Come da copione il primo scrutinio per l’elezione al Quirinale del Presidente della Repubblica si è concluso senza esito, nella serata del 24 gennaio. Fumata nera, per dirla in termini ‘papalini’, con un’ampia maggioranza di schede bianche e nulle (i due terzi). Per la prima votazione, del resto, era stata annunciata una scheda bianca generale o quasi. Questo è stato l’orientamento di Centrosinistra, Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Italia Viva.
#Quirinale2022, al primo scrutinio non è stata raggiunta la maggioranza richiesta (672 voti) per eleggere il #PresidenteDellaRepubblica. Seconda votazione domani alle 15. pic.twitter.com/WCLMmMJhLA
— Camera dei deputati (@Montecitorio) January 24, 2022
Quirinale-Chigi, la doppia partita di Draghi
La novità politica della giornata è l’inatteso attivismo del Presidente del Consiglio. Mario Draghi ha parlato con Matteo Salvini, Enrico Letta e Giuseppe Conte (con questi ultimi due al telefono secondo le molte indiscrezioni). Significa incontrare i leader dei gruppi politici con, rispettivamente, 212 grandi elettori (Lega), 154 grandi elettori (PD), 236 grandi elettori (M5S). Per un totale di 602 su 1009. Ma soprattutto significa sondare concretamente le possibilità di essere eletto al Quirinale con un’ampia maggioranza.
Perché il Signor D. non può non trattare
Il punto vero, però, è un altro: Draghi non può non scendere in campo di persona. E questo perché da un lato Letta ha lanciato il patto di legislatura, ed è appoggiato da Renzi, con l’obiettivo di mandare Draghi al Quirinale rinegoziando un governo politico che porti l’Italia fino al voto del 2023. Dall’altro perché Salvini, riluttante a portare Draghi al Colle, potrebbe cambiare idea, ma a patto di avere più peso nel futuro esecutivo da ridisegnare. Sono ragioni che non possono che spingere il Signor D. a scendere su un terreno che forse non gli è congeniale, ma che ora diventa per lui ineludibile: discutere con i capi dei partiti non solo del futuro che lo attende ma di quello che attende il Governo, dove stanno le leve del potere.
Il voto per il Colle, scheda per scheda
Al termine dello spoglio nell’Aula di Montecitorio le schede bianche sono state 672, 49 quelle nulle. I voti dispersi sono stati pari a 88. In tutto i presenti e i votanti sono stati 976 rispetto ai 1008 previsti. Sono stati 36 i voti andati a Paolo Maddalena, il candidato degli ex M5S, mentre 16 quelli a Sergio Mattarella. Tra gli altri, 7 grandi elettori hanno scelto Berlusconi, 9 Cartabia, 6 Bossi. Due voti per Amato, Casellati, Conte, Giorgetti. Il primo a votare è stato Umberto Bossi, accompagnato in sedia a rotelle. Dopo di lui il deputato pentastellato Leonardo Penna, secondo di una lista di parlamentari che hanno chiesto di votare per primi per giustificati motivi. Fra i senatori a vita erano presenti, e hanno votato, Elena Cattaneo, Mario Monti, Liliana Segre e Renzo Piano. Assenti, invece, Carlo Rubbia e Giorgio Napolitano.
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