Le sue vignette satiriche sulla politica e le frasi parafrasate del poro Osho, contenute in parte nel suo secondo libro, dal delicato titolo Carcola che ve sfonno, raggiungono più visualizzazioni dei post di Madonna. Le televisioni se lo litigano, lui è fedele a Porta a Porta, dove, ogni sera, incolla i fans allo schermo, con una delle sue freddure, sui fatti del giorno. Federico Palmaroli, romano de Roma, nato a Monteverde, cresciuto a Roma Nord, l’uomo da oltre un milione di like su FB e migliaia di followers su Instagram, da fare invidia alle Kardashian, si confessa qui per noi. E come sempre, ci strappa una risata.
Intervista esclusiva a Federico Palmaroli
Che bambino eri?
Due gambe, due braccia, due occhi… Già da piccolo ero un piccolo comico, un’esibizionista in erba. Io ho solo dei flash, ma mia madre, si ricorda benissimo le figure de m… che le facevo fare. Racconta sempre che un anno andammo in vacanza in Grecia e, mentre visitavamo la piazza di una città, all’improvviso mi misi a fare la scimmia gesticolando e facendo strani versi. I miei finsero di non conoscermi! Crescendo, sono sempre stato l’animatore della classe, facevo battute, anche i professori. Qualcuno si straniva, altri ridevano, però non ho mai fatto scherzi molesti da espulsione, tipo mettere le puntine da disegno sulla sedia degli insegnanti.
Quindi “vena eclettica” fin da piccolo…
Ero un bambino curioso, mi piaceva studiare il comportamento degli animali e degli esseri umani, che alla fine hanno molte analogie in comune e poi imitarli. Ero anche un discreto attore, dicono. Alle elementari, presi parte ad una recita scolastica, La giara di Pirandello. Finita la rappresentazione, la madre di un mio compagno di classe, mi venne incontro riempiendomi di complimenti, dicendomi che ero un attore nato, che ero stato il più bravo di tutti. Non se filò de pezza il figlio, che ci rimase, comprensibilmente, malissimo e mi odiò per i restanti tre anni.
Federico Palmaroli studente: raccontacelo
Q.B., cioè quanto basta per andare avanti ogni anno. Non mi sono mai ammazzato di studio, anche perché avevo altre mille distrazioni ed attività che mi divertivano di più, però me la sono sempre cavata, con un po’ di intelletto e molta faccia tosta. Ancora oggi, ogni volta che incontro un mio ex compagno di classe, oggi valido senatore, gli faccio sempre la stessa domanda: “Come abbiamo fatto a diventà famosi io e te? E’ un mistero”.
L’avrai fatta patire, ma oggi sei l’orgoglio di tua mamma.
Oggi è tra le mie prime fans. Lei che non sapeva manco aprire un computer, si è persino convertita ai social, per seguirmi. Sta tutto il giorno a spulciare tra internet Facebook, Instagram giornali, tv, cataloga, sceenshotta, ritaglia tutto. Almeno ho chi mi segue la rassegna stampa quotidiana, gratis. Un episodio divertente, accadde nel 2015 quando iniziai questa avventura. Fui invitato a Medioera, un Festival di cultura digitale che si tiene a Viterbo, lei, molto incuriosita, venne con me. Era la prima volta che facevo un discorso in pubblico e già avevo una nutrita schiera di seguaci, che finito il mio intervento, mi accerchiarono numerosi, facendomi molti complimenti. Era basita. Non si capacitava di quello che mi stava accadendo e dentro di sé sicuramente avrà pensato: “Ma non po’ esse che tutti questi siano venuti qua pe’ sentì mi fijo”.
Quando hai capito che facevi ridere?
Quando parlando, anche di cose semiserie, spesso la gente mi sbottava a ride in faccia. Lì ho capito che, o c’era proprio qualcosa che non andava, oppure avevo una innata ironia, un modo di raccontare le cose, che faceva scaturire ilarità. Tutto il resto è venuto casualmente e devo ringraziare Osho, che mi ha dato lo spunto, per creare qualcosa di unico.
Come mai, tra tanti personaggi, per le tue parodie ti sei ispirato proprio a questo mistico maestro indiano?Non sapevo manco chi fosse. Ma ogni volta che aprivo i social, vedevo foto di tramonti, paesaggi, gatti e soprattutto culi, accompagnati a profonde frasi di questo santone. Quindi ho pensato di rendere spiritoso qualcosa di spirituale. Ha funzionato, ma Osho è solo una parte delle mie vignette, la politica e gli avvenimenti del Paese, specie ultimamente, occupano gran parte delle mie creazioni ironiche.
La vignetta di Federico Palmaroli che ha riscosso più successo?
Ne avrò realizzate circa cinquemila, ma una in particolare, ha avuto cinque milioni di visualizzazioni. Durante la crisi di governo, Salvini e Di Maio, si rincorrevano, come nelle più classiche delle storie d’amore. Nella vignetta c’è Gigino che dice a Salvini: “Che c’è ancora?”. E lui, affacciato di spalle ad un davanzale mentre guarda l’infinito: “Aspetto un bambino”.
Qualcuno, tra i politici, che prendi in giro, si è mai offeso?
Mai nessuno. Diciamo quasi mai. Ne hai avuta conferma, quando sei venuta alla conferenza stampa della presentazione del mio libro Carcola che ve sfonno, che si è tenuta in Senato. Se ci pensi, sono stato accolto proprio dove lavorano le persone che io ‘prendo in giro’, in sala, c’erano esponenti del mondo della politica, che se stavano a sbellicà.
In effetti è stata la conferenza stampa più esilarante alla quale abbia partecipato! Ed il libro è divertentissimo. Non hai mai timore che possa esaurirsi la tua vena satirica?
L’ironia ce l’ho nel sangue, certo mi piacerebbe riprendere a fare vignette sulle vicende politiche tradizionali, non più sul Covid, green pass, no vax e pro vax, che in questi mesi hanno monopolizzato la scena in Italia. Confido nella prossima battaglia al Quirinale. Vorrei che tornasse alla ribalta politica Gentiloni, che è stato il mio primo amore, (oh non me fraintende, eh!) satiricamente parlando. La mia musa ispiratrice, troppo simpatico e poi è un gran signore, una volta mi accolse, salutandomi come si addice ad un vero Capo di Stato.
Ci sono personaggi importanti della scena politica, che non contempli mai nelle tue vignette.
Non amo fare satira su Berlusconi, se ne sono dette già troppe su di lui, non sarebbe un inedito e nemmeno su Grillo che è un comico, prima che un politico, mi sembrerebbe un paradosso. La satira si fa su qualcosa di serio. E poi preferisco la nicchia, dove nessuno entra.
Che rapporto il seguitissimo Federico Palmaroli con i social?
Devo tutto ai social, sono stati il mio primo palcoscenico. Nel tempo ho guadagnato altre platee e di questa attitudine ne ho fatto una vera e propria attività. Ma i social non li abbandono, ho un debito di riconoscenza verso tutte le persone che quotidianamente mi seguono e si aspettano una mia vignetta o una frase divertente. Anche nei giorni che non lavoro e potrei riposarmi, genero contenuti solo per i social, perché le persone, ora più che mai, ha bisogno di sorridere e io cerco di regalare un momento di spensieratezza. Questa è la gratificazione più grande.
Sei molto corteggiato anche dalle tv.
Mi piace che le mie vignette siano riprese da vari programmi, Porta a Porta ogni sera propone, nell’arco della puntata, una mia freddura. Mi piace meno apparire in tv, perché la sovresposizione mediatica non mi appartiene. Non mi trovo a mio agio a parlare di cose serie, non sono un opinionista, ma un umorista, preferisco sdrammatizzare, ma alcuno temi, ovviamente, impongono una certa serietà.
Federico Palmaroli privato: ironico, simpatico, brillante, sei come ti vediamo?
Nel privato sembro cupo e malinconico, per via di esperienze private e personali vissute, che ci portiamo dentro. Credo che più dolore abbiamo accumulato, più esplosiva sarà la risata. L’ironia a volte, è un valido strumento attraverso il quale affrontare e superare il dolore. Come quando spingi una palla sott’acqua, più vai a fondo, più salterà in alto quando la molli.
Ridi spesso?
Aò, me pare da stà dallo psicologo! Scherzi a parte, non rido molto spesso. Mi fa ridere molto la parodia alla Nino Frassica e Crozza, che è il genere che amo di più.
Che carattere hai?
Sembro calmo e riflessivo, ma in realtà sono molto fumantino, certe cose mi fanno esplodere, come la mancanza di rispetto. Vale in tutti gli aspetti della vita, lavoro, amicizia, rapporti di coppia.
Non ti puoi esimere: un episodio simpatico toccato a Federico Palmaroli come umorista
Una volta un mio fan che si trovava in India mi mandò una foto di un cartello affisso all’entrata di un centro di meditazione con una frase di Osho tradotta in italiano. Peccato che non si accorsero, che non era dell’originale, ma una mia vignetta nella quale c’era scritto un ben poco ascetico: “Ciò che non ti uccide, te rompe li cojoni”. Altra cosa simpatica, quando la casa editrice Bompiani editò un libro sulle più belle frasi di Osho, nel sottotitolo, a caratteri cubitali specificò: “QUELLE VERE”.
So che c’è un bel progetto televisivo imminente
Uscirà a breve su Rai Play una serie, che ho ideato e scritto con altri autori, che si chiamerà “Il santone. Le più belle frasi di Osho”, interpretato da Neri Marcorè, con Carlotta Natoli e Rossella Brescia. Una storia ambientata a Roma nel quartiere di Centocelle, prodotta da Stand by me. Farò anche un cameo in una delle puntate.
Come si svolge la tua giornata?
Svolgo il mio lavoro primario, che non ha nulla a che vedere con le vignette, poi mi occupo del mio hobby satirico, che è diventato un vero e proprio secondo lavoro e quando ho tempo, raramente, mi concedo una partita a padle. Per il resto, vivo più recluso del vero Osho. Ogni giorno finisco di lavorare a mezzanotte, vado a letto, alle sette mi sveglio. E ricomincio.
Francè, ti anticipo la domanda/risposta sulla vita sentimentale. Se non c’ho tempo manco pé mangià, figurate pé…
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