Approvato alla Camera il 4 novembre 2020, quasi un anno dopo, oggi 27 ottobre, il disegno di legge Zan (ddl Zan) contro l’omotransfobia non passa al Senato. Per la precisione non arriva neppure in discussione. È stata infatti approvata – col voto segreto – la cosiddetta tagliola proposta da Lega e Fratelli d’Italia. Si tratta della richiesta di “non passaggio agli articoli” varata con 154 voti favorevoli, 131 contrari e 2 astenuti. L’esito della votazione ha in parte sorpreso gli osservatori perché sulla carta le forze del Centrosinistra, considerando anche Movimento Cinque Stelle e Italia Viva, avrebbero dovuto prevalere.
No al ddl Zan: Renzi sulla graticola
Niente da fare, invece, si blocca l’iter del ddl il cui primo firmatario è il deputato dem Alessandro Zan. Nel chiuso dell’urna al Centrosinistra è mancata circa una ventina di voti. Lo scarto finale è stato infatti di 23 voti. E nei palazzi della politica è subito iniziata la caccia ai franchi tiratori. Sulla graticola finiscono i renziani di Italia viva: “Se Iv avesse rivotato al Senato la legge che aveva votato alla Camera, non ci saremmo trovati in questa situazione. Il Paese ne esce mortificato“, afferma la parlamentare grillina Alessandra Maiorino.
Lega e Casellati, tagliola e voto segreto
La cosiddetta tagliola è una regola consiste nel non passaggio all’esame del testo di legge articolo per articolo, per andare subito al voto finale. In questo modo si evita l’esame degli emendamenti. “Volevo precisare che cos’è esattamente il non passaggio agli articoli e dire al deputato Zan che non si tratta di un voto truffa o peggio ancora una trappola, è un istituto previsto“, ha detto il senatore della Lega, Roberto Calderoli. Critiche alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, che ha dato l’ok al voto segreto sulla tagliola. “È questione puramente giuridica, non a caso ho fatto riferimento al Regolamento e ai precedenti“, ha spiegato Casellati.
Ddl Zan, di fatto è morto
Ora il testo del ddl Zan torna in Commissione Giustizia ma le possibilità che riparta la discussione è quasi nulla. In seguito al voto di oggi la proposta di legge contro l’omotransfobia non potrà più essere messa nel calendario dei lavori di Palazzo Madama per almeno sei mesi. Quindi tenendo conto che di priorità nei lavori parlamentari ce ne sono altre come ad esempio la legge di Bilancio, ben difficilmente la discussione sul Ddl Zan potrebbe essere completata prima della fine della legislatura.
Le polemiche politiche
Immediatamente dopo il voto è esplosa la polemica politica. Elio Vito, con una lettera a Berlusconi, lascia gli incarichi interni al partito dopo che Forza Italia ha votato al Senato a favore della pregiudiziali. Gongola il leader della Lega, Matteo Salvini: “Sconfitta l`arroganza di Letta e dei 5 stelle. Ora ripartiamo dalla proposte della Lega“. La Russa (FdI): “Chi troppo vuole nulla stringe“. Delusione in casa Pd. Il senatore Andrea Marcucci: “Sono molto dispiaciuto, è un gravissimo danno per il Paese.” E il segretario dem, Enrico Letta: “Hanno voluto fermare il futuro, ma il Paese è altro“. Per il leader dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte: “Chi oggi gioisce per questo sabotaggio dovrebbe rendere conto al Paese“. Mentre il firmatario Alessandro Zan (Pd) parla di “pagina nera per la democrazia e i diritti“.
Ddl Zan, i punti critici
La Lega, come tutto il Centrodestra, è in particolare contro gli articoli 1, 4 e 7 del ddl Zan. Anche Italia Viva, il senatore socialista Riccardo Nencini e la senatrice Udc, Paola Binetti, avevano presentato a luglio emendamenti al provvedimento così come approvato alla Camera. Gli articoli 1,4 e 7 sono quelli che Pd e M5s non vogliono toccare. Perché, dal loro punto di vista, sono il cuore stesso del disegno di legge. Riguardano infatti la definizione di genere, la libertà di espressione e l’educazione gender nelle scuole con l’istituzione della Giornata contro l’omotransfobia. Adesso il provvedimento, così come approvato alla Camera, di fatto termina su un binario morto.
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