Il 28 novembre del 1907 nasceva Alberto Moravia, pseudonimo di Alberto Pincherle. Europeista, viaggiatore appassionato, anticipatore dell’esistenzialismo, è lo scrittore che forse più di ogni altro ha colto la direzione che stava prendendo l’umanità nel Novecento. E di quel secolo ha colto l’indifferenza, la noia, il degrado di una società spogliata dei valori e che, alla critica del tempo, ha fatto paura. E poi ancora gli amori, così liberi e profondi, per donne che hanno lasciato una traccia, come lui, nella letteratura contemporanea.

Perché Alberto Moravia andrebbe riletto nel 2021

Sono trascorsi ormai 30 anni dalla morte di Alberto Moravia, spentosi il 26 settembre del 1990 nel bagno di casa sua. Eppure lo scrittore continua a parlarci con un’attualità disarmante. Nato nella sua “odiata e amata Roma”, Moravia ha descritto il mondo con uno sguardo critico e disincantato, volto a cogliere i disvalori su cui si fondava la società che lo circondava, attirando così ben presto su di sé le antipatie del regime fascista. Autore teatrale, narratore, critico letterario, cinematografico, e d’arte, saggista, è stato un intellettuale di rilievo nel secolo scorso. Un secolo che ha attraversato quasi per intero, consegnandocelo con lucidità e disillusione. E proprio le sue tematiche tanto care – la noia, l’indifferenza, la precarietà dell’uomo – lo rendono oggi un autore da leggere assolutamente. In fondo, gli ultimi anni, non ci hanno reso diversi dai protagonisti dei suoi romanzi, primo tra tutti l’esordio giovanile, Gli indifferenti.

Pubblicato a sue spese nel 1929, il romanzo ruota intorno alle vicende di due fratelli, Carla e Michele Ardengo, prigionieri della noia. Carla desidera disperatamente fuggire dalla routine borghese che la incatena, cercando un individuale riscatto sociale. Michele, invece, non è più capace di provare emozioni ed è ormai preda di una pericolosa forma di apatia. Fonte dell’inettitudine di entrambi è la madre, che fugge il cambiamento. Si tratta di personaggi che agiscono nel mondo come indifferenti e ricchi di noia, ma che, ad un livello più profondo sono portatori di un malessere opprimente. Basta già questo per rendere Moravia non l’autore che “va letto”, bensì quello che “sa leggere il lettore”. Perché in fondo, nel 2021, due anni dopo l’inizio di una pandemia ancora in corso, molti di noi si sono trasformati in Carla e Michele, in balia di quella che gli esperti chiamano “stanchezza o apatia emotiva”.

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