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Italo Svevo, lo scrittore della complessità e profondità umana

Nel 160esimo anniversario dalla nascita, un excursus tra le tappe importanti che ne hanno fatto uno dei più grandi romanzieri contemporanei

Conosciuto come uno dei più grandi romanzieri della letteratura contemporanea, Italo Svevo non ebbe una vita fatta solo di successi; a costruire lo scrittore celebre, l’interprete della psicologia umana e delle sue svariate sfaccettature, hanno contribuito anche i fallimenti e le sconfitte. “La vita somiglia un poco alla malattia – scrive Svevo ne La Coscienza di Zeno –  come procede per crisi e lisi ed ha i giornalieri miglioramenti e peggioramenti“; e di questo travaglio si è caratterizzata la vita artistica e personale di colui che oggi è riconosciuto come uno dei padri della letteratura contemporanea.

Una scrittura, a tratti, interiorizzata quella di Italo Svevo che nella sua letteratura porta avanti come stendardo l’analisi della coscienza moderna; un’analisi capace di narrare, spesso in modo paradossale e a volte persino ironico, la drammaticità della vita. I personaggi di Svevo sono deboli, fragili, umani; ed è questo l’aspetto che consente a ciascuno di potersi immedesimare nei protagonisti dei romanzi. Non esiste un finale chiaro, preciso, imprescindibile; esso è piuttosto aperto, variabile ed adattabile a diverse sfaccettature. Un modo di ‘servirsi’ della letteratura che si concentra sull’uomo e sulla sua psicologia.

Svevo

La produzione letteraria tra sconfitte e successi

Italo Svevo nacque a Trieste il 19 dicembre del 1861; il padre era commerciante ebreo austriaco e la madre una donna ebrea italiana; e fu la sua doppia componente (tedesco-italiana) che lo portò ad adoperare lo pseudonimo con il quale è conosciuto, piuttosto che il vero nome: Ettore Schmitz. A soli 19 anni, fu costretto a trovare un posto in banca per far fronte alle difficoltà economiche dell’azienda di famiglia; ma questo non gli impedì di coltivare gli interessi letterari. Il giovane Italo Svevo amava leggere i romanzieri francesi dell’Ottocento; Stendhal, Honoré de Balzac, Gustave Flaubert ed Émile Zola, i grandi classici italiani e i filosofi tedeschi, soprattutto Arthur Schopenhauer; complice la cultura delle sue origini.

Il suo primo romanzo è del 1892, Una Vita; ma che purtroppo non ebbe il successo sperato dall’autore. Nel 1898 venne pubblicato Senilità, il secondo romanzo di Svevo; in esso ritorna come tema principale l’inettitudine del protagonista. Ma deluso da quello che si presenta come un secondo ‘insuccesso’ nel 1899 inizia quello che sarà definito il ‘silenzio letterario‘ di Italo Svevo; il romanziere, infatti, abbandona la scrittura che in quel periodo sembra trasformarsi non più in una passione ma in attività secondaria, un passatempo.

Dal silenzio al capolavoro: La Coscienza di Zeno

Bisognerà attendere vent’anni per assistere al ‘risveglio‘ artistico dello scrittore italiano. Nel 1919 torna, componendo in tre anni La Coscienza di Zeno, un capolavoro della letteratura, conosciuto e apprezzato fino a giorni nostri. Il successo, che vide tra gli estimatori di Italo Svevo anche Eugenio Montale, stimolò nuovamente l’artista triestino; il romanziere, infatti, riprese a scrivere racconti e commedie. Cominciò a scrivere anche un quarto romanzo che però non vide mai la luce; Svevo si spense nel 1928 a causa di un incidente stradale, lasciando incompiuta la sua ultima opera.

Tuttavia, con La Coscienza di Zeno, l’autore ci restituisce un patrimonio letterario, impossibile da sottovalutare. L’attenzione alla psicologia del personaggio è derivata anche dall’accostamento di Italo Svevo al pensiero di Sigmund Freud; dal quale il romanziere trae linfa per l’elaborazione de La Coscienza di Zeno. Un personaggio contorto, ricco di contraddizioni che ama l’amico, ma allo stesso tempo prova invidia nei suoi confronti; sposa una donna che non ama solo per diventare il cognato della donna che lo ha respinto; vuole smettere di fumare, ma il piacere dell’ultima sigaretta è fonte di soddisfazione. Zeno è ‘drammaticamente’, inesorabilmente e assolutamente umano; caratterista che consente al lettore di sentirsi vicino al protagonista del romanzo, con tutte le sue fragilità. Per concludere, dunque, potremmo osservare, come lo sguardo e l’immedesimazione negli altri conduca, attraverso questo viaggio profondo guidato da Italo Svevo, alla consapevolezza, forse, che “La vita non è né brutta né bella, ma è originale!” come lo stesso scrittore scrive nel suo capolavoro.

Italo Svevo statua

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Francesca Perrone

  • Cultura, Ambiente & PetsMessinese trasferita a Roma per gli studi prima in Scienze della Comunicazione Sociale presso l'Università Pontificia Salesiana, con una tesi su "Coco Chanel e la rivoluzione negli abiti femminili", poi per la specializzazione in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo alla Sapienza. Collabora con l'Agenzia ErregiMedia, curando rassegne stampa nel settore dei rally e dell'automobilismo. La sue passioni più grandi sono la scrittura, la moda e la cultura.
    Responsabile dei blog di VelvetMAG: VelvetPets (www.velvetpets.it) sulle curiosità del mondo animale e di BIOPIANETA (www.biopianeta.it) sui temi della tutela dell'ambiente e della sostenibilità.

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