È noto da sempre il rapporto che lega Robert De Niro e il nostro Paese. Il leggendario Travis Bickle di Taxi Driver, di origine italiana – che nel 2006 ha ricevuto la cittadinanza – ha più volte rivendicato quel richiamo atavico alla sua provenienza. In particolar modo, le sue attenzioni si sono focalizzate verso il Meridione, così connesso alla sua vita sia privata che professionale. I nonni erano infatti di Campobasso e ha ottenuto il suo primo Oscar grazie a uno dei suoi ruoli più noti: il giovane Vito Corleone ne Il padrino – Parte II.
Questa volta, però, Robert De Niro si è spinto un po’ più su, prestando la propria attenzione a Napoli. In particolar modo, nella visione che Paolo Sorrentino ne ha offerto nel suo ultimo È stata la mano di Dio. Vincitore del Gran premio della giuria alla 78a Mostra del Cinema di Venezia, candidato ai Golden Globes, ha ricevuto il plauso unanime della critica, compreso quello dell’interprete italo-americano. Per questo, De Niro ha scelto di scrivere e condividere una lettera d’amore, dedicata all’ultima fatica cinematografica del regista partenopeo.
È stata la mano di Dio, la lettera a cuore aperto di Robert De Niro: “Si coglie l’amore di Sorrentino“
Robert De Niro ha dunque affidato alle pagine di Deadline la sua accorata lettera d’amore verso È stata la mano di Dio. Attualmente nella short list per i prossimi Premi Oscar, il capolavoro di Paolo Sorrentino targato Netflix si appresta dunque ad essere uno dei protagonisti dei 94° Academy Awards. In attesa delle nomination ufficiali, che saranno comunicate il prossimo 8 febbraio, la pellicola può farsi forte delle parole di De Niro.
“Ci sono così tante cose fantastiche in È stata la mano di Dio, lo straordinario coming-of-age di Paolo Sorrentino. – esordisce il due volte Premio Oscar a scanso di equivoci, proseguendo – È un film intensamente personale. Sorrentino, che lo ha scritto e diretto, ha creato il suo surrogato Fabietto dal suo stesso DNA e dalle sue esperienze, e ha ambientato il film nella sua nativa Napoli. Il co-protagonista più importante di Fabietto non è un membro del meraviglioso cast, ma la città stessa. Si coglie l’amore di Sorrentino per Napoli anche attraverso la varietà dei personaggi portati in scena: eccentrici, spesso divertenti, più grandi della vita, appassionati (e con questo intendo rumorosi), pieni di gioia e speranza.”
“Sono stato a Napoli solo poche volte, – prosegue l’artista italo-statunitense, lanciandosi in un importante paragone – ma per me questo film sembra distintamente napoletano nel modo in cui molti dei film di Martin Scorsese (The Wolf of Wall Street, Al di là della vita, Mean Streets, Taxi Driver, ecc.) e molti film di Woody Allen (Io e Annie, Manhattan, ecc.) sembrano appartenere a New York. In tanti modi, Napoli mi ricorda la New York italo-americana che amo.”
Le lodi di Robert De Niro per la scena finale: “Mille Grazie, Paolo!“
Robert De Niro ha poi lodato una scena in particolare, alla fine di È stata la mano di Dio, significativa per l’intera storia e, in particolar modo, per la vita di Sorrentino. “Fabietto supplica Capuano di dargli una direzione. – scrive l’interprete, continuando – Capuano lo interroga e lo rimprovera, le loro voci si alzano quasi musicalmente. Sembra una scena di una grande opera. Fabietto gli dice: ‘Non mi piace più la realtà. La realtà fa schifo. Per questo voglio fare film.’ Vuole andare a Roma per sfondare nel cinema. Capuano gli urla: ‘A Roma ci vanno solo gli st****i! Sai quante storie ci sono in questa città… Guarda! È possibile che questa città non ti ispiri affatto? Hai una storia da raccontare? Trova il coraggio di raccontarla!’ Fabietto va comunque a Roma. Quando il film finisce, è già in viaggio. E ora – 35 anni dopo – Sorrentino è tornato a Napoli per È stata la mano di Dio. Va bene. Mille Grazie, Paolo!“
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