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Pensioni, l’ultima mediazione: quota 102 nel 2022

Draghi sceglie un compromesso per salvare il rapporto con partiti e sindacati. In Cdm legge di bilancio, Reddito di Cittadinanza e legge sulla concorrenza

Quota 102, cioè la possibilità di andare in pensione con 64 anni di età e 38 di contributi, ma soltanto nell’anno 2022. È questa l’ultima mediazione sul tema delle pensioni che il premier Mario Draghi ha messo sul tavolo. Una soluzione che se da un lato non dispiace alla maggioranza, Lega inclusa, dall’altro appare un segnale distensivo in direzione dei sindacati. Come è noto, infatti, martedì 26 ottobre si è verificata una rottura delle trattative sulla legge di bilancio.

Pensioni e non solo, i temi

La manovra prevede adesso quota 102 sulle pensioni per il 2022 e, implicitamente, la possibilità che nel prossimo anno si discuta di nuovo di flessibilità in uscita. Per quanto riguarda la legge di bilancio restano fronti aperti. Dalla riforma del Reddito di Cittadinanza, che non sembra convincere del tutto i Cinque stelle, alla cancellazione del cashback di Conte. Fino agli 8 miliardi di taglio delle tasse, su cui si deciderà solo in un secondo momento.

I provvedimenti in Cdm

Alla vigilia del G20, e a ridosso della fine del mese di ottobre, Draghi porterà in Consiglio dei ministri nelle prossime ore tre provvedimenti, oltre alla riforma delle pensioni. Si tratta del decreto Recovery per semplificare e accelerare il PNRR; la legge di bilancio; la legge sulla concorrenza. Quest’ultimo provvedimento, in particolare, interviene sui servizi pubblici locali ma potrebbe anche rivedere le concessioni balneari e quelle per gli ambulanti.

La partita del Quirinale

La mediazione sulla riforma delle pensioni e sugli altri provvedimenti consente a Mario Draghi di procedere nell’azione di governo. La larga maggioranza di unità nazionale – dal PD alla Lega – è però sempre più in fibrillazione. All’orizzonte, infatti, c’è la partita del Quirinale. Sergio Mattarella terminerà il suo mandato a fine anno e Draghi è uno dei nomi che con più insistenza si fanno per il nuovo inquilino del Colle. Ma il premier adesso ha la mente ad altro. Tratta con i partiti e coltiva il dialogo con i sindacati, che minacciano mobilitazioni. “Voi sindacati avete un ruolo molto importante“, ha detto ai leader confederali. Si vedrà. Di certo il tempo è poco e l’Italia ha bisogno di un governo solido e autorevole per vincere le sfide del PNRR. E per continuare a ricevere fino ad agosto 2026, i 191 miliardi di euro del Recovery, la quota italiana del piano Next Generation Eu.

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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