Nell’arco dell’ultima settimana, ad alta tensione politica per l’elezione del Presidente della Repubblica, nel M5S sembra essersi aperta una crisi foriera persino di una possibile scissione. Giuseppe Conte vuole punire Luigi Di Maio e la resa dei conti sta esplodendo pubblicamente, nel classico stile ‘trasparenza’ dei pentastellati.
M5S: Di Maio il Renzi di Conte?
Fra un meme su Mattarella e critiche alle fallimentari trattative per la successione al Capo dello Stato (che ha finito per dover succedere a se stesso), sui social c’è chi ha dipinto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, come “il Renzi del M5S“. E di Giuseppe Conte in particolare. Alludendo con questo al ruolo interpretato negli anni scorsi dall’allora segretario PD e già ‘rottamatore’, finito a sua volta ‘rottamato’, Matteo Renzi. Il fondatore di Italia Viva, con non pochi parlamentari nostalgici di lui fra i dem, è però uscito da tempo dal partitone. Enrico Letta, rovesciato da Renzi nel 2014 dal Governo come dal PD, è tornato e si è ripreso il partito. E nulla esclude che un giorno si riprenda Palazzo Chigi.
Renzi, Casini e il M5S di Di Maio
Matteo Renzi oggi segue percorsi centristi, che, se lo hanno portato a fare asse, almeno in parte, con l’odiato Enrico Letta nel sudoku sfociato col Mattarella bis, domani potrebbero portarlo a fare sponda con altri. Chissà che guardandosi allo specchio non gli sembri, per un momento, di vedere non se stesso ma Pier Ferdinando Casini, l’uomo che avrebbe voluto al Colle. Uno dei politici, soprattutto, che voleva rottamare. Perché “se vince Renzi no a Casini – recitava un manifesto del 2012 – nessun inciucio che ci impedisce di governare e di fare scelte“. Sono trascorsi dieci anni e il tempo, come il silenzio, cura le ferite. Così oggi Renzi appare un ‘casiniano’, di certo non amico del M5S e di Luigi Di Maio. Quest’ultimo, in stile Renzi, ha sparato bordate contro Giuseppe Conte, infuriandosi per la ‘bruciatura’ di Elisabetta Belloni nella corsa al Colle. E di lui si vocifera che voglia prendere possesso del M5S. Ai danni di Conte, naturalmente.
Anche la pazienza di Conte ha un limite
Il presidente M5S, del resto, ebbe difficoltà dopo la sparata del fondatore Beppe Grillo sul fatto che fosse inadeguato a guidare i pentastellati. E adesso deve affrontare Di Maio, un pezzo grosso. “Di Maio dovrà rendere conto di diverse condotte, molto gravi” ha dichiarato Conte al Fatto Quotidiano. “Dovrà farlo ai nostri iscritti e alla nostra comunità“. L’ ‘avvocato del popolo’ ha ricostruito, in particolare, le lunghe ore che stavano portando al Quirinale la direttrice del Dis Elisabetta Belloni. Infine l’affondo. Alla domanda se fosse stato il ministro degli Esteri a ‘bruciare’ il nome di Belloni, Conte ha di fatto adombrato una tale ipotesi. Se fosse vero quel che Conte fa intendere, saremmo stati davanti a un asse Renzi-Di Maio, dato che il leader di Italia Viva, più di altri, si è esposto nell’immediata stroncatura di Belloni al Colle. Il 2022 decisamente non si apre bene per il Movimento, il maggior gruppo in Parlamento.
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