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Squid, truffa milionaria con la criptovaluta ispirata alla serie Netflix

Nessun investitore ci ha guadagnato, neppure il regista di Squid Game. Gli autori del raggiro hanno portato via 2 milioni di dollari

L’avevano chiamata Squid, la nuova criptovaluta nata dopo il successo della serie televisiva coreana Squid Game su Netflix. Ma era una truffa. E se, come in Squid Game, il vincitore è uno, nella vicenda della criptovaluta a vincere sono stati i truffatori. In pratica, dopo il successo della serie – 142 milioni di famiglie l’hanno guadata in mezzo mondo – alcune persone hanno deciso di creare anche una moneta virtuale con lo stesso nome. Il tutto sull’onda del fatto che Netflix ha aumentato grazie a Squid Game il numero di abbonati di 4,4 milioni. E ha guadagnato quasi un miliardo di dollari.

Squid, i banditi via col malloppo

Così i creatori della presunta criptovaluta hanno sfruttato il trend e la moda del momento; quindi hanno atteso di aver accumulato un capitale sostanzioso. A quel punto, in pochi istanti, sono scomparsi. E gli investitori? Sono rimasti a mani vuote. ll progetto Squid è stato quindi chiuso. Secondo alcune indiscrezioni pare che i truffatori abbiano fatto scomparire circa due milioni di dollari appena la moneta virtuale era arrivata a valere 2.861 dollari. All’improvviso, però il valore è sceso a 0,003 dollari. “Scommettere sulla moneta giusta può portare a ricchezze da capogiro” ha detto a Bloomberg Antoni Trenchev, co-fondatore di Nexo. “Il problema è che ciò che sale in linea retta tende a ritirarsi in modo simile” ha aggiunto.

Criptovaluta Squid, la versione online

Al lancio della criptovaluta, i giocatori avevano creato una versione online del programma per la quale era necessaria proprio la moneta Squid per partecipare. In pratica Squid era conosciuta come una criptovaluta play-to-earn. Significa che le persone acquistano token per giocare in giochi online in modo da guadagnare più token. “Più le persone si iscrivono, più grande sarà il montepremi“: così si tentava di incentivare l’acquisto. Peccato che poi nessun investitore ci abbia guadagnato. Non si è arricchito nemmeno Hwang Dong-hyuk, lo sceneggiatore e il regista della serie Squid Game. “Ho avuto abbastanza denaro per mettere del cibo in tavola. Sono stato pagato secondo il contratto originale, non ho avuto nessun bonus da Netflix“.

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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