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Il Quirinale stregato, dopo la caduta di Casellati 336 voti a Sergio Mattarella

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Nulla di fatto anche alla sesta votazione per eleggere il Presidente della Repubblica al Quirinale, oggi pomeriggio, dopo l’umiliazione politica subita dalla Presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Gli astenuti sono stati 443. Ben 336 i suffragi per il Presidente uscente: Sergio Mattarella.

Mattarella al Quirinale? Non è impossibile

Un brutto colpo anche per il kingmaker del Centrodestra, Matteo Salvini, primo sponsor di Elisabetta Casellati. E, chissà, forse vero destinatario dei dardi dei franchi tiratori. Il quale però non molla e annuncia: “Sto lavorando affinché si possa avere come Presidente una donna, una presidente in gamba“. L’implicito riferimento, scartata giocoforza Casellati, potrebbe essere a Elisabetta Belloni, il capo dei servizi di intelligence. Una possibile candidata, già ampiamente evocata, in questi giorni. Ma Renzi e Berlusconi non la vogliono. “Il capo dei servizi segreti non può diventare Presidente” attacca il leader di Italia Viva. Le urne di Montecitorio, però, dicono altro: Sergio Mattarella cresce ogni giorno di più in termini di consensi. Al sesto scrutinio ha ottenuto oltre 336 voti.

Perché è caduta Casellati

Al quinto scrutinio per il Quirinale Casellati, la seconda carica dello Stato – candidata di tutto il Centrodestra – ha ricevuto soltanto 382 voti, ben lontani dalla soglia del quorum (505) con un minimo di 60 franchi tiratori dall’interno del suo schieramento, che, sulla carta, avrebbe potuto garantirle circa 453 suffragi. Sotto accusa c’è sia una parte del suo stesso partito, Forza Italia, che i centristi di Coraggio Italia facenti capo di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro. Non pochi analisti accusano la stessa Presidente del Senato. Casellati si sarebbe intestardita in un asse con Salvini, abbagliata dal sogno di diventare Capo dello Stato. Senza rendersi conto che i numeri non c’erano, neppure per un blitz, come è stata definita in questi giorni la prova di forza da parte di uno schieramento sull’altro.

Quirinale, Draghi resta in campo

La trattativa per il Quirinale ora si riapre per il settimo voto, che avverrà domani 29 gennaio alle 9.30. Il leader della Lega Salvini si è incontrato con il premier Draghi e poi ha visto il leader Dem Letta e quello del M5s Conte alla Camera. Piovono dal Centrosinistra le accuse di irresponsabilità per aver mandato al massacro la seconda carica dello Stato e ora si ricomincia con riunioni, contatti e telefonate. Ma se già era chiaro ieri oggi nessuno ha più dubbi: le prove di forza non funzionano con un Parlamento spaccato e fatto di più minoranze. Ecco quindi che nelle quotazioni per il Quirinale – al di là della volontà salviniana di una donna al Colle – risale il nome di Mario Draghi. Ma resiste quello di Pier Ferdinando Casini e si irrobustisce molto il partito del Mattarella bis.

Letta: “Pronti a trattare sempre

Dal canto suo il segretario del PD, Enrico Letta, non infierisce sugli avversari. “Se serve siamo pronti a discutere tutta la notte o anche per tutta la giornata di domani per arrivare a una buona soluzione” dice. “L’importante è che tutti capiscano che da questa partita dobbiamo uscire tutti vincitori, non ci può essere un solo vincitore. Letta rivela di avere trovato un Salvini pronto per la prima volta a discutere in modo franco ma si rammarica che solo oggi, al quinto giorno si sia cominciato a ragionare per il Quirinale in un’ottica super partes. “Bisognerà trovare un nome, un uomo o una donna, all’altezza di Mattarella. Ci sono varie opzioni” ha detto “sono ottimista ma non è facile“.

Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi

LEGGI ANCHE: Disastro Quirinale: Casellati umiliata dai franchi tiratori, a destra è bagarre

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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