso PIF esplode: “la tecnologia non è neutrale e se lasciata libera può anche ucciderci. Entra più facilmente nelle nostre vite ed è più difficile liberarsene, soprattutto se come stronzi rimaniamo a guardare“.
Il nuovo film Sky Original, prodotto da Wildside, Vision Distribution e I Diavoli è stato scritto a quattro mani dal regista con Michele Astori, liberamente ispirato al concept Candido e la tecnologia, del collettivo I Diavoli.
Alla sua terza (dopo La mafia uccide solo d’estate del 2013 e In Guerra per amore del 2016) e assai convincente prova alla regia – accolta nella proiezione per la stampa da un caloroso applauso – va riconosciuta al regista e agli sceneggiatori non solo un’ottima propensione a scegliere buoni titoli. Lo è soprattutto il film nel suo complesso e il messaggio racchiuso nel continuo “sbugiardamento” del cool e dello stay foolish. Secondo il regista ormai come tutta la gig economy sono solo un altro modo di chiamare un sistema per sfruttare i disperati, come è emerso dalle intercettazioni di alcuni sfruttatori di rider!
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