Peppino Impastato: il coraggio del sognatore e dell’idealista
L'attacco frontale a Cosa nostra e l'amore verso la giustizia e la bellezza
Oggi 5 gennaio del 1948 nasceva Peppino Impastato, il giovane giornalista e attivista siciliano che sfidò la mafia mentre tutti tacevano nella paura e nell’omertà. Morì assassinato a soli 30 anni per mano di Cosa Nostra, ma il suo esempio ha lasciato un patrimonio di valori inestimabile. Impastato non è solo il simbolo della lotta contro la mafia, ma anche del coraggio contro l’indifferenza e della passione contro qualsiasi forma di rassegnazione. Era soprattutto un sognatore e un idealista che credeva nella bellezza e nella giustizia per cambiare la realtà.
Impastato: il rivoluzionario
Impastato nacque a Cinisi 74 anni fa. Il padre apparteneva ad una famiglia affiliata a Cosa Nostra, dove il cognato, Cesare Manzelli, era il capo mafia locale. Peppino si ribellò e prese molto presto le distanze dal padre e dai familiari vicini alla cosca. Era giovanissimo quando iniziò il suo attivismo civile tra le fila socialiste contro lo strapotere di una DC che in quelle terre era in molti casi collusa con il potere mafioso. Appalti pubblici truccati, il traffico di stupefacenti, erano tra le attività mafiose più remunerative.
Peppino partì soprattutto dall’educazione morale e civica delle coscienze del suo piccolo paese. Occupò piazze, svolse attività culturali per i giovani e fondò nel 1977 Radio Aut, con cui denunciò a gran voce i crimini e gli affari dei mafiosi del territorio. Come afferma una sua celebre frase, Peppino aveva capito fortemente che “la mafia uccide, ma il silenzio pure” (nella foto in alto). Dunque bisognava agire, avere il coraggio di gridare e di denunciare anche se abbandonati in una profonda solitudine. Ma non solo, era forte in Impastato anche l’amore verso l’ambiente e verso ogni forma di bellezza, in quegli anni dove le città venivano tappezzate di cemento ed il fabbisogno dell’industria inseguiva sprezzante i ritmi del consumismo. Impastato credeva vi fosse una questione culturale, estetica, e ambientale da difendere prima delle ragioni economiche che stavano ormai prendendo il sopravvento su tutte le altre questioni dell’uomo.
Così scriveva “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità. Si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima. Ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre.”
L’eredità di Peppino Impastato
Peppino morì la notte del 9 Maggio del 1978 per ordine del boss Gaetano Badalamenti. Il suo corpo fu ritrovato dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferrata Palermo-Trapani. Nel primo anniversario della sua morte, a Cinisi si tenne la prima manifestazione nazionale contro la mafia della storia d’Italia, a cui parteciparono 2000 persone provenienti da tutto il Paese.
L’eredità di personaggi come Peppino Impastato non ha tempo, come il coraggio che la loro memoria è in grado di infonderci. Incarna l’uomo pieno di passioni e di ideali che non si rassegna, che non si assuefà mai alla realtà, ma cerca sempre risposte fino infondo alla verità. Avversava un sistema fatto di ingiustizie e soprusi che vedevano pochi potenti beneficiare della ricchezza di tutti. Osteggiava quel clima di omertà e obbedienza, e finanche di riverenza, che provava la gente comune nei confronti dei capi cosca, per evitare di avere problemi. Volle invece “creare questi problemi” rischiando ogni giorno la propria stessa vita. Oriana Fallaci scriveva che “il coraggio è fatto di paura”, Peppino ha agito attraverso la paura ed il suo primo passo è stato l’inizio di una maratona di molti. Oggi probabilmente mancano degli Impastato in carne ed ossa a scuotere le coscienze. Che argomentino un’anticonformismo consapevole e radicato, invece di anonimi e ridicoli slogan da far circolare in rete. A più di quarant’anni dalla sua morte, oggi resta forte il suo bisogno di bellezza.
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