Nella Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne del 1993, si definisce violenza di genere: “Qualunque atto di violenza sessista che produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche“. Concetto che vuole esplicare quanto gli atti di violenza contro le donne hanno, spesso, forme che non vengono prese abbastanza in considerazione. Atti che, in tutto il mondo, sono ancora frequenti e che forniscono dati allarmanti sulla condizione di pericolo in cui vivono, ancora oggi nel 2021, le donne.

Con DonnexStrada una diretta su Instagram si trasforma in un gesto di solidarietà. DonnexStrada nasce per le donne, quelle che si sentono in pericolo, e spesso accade quando sono per strada. Perché spesso sono sole di giorno, come lo sono di notte. Possono aver bisogno di aiuto o ‘semplicemente’ di essere accompagnate lungo un tragitto che non ritengono sicuro. Novembre è il mese dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne, e ci offre l’opportunità fondamentale di riflettere sulle azioni concrete che consentono di essere attivi in questa battaglia. VelvetMAG ha raggiunto per voi la dottoressa Ilaria Saliva, psicologa e co-fondatrice di DonnexStrada; il progetto divenuto oggi un’associazione impegnata nell’azione attiva per contrastare la violenza contro le donne.

Intervista a DonnexStrada

Dottoressa Saliva, come e quando nasce il progetto DonnexStrada?
Il progetto nasce grazie alla mia collega psicologa Laura De Dilectis; a seguito del femminicidio di Sarah Everard. Sarah aveva adottato tutte le precauzioni possibili per ritornare a casa dopo essere stata da alcuni amici; aveva fatto un giro più lungo, più illuminato, era stata al telefono con il ragazzo, ma nonostante questo è stata rapita e uccisa. Ed è da questa tragedia che Laura decide di utilizzare Instagram come fonte di sostegno per le donne; nascono, così, le dirette per strada. Il progetto nasce a marzo, all’inizio come campagna su Instagram; tuttavia, quando abbiamo visto la risonanza delle nostre iniziative, quanto queste fossero accolte e, purtroppo, necessarie, abbiamo deciso di fondare un’associazione. Da giugno, dunque, DonnexStrada è a tutti gli effetti un’associazione, proprio per darci modo di poter avere anche progetti più concreti. La rabbia di Laura ha fatto sì che oggi esista DonnexStrada.

Se le chiedessi di darmi una definizione di DonnexStrada, che parole userebbe?

DonnexStrada è coraggio, è solidarietà, è empatia ed è forza; questo perché nel progetto siamo principalmente donne, anche se ci sono diversi uomini che ci aiutano. Siamo donne che, ad oggi, volontariamente stiamo sui social e lavoriamo per riuscire a fare in modo di cambiare anche solo un pezzettino di ciò che deve essere cambiato. È forza perché, nonostante tutte noi abbiamo la nostra vita e il nostro lavoro, dedichiamo tanto tempo e tante energie per fare in modo che il progetto funzioni e abbia risonanza; è empatia, perché ogni volta che facciamo una videochiamata con una ragazza che ci chiede aiuto, riusciamo a creare un ambiente in cui la ragazza riesce a sentirsi più al sicuro. Molte persone ci scrivono anche solo per farci sapere che la nostra esistenza le rende più tranquille, più felici. DonnexStrada in questo senso riesce ad unire alla sensibilizzazione anche la concretezza.

team associazione DonnexStrada

Dai dati alla concretezza

I dati in merito alla violenza contro le donne, dimostrano che gran parte delle aggressioni provengono anche da sconosciuti. In base alla vostra esperienza, trovate conferma a questo dato?
Tra le oltre 500 dirette che abbiamo fatto in questi mesi, per fortuna, non c’è mai stata un’occasione dove è avvenuta un’aggressione; però, ci sono state dirette dove le ragazze che ci chiedevano la videochiamata erano realmente seguite da sconosciuti. Effettivamente, oltre alla violenza domestica, è molto diffusa la violenza per strada da parte di uno sconosciuto. Non parliamo solo di violenza fisica, ma anche dal punto di vista psicologico: i classici ‘complimenti‘ che ‘complimenti’ non sono, gli sguardi insistenti, l’approccio di un uomo nei confronti di una donna, delle volte, aggressivo anche solo per l’insistenza. Tutto questo perché, in qualche modo, persiste la visione della donna come ‘figura’ come ‘oggetto’ che può vivere solo grazie ai complimenti dell’uomo e alle attenzioni dell’uomo.

Nella cosiddetta piramide dello stupro si è più portati a guardare al fatto più eclatante, senza considerare o senza essere abbastanza sensibilizzati rispetto allo strato più basso, che è in realtà il più diffuso. Come anche le molestie sui mezzi pubblici, che spesso sono difficili da denunciare, sia perché il molestatore risulta difficile da rintracciare, o semplicemente perché c’è chi scende dall’autobus e non ne vuole più sentir parlare. La denuncia deve essere una scelta, non deve mai essere imposta. La violenza da parte degli sconosciuti esiste e avviene molto più spesso di quello che immaginiamo, creando molti più problemi a livello mentale e di stress psicofisico di quelli che noi possiamo vedere e capire.

Da donna spesso sola per strada, le chiedo: quali sono le principali paure delle donne?

Noi abbiamo fatto anche un breve sondaggio su questo, proprio per capire la valutazione del servizio delle dirette. Le principali paure sono: le aggressioni fisiche, la violenza, ma anche e soprattutto il trovarsi nella condizione di paura. Perché, nel momento in cui mi accorgo che c’è una persona che mi segue, quello stato di malessere, quella tachicardia, quell’allerta è traumatica su più livelli. È qualcosa che ti porti dentro anche dopo la soglia di casa, qualcosa su cui spesso si continua a rimuginare, che non ti fa prendere sonno e soprattutto che ti lascia addosso una sensazione che non è tua, che però provi. È come la sensazione di doversi lavare, di essere sporchi; a questa si accompagna, molto spesso, anche il senso di colpa, sentirsi la causa principale del male ricevuto. Una sensazione che si attacca addosso e che ti cambia e una volta provata non vuoi provarla mai più.

Vi sono mai capitate situazioni nelle quali attraverso l’aiuto delle rete di DonnexStrada, una donna è stata salvata da un potenziale aggressore?

Abbiamo avuto casi in cui le ragazze erano realmente seguite e che grazie alla nostra chiamata hanno potuto mettersi in salvo, tornando a casa senza che gli accadesse niente. Noi cerchiamo di coprire tutte le richieste di aiuto ed è per questo che, da quando DonnexStrada è nata ad oggi, la nostra rete di volontari si è ampliata; l’obiettivo è di dare sostegno 24h al giorno a chiunque abbia bisogno del nostro aiuto.

team associazione DonnexStrada

DonnexStrada: i progetti

Chi sono le donne che chiedono il vostro aiuto? Esiste una precisa fascia d’età di riferimento?
Sono minorenni, spesso nel panico perché magari hanno macchine che gli si avvicinano tornando da scuola, oppure, perché, magari uscendo dal centro commerciale, qualcuno ha iniziato a suonare e a praticargli catcalling. Abbiamo incontrato qualsiasi tipo di situazione e che abbraccia ogni tipo di età; abbiamo fatto dirette anche con donne 50enni. È veramente trasversale come fenomeno; la situazione però è sempre la stessa: la donna che ha paura. E questa paura ti porta a cambiare, spesso, lo stile di vita, il vestiario, a cambiare proprio una parte della propria vita sentendosi la causa.

Molte donne si trovano costrette, ad esempio, a dover prendere i mezzi pubblici per andare a lavoro e questo, molto spesso, genera disagio a causa di stazioni desolate o orari ‘scomodi’; sulla base di questa condizione abbiamo in progetto il ‘Taxi sospeso‘. Ovvero fare in modo che una donna possa avere delle agevolazioni con i taxi ed evitare di aspettare per un’ora di notte in fermate dell’autobus, per esempio, che possono rivelarsi poco sicure.

Proseguendo sulla strada dei progetti che DonnaxStrada intende realizzare, cosa avete in programma?

Ci sono poi in progetto i seminari online di novembre per studenti e professionisti, ma anche per chiunque voglia conoscere e approfondire. Verranno affrontate le tematiche relative alla violenza di genere. L’intento è di fornire informazioni dal punto di vista clinico, psicologico, ma anche giuridico e giornalistico; l’idea è di affrontare, nel tempo, ogni sfaccettatura possa essere approfondita, anche e soprattutto laddove esistono lacune. Avremo, per esempio, tra i nostri ospiti la Dottoressa Giovanardi, che ha fatto in modo che ad Oxford venisse modificata la definizione di “donna” ricca, fino a quel momento, di epiteti assurdi come “cagna” o “bagascia”; con lei approfondiremo, dunque, il problema legato alla linguistica, che si tramanda in maniera, spesso, totalmente errata.

Noi auspichiamo che chiunque partecipi abbia un pezzettino in più per poter affrontare e leggere meglio tutto ciò che riguarda la violenza di genere. Per la nostra associazione il contributo di ciascuno, anche attraverso le donazioni, è linfa che può alimentare sempre più progetti; crediamo nell’informazione libera e gratuita, ma chiediamo, a chiunque voglia e possa, di poterci dare un contributo per permetterci di rendere sempre più corpose le nostre attività a sostegno delle donne.

Doppia faccia di una stessa medaglia

Sono tante le donne che si affidano a voi. Questo potrebbe rappresentare la doppia faccia di una stessa medaglia? Ovvero: se da un lato è bello ed importante che moltissime donne possano trovare in voi punto di riferimento, dall’altro lato questo non può voler dire che la tanta affluenza delle richieste d’aiuto si traduca in strade, oggi, ancora troppo poco sicure?

Assolutamente sì. È questo che ci ha spaventato rispetto ai numeri che abbiamo raccolto, perché si è verificata una crescita, un’impennata di adesioni al progetto che concretamente ci ha sconvolto. Perché abbiamo visto il numero incredibile di persone che hanno paura di uscire fuori di casa. In un contesto nel quale sia uomini che donne sono costantemente ‘nutriti’ dagli stereotipi di genere ed esempi di non rispetto, in un contesto nel quale non ci si riesce a mettere nei panni dell’altro le strade rischieranno sempre di essere troppo poco sicure.

Per concludere: quali sono le speranze di DonnexStrada?
DonnexStrada nasce per non far sentire sola qualcuno. Il messaggio che mi piacerebbe lasciare è che non siamo soli; chiunque può fare qualcosa per fare la differenza. La solidarietà, la vicinanza e il calore che noi donne sappiamo darci, anche nei momenti di difficoltà, è ineguagliabile. DonnexStrada nasce per far sentire tutte accolte in un’unica famiglia, in un’unica lotta, con un unico obiettivo. La speranza è di rendere parte attivo il cittadino, nessuno deve sentirsi passivo, tutti e tutte possono contribuire al cambiamento e noi ci crediamo.

LEGGI ANCHE: Giuseppe Zanotti ad “Interviste in doppio petto”