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Le donne italiane e l’angoscia di avere figli

Il nostro Paese ha il tasso di nuove nascite più basso d’Europa. La maternità come uno stop nella propria vita

Il 20 Novembre si celebra la Giornata universale del bambino. L’Italia possiede il tasso di nuove nascite più basso d’Europa e il trend continua ad essere in netta decrescita. Le donne italiane fanno sempre meno figli. Le ragioni sono molteplici: primo per la scarsa tutela della donna negli ambienti di lavoro; secondo per le condizioni economiche precarie. La terza spesso è legata alla convinzione che un figlio privi una donna della propria libertà, quasi che rinunciarvi sia una conquista. Come siamo giunti a questo? Perché le nostre nonne, mamme, spesso in una condizione economica più precaria e drammatica, non hanno mai rinunciato a portare avanti con gioia e determinazione una gravidanza?

Il ruolo della maternità nei secoli

La maternità è stata per secoli considerata l’unico scopo e merito sociale di una donna. Non avendo diritto agli studi, non potendo puntare ad alcun impiego lavorativo, dedicava ogni sua risorsa all’educazione dei figli e alla gestione della casa. Nell’Ottocento arriva a conquistare nei paesi più all’avanguardia del Nord Europa, l’accesso alle università, ma in realtà queste non sono altro che un occasione per conoscere il futuro marito. Una volta sposate infatti lasciavano quasi tutte gli studi per badare alla famiglia. Anche quando nel tardo Novecento è riuscita a conquistare il diritto al lavoro, erano in tantissime quelle ad abbandonare la propria carriera in vista di una gravidanza, per adempiere in toto, secondo la mentalità dell’epoca, al proprio dovere di madre.

Gli Anni ’70 hanno rappresentato il decennio della vera rottura con il passato. La donna ha preteso di non essere considerata più solo una madre, un’oggetto di desiderio o un’essere fragile che non era in grado di ricoprire le stesse cariche di un uomo. Ma voleva contare e poter fare la differenza, alimentando un dibattito politico e sociologico sulla figura della donna, ancora oggi in continua evoluzione. 

La gravidanza: l’angoscia delle giovani donne 

Molte giovani donne oggi guardano alla maternità come un vero e proprio stop nella propria vita. Sono convinte che da quel momento niente sarà più lo stesso, che non saranno più padrone del proprio tempo e che non potranno più dedicarsi alla carriera o a loro stesse. Queste convinzioni hanno generato inevitabilmente una vera e propria angoscia sociale nelle generazioni di ragazze, che vivono dunque nella paura di annullarsi per un figlio, e che per scongiurare ciò, ritardano il più possibile la gravidanza.

L’instabilità lavorativa connessa al contesto economico pesa moltissimo costringendo molte donne a rimandare e per talune definitivamente la speranza di fare un figlio. Senza considerare il fattore economico, la spesa sicura, in più che va ad aggiungersi al bilancio familiare, alla pari di un mutuo. Si cerca il momento giusto, le condizioni lavorative più adatte, e si valuta con largo anticipo: fare un figlio è come un business plan. 

Il concetto sbagliato di evoluzione della donna?

Questa realtà delle cose è considerata alla stregua di una naturale evoluzione della libertà di costumi della donna. Ma per quelle donne che hanno rinunciato o rinnegato alla maternità non per scelta è stata davvero un’evoluzione, se ha tolto alle donne questo diritto?

La vera evoluzione e vittoria delle donne sta nell’ottenere in quanto madre, in quanto persona, tutte le tutele necessarie a conseguire l’abbattimento una volta per tutte degli ostacoli materiali e sociali. In primis lo stereotipo che una donna-madre non può fare carriera, perché non avrà tempo o abbastanza determinazione o la stessa passione di un uomo. Vedere la gravidanza come una debolezza, uno stop, un bivio dalla quale se ne esce sconfitte, significa tornare indietro. Come se tornassimo di colpo agli Anni ’20 o ’30, con donne-madri-lavoratrici. Oggi questo non è più accettabile. Bisogna abbattere l’idea di chi crede ancora che la donna se madre non sia capace di tutto. Smetterla di auto-imporsi dei paletti.     

Bisogna ripartire dalle donne che hanno avuto coraggio e fiducia nel futuro

Serve più coraggio. Serve aggrapparsi a tutti quegli esempi di coloro che al contrario hanno dimostrato con la loro lungimiranza, che avere un figlio dona più forza e non la sottrae, ma rende ancora più consapevoli della fortuna e della bellezza di essere nata donna. Assieme al coraggio bisogna ritrovare inoltre quel pizzico di fiducia in più nel futuro. Le nostre nonne, spesso molto più povere e con meno tutele, non hanno mai smesso di rimboccarsi le maniche, di vedere il bicchiere mezzo pieno anche quando attorno a loro la situazione economica era drammatica.

Noi di VelvetMAG abbiamo intervistato 3 donne per esplorare questo cambiamento socio-culturale nel nostro Paese. Un diffuso egoismo ci ha resi meno predisposti rispetto al passato al pensiero di qualsiasi sacrificio. Quasi che proprio quel coraggio smarrito manchi per prendere scelte anche contro-corrente.  

 

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Chiara Cavaliere

Attualità, Spettacolo e Approfondimenti

Siciliana trapiantata nella Capitale, dopo la maturità classica ha coltivato la passione per le scienze umane laureandosi in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. Senza mai abbandonare il sogno della recitazione per cui ha collaborato con le più importanti produzioni cinematografiche italiane tra cui Lux Vide, Lotus e Italian International Film.
Si occupa di attualità e degli approfondimenti culturali e sociali di MAG Life, con incursioni video. Parla fluentemente inglese e spagnolo; la scrittura è la sua forma di attivismo sociale. Il suo mito? Oriana Fallaci.

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