Domenico Modugno, ‘Mr. Volare’ simbolo dell’italianità nel mondo
Avrebbe compiuto 94 anni oggi, l'uomo che con la sua musica ha scritto una pagina unica e incancellabile
Ha scritto una delle pagine più belle della storia della musica italiana; difficile non definire Domenico Modugno il simbolo dell’italianità nel mondo. Autore, insieme a Franco Migliacci del brano che, ad oggi, possiamo definire dal più grande impatto, non solo nel nostro Paese, ma anche fuori dai confini. Tradotto in tante lingue, cantato, canticchiato da uomini e donne di ogni generazione, Volare (agli atti Nel Blu dipinto di Blu) entra negli annali come una canzone che, oggi, possiamo dire non avere pari.
“Volare, oh, oh…”
Da quel Sanremo del 1958 Domenico Modugno divenne simbolo di una rivoluzione sul piano musicale. Nel Blu dipinto di Blu fu in grado di rompere gli schemi classici della melodia amorosa e imporsi come una canzone leggendaria. A rendere tutto più straordinario ed unico, la potenza interpretativa del cantante nato a Polignano a Mare il 9 gennaio del 1928; quel gesto simbolico delle braccia spalancate è, insieme alla capacità attoriale di Modugno, il complemento perfetto che ha reso “Mimmo” un personaggio simbolo della musica leggera in Italia e nel mondo.
Con Nel Blu dipinto di Blu Domenico Modugno arrivò terzo all’Eurovision Song Contest e si aggiudicò ben tre Grammy (Disco dell’anno, Canzone dell’anno e Miglior interprete); ma non solo, rimase primo nella classifica americana per tredici settimane consecutive. 20 milioni di copie nel mondo, migliaia di reinterpretazioni da parte di mostri sacri: da Sinatra a Armstrong, passando per Paul McCartney e David Bowie. Forte di questo grande successo, Modugno trovò l’ispirazione per ripetersi l’anno successivo, conquistando Sanremo con un altro brano leggendario: Piove (o per i più: “Ciao ciao bambina“).
Domenico Modugno, una storia eccezionale
Ma i successi che hanno reso Domenico Modugno un’icona della musica italiana sono tanti e tra questi si annoverano grandi brani eseguiti, poi, anche da artisti contemporanei. Ne è un esempio il magico brano Meraviglioso, che Giuliano Sangiorgi dei Negramaro ha reinterpretato qualche hanno fa; ricordando la magnifica emozione legata a questa poesia in musica, che celebra la vita e la sua bellezza, nonostante tutto, nonostante “la dannata voglia di fare un tuffo giù” nel mare scuro. Oggi, potrebbe stupire come nel 1968, questo brano fu eliminato da Sanremo non riscuotendo lo stesso trionfo di Addio… addio… insieme a Claudio Villa nel 1962 e di Dio, come ti amo con Gigliola Cinquetti nel 1966.
Struggente, appassionato, intenso, capace di vivere ciascuno dei suoi brani e non solo d’interpretarlo come il capolavoro Vecchio Frac; canzone datata 1955 ed ispirata alla vicenda del principe siciliano Raimondo Lanza di Trabia, che si era suicidato nel novembre del 1954, all’età di 39 anni. Nostalgico e a tratti anche un drammaturgo; un cantastorie, che a suon di melodie scandite da violini e chitarre acustiche, ha reso con le sue canzoni un senso di libertà e insieme di riflessione, di passione e insieme di delicato sentimento.
Dall’ultimo successo all’addio
Quando negli Anni ’70 torna al cinema e al teatro, collaborando anche con Eduardo De Filippo, Salvatore Quasimodo e Pier Paolo Pasolini, la carriera musicale sembrava essere diventata secondaria per Domenico Modugno. Tuttavia, nel 1976, ispirato da un canto popolare siciliano, creo un’altra delle sue canzoni più amate, quello che, forse, si può titolare come l’ultimo grande successo della sua carriera musicale: Malarazza.
Il 12 giugno 1984 fu colpito da un ictus mentre era negli studi di registrazione di Canale 5 per una trasmissione televisiva; decise di dare la colpa alle 50 sigarette che fumava al giorno e il medico sembrò non dare particolare importanza alle sue condizioni. Ricoverato nella notte all’ospedale San Raffaele di Milano le sue condizioni si aggravarono tanto da causare una paralisi a parte del suo corpo e costringerlo ad un ritiro temporaneo dal mondo dell’arte.
Il 26 agosto 1993, a Polignano, tenne il suo ultimo grande concerto, un saluto alla sua terra, un addio intenso. Nello stesso anno incise la sua ultima canzone, Delfini (Sai che c’è), insieme al figlio Massimo. Morì il 6 agosto 1994 a Lampedusa per un infarto cardiaco, all’età di 66 anni; lasciando una delle eredità più belle che la musica italiana possiede. Un mito che ci concede ancora oggi di sognare e volare in quel “cielo blu trapunto di stelle“.
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