Classe 1987, Marco Simoncelli avrebbe compiuto oggi, 20 gennaio, 35 anni; e forse li avrebbe festeggiati cavalcando la sua Honda. Eppure quel 23 ottobre del 2011 ritorna come un monito straziante, ma sempre fedele, a ricordare che il ‘Sic’ oggi non c’è più. Proprio sulla sua adorato moto, sul suo ‘cavallo’ da corsa, in sella alla compagna d’avventure che ha segnato la sua strada verso la leggenda, Marco Simoncelli perde la vita; durante il Moto GP di Malesia, mentre stava compiendo il secondo giro nel Circuito di Sepang.
Gli occhi attoniti degli spettatori, l’urlo incredulo dei cronisti e poi un silenzio assordante; Marco Simoncelli moriva lungo la curva numero 11 coinvolto in un incidente che ha segnato la storia degli ultimi dieci anni del Motomondiale. Un evento che coinvolge, oggi come dieci anni fa, anche chi di una pista da corsa ne conosce più o meno le fattezze. Perché il ‘Sic’ nella, sua troppo breve ma, intensa carriera era entrato nel cuore di tutti; per il suo sorriso, i suoi ricci e soprattutto la sua esplosione nei circuiti dove si era dimostrato sin da subito un mito.
“Rimasto nel cuore delle gente“
Nel circuito di Misano, oggi, c’è una quercia, piantata proprio in onore di Marco Simoncelli nel giorno del decennale della sua scomparsa. Quella quercia, come ha notato anche Valentino Rossi in una dichiarazione riportata da Sky Sport, ricorda la testa riccioluta del ‘Sic’ ed è un ricordo vivo di una leggenda delle due ruote che, nonostante la sua breve vita, ha lasciato un segno indelebile, come uomo con la sua personalità brillante e come campione con i suoi record e le sue performance formidabili.
“Marco è rimasto nel cuore della gente per il suo sorriso, i suoi riccioli, la sua serenità e la sua schiettezza“, così Paolo Simoncelli, il padre del ‘Sic’ ha ricordato il figlio in un’intervista al Corriere dello Sport. Perché, del resto, Marco Simoncelli non si sentiva mai il più grande, il migliore, l’unico degno di salire sul gradino più alto del podio; e questa sua umanità, lui l’ha trasmessa a tutti, tanto che il suo sorriso vive ancora oggi nel ricordo del suo grande talento.
Marco Simoncelli cresciuto con la stoffa da campione
Marco Simoncelli, con i suoi riccioli un po’ naif, era un talento sulle due ruote; a sette anni sale sulle minimoto e a dodici anni è già un campione. Il ‘Sic’ ha insegnato ai giovani a sognare, perché lui nel suo sogno ci ha creduto sempre dalle prime vittorie, dalle prime cadute, dai primi traguardi; perché, del resto, Marco era ‘solo’ un giovane, un giovane che sognava con la tuta da motociclista.
Considerato da molti l’erede di Valentino Rossi, di Marco Simoncelli ricordiamo la sua livrea bianca e rossa con gli inserti in giallo fluo proprio per omaggiare il ‘Dottore’, collega, mentore, ma prima di tutto amico. “Sono passati dieci anni, ma a me sembra come se avessi visto il ‘Sic’ per l’ultima volta due mesi fa – ha confessato a Sky Sport Rossi – A volte lo sogno, a volte ci penso tanto ed è una sensazione davvero bella“. E forse per un triste, quanto beffardo, scherzo del destino, fu proprio Valentino Rossi che, non potendo fermare la sua moto in corsa nella curva 11 sul Circuito di Sepang, fu coinvolto nell’incidente che risultò fatale per il ‘Sic’. Una situazione che provocò non poche ripercussioni psicologiche nel ‘Dottore’, che solo dopo tempo riuscì a salire in sella ad una moto; forse per onorare quel collega e amico che rispettava e apprezzava, forse per continuare a portare avanti quel sogno che li legava.
Un ragazzo, un campione
Marco Simoncelli muore a 24 anni con la tuta da motociclista, ma mi piace pensare che il ‘Sic’, nonostante tutto sia sempre stato felice di indossare quella tuta, probabilmente, anche fino alla fine. La moto era, in qualche modo, il suo alter ego e se adesso corre tra le nuvole, forse, lo farà in sella alla sua Honda, felice e sorridente come sempre. Lui è stato un campione cresciuto con i due tempi; dopo i primi anni con Aprilia, diventa Campione del Mondo in 250 con la Gilera; poi l’approdo in Moto GP con la Honda. Dal 2003 diventa il numero 58 ed è con questo numero (lo stesso che dal 2016 è stato ritirato dalla gare in suo onore) che nel 2004 ottiene il suo primo successo nel Mondiale; un anno difficile, ma nel quale Marco si mostra un talento indiscusso capace di solcare l’asfalto bagnato con una caparbietà unica. La pioggia non basta a fermare il ‘Sic’ che, dopo aver ottenuto la pole position, sale sul gradino più alto del podio; lì, tra il diluvio, fa brillare la sua luce inconfondibile.
Di vittorie così ne avrebbe scritte tante Marco Simoncelli, possiamo esserne sicuri; ma il destino ha giocato le sue carte in maniera inaspettata e drammatica. “Primo o ultimo non conta – affermava il ‘Sic’ in una delle ultime interviste – l’importante è avere dato il meglio di sé in ogni singolo giro“. E il meglio Marco Simoncelli ce lo ha regalato dal primo all’ultimo giro, sempre; con le sue braccia aperte in segno di vittoria e quell’aria da ragazzo semplice che ha vissuto per il suo sogno e nel suo sogno ci ha fatto vivere.
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