Quirinale, “Mattarella Presidente”: il bis di Re Sergio e la resa dei partiti
Intesa in maggioranza, Draghi vero kingmaker. I capigruppo da Re Sergio, l'elezione in serata. Gioia ma anche rabbia nel Paese
Sarà con tutta probabilità entro oggi 29 gennaio ancora lui, Sergio Mattarella, l’inquilino del Quirinale. E l’artefice della sua pressoché certa rielezione è Mario Draghi, l’uomo inizialmente candidato a sostituirlo al Colle. Il gradimento di Mattarella è altissimo fra gli italiani, ma molti cittadini, grati al giurista siciliano, sono invece infuriati con i partiti, tutti, nessuno escluso, per l’incapacità dimostrata di eleggere un nuovo Presidente, così neppure rispettando l’iniziale volontà di Mattarella di non proseguire il mandato.
Valanga di voti per Mattarella
Al settimo scrutinio Mattarella, stamani, ha ottenuto 387 voti, dopo i 336 di ieri. All’ottavo scrutinio, alle 16:30 di oggi – ma i risultati arriveranno fra le 21 e le 22 – Mattarella sarà formalmente rieletto, salvo che sia lui a rifiutare categoricamente. Lo sblocco della situazione di grave stallo fra i partiti si è raggiunto stamani, dopo una settimana di trattative senza sbocco su una girandola di nomi a tratti apparsa surreale. Un caos culminato con la spaccatura del Centrodestra dopo il brutale siluramento, da parte dei franchi tiratori, della Presidente del Senato, la forzista Elisabetta Casellati. L’accordo è arrivato fra i leader nel vertice di maggioranza, ovvero della coalizione di unità nazionale che da un anno sostiene il Governo Draghi.
FdI contro la rielezione
È la coalizione ‘imposta’ da Mattarella nel febbraio 2021, col premier ‘imposto’ dal Capo dello Stato uscente. Resta fuori Fratelli d’Italia, con rabbia e delusione, in primo luogo verso gli alleati Lega e Forza Italia, che dopo aver fallito l’assalto al Colle ora virano su Re Sergio. La deflagrazione del Centrodestra, dopo l’affossamento di Elisabetta Casellati da parte dei franchi tiratori, ha portato soprattutto Matteo Salvini a più miti consigli.
Perché Mattarella va bene a tutti gli altri
Mattarella al Colle significa Draghi a Palazzo Chigi. Ovvero il desiderio di Silvio Berlusconi, ma anche di Giancarlo Giorgetti, e di alcuni fra i più importanti governatore regionali della Lega, come Luca Zaia (Veneto) e Massimiliano Fedriga (Friuli). Il fatto che Mattarella rimanga al Quirinale è il desiderio di Enrico Letta e del PD (ed è il nome che tiene unito il partito); va bene a Italia Viva di Matteo Renzi, che di Re Sergio fu il kingmaker 7 anni fa; piace ai centristi di Coraggio Italia, così come ad Azione di Carlo Calenda.
Il vero kingmaker? Mario Draghi
Mario Draghi ha tessuto la sua tela, in questi giorni, e ha capito che per lui non c’erano possibilità reali di diventare Capo dello Stato (ma è in tempo al prossimo giro). A quel punto ha mediato in prima persona coi leader dei partiti per mettere al sicuro il Governo. La garanzia era una sola: avere ancora alle spalle, cioè al Quirinale, il Presidente uscente. Ossia il più solido garante del disegno di unità nazionale da lui voluto un anno fa. È opportuno che il Presidente della Repubblica resti al Quirinale “per il bene e la stabilità del Paese“ ha detto stamani Draghi a Mattarella, invitandolo ad accettare la rielezione. Lo aveva già fatto, con successo, nel 2013, con Giorgio Napolitano.
Le condizioni che porrà Re Sergio
Mattarella – che da mesi ha detto e fatto capire in ogni modo che non intendeva restare al Quirinale – si è dovuto ricredere davanti alla crisi della politica cui ha assistito, ancora una volta, in questa settimana di scrutini per il Colle. Uno ‘spettacolo’ difficilmente commentabile perché è apparso chiaro che nessuno schieramento era in grado di prevalere sull’altro e – soprattutto – nessuno schieramento era in grado di accordarsi con l’altro su un nome super partes che non fosse quello di Sergio Mattarella. Il nome di Draghi non è riuscito a unire neppure le forze della maggioranza che lo sostiene. Per quanto tempo Mattarella resterà al Colle? Di sicuro fino al 2023, l’anno delle elezioni politiche generali. Difficile che resti di più. A quel punto ci sarà un nuovo Parlamento con meno parlamentari a causa della riforma che li riduce: tutto potrebbe cambiare.
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