Udienza Generale, Papa Francesco si esprime sull’eutanasia: “La vita è un diritto, non la morte”
Nella catechesi odierna il Pontefice si sofferma sull'importanza delle cure palliative e sull'inaccettabilità del "suicidio assistito"
In occasione dell’Udienza Generale di mercoledì 9 febbraio, Papa Francesco incentra la sua catechesi sugli ammalati. Parole che anticipano la ricorrenza mondiale dedicata agli infermi che si celebra il prossimo 11 febbraio; il Santo Padre vuole sottolineare l’importanza della vita come un diritto. Tuttavia, il Pontefice esprime la sua contrarietà verso il suicidio assistito e l’eutanasia, considerandole pratiche “inaccettabili“.
Il tema dell’Udienza Generale
Papa Francesco esprime chiaramente il suo pensiero: “La vita è un diritto, non la morte“; lasciando emergere tutta l’approvazione verso ogni forma di cura “palliativa” che renda il percorso verso la morte di anziani e malati meno sofferente possibile. E anche in quest’occasione Papa Francesco incentra la catechesi dell’Udienza Generale a partire da San Giuseppe; che egli chiama il “Patrono della buona morte“. Il Santo Padre esprime con fermezza il suo pensiero è tiene a precisare: “La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata. E questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti”.
Partendo dalla figura di San Giuseppe, Papa Francesco dedica proprio l’Udienza Generale odierna agli ultimi momenti della vita terrena del padre putativo di Gesù. Di questa fase della vita terrena del Santo non parlano i Vangeli; eppure il Santo Padre si mostra sicuro nell’affermare che questa abbia avuto: “L’amorevole assistenza della Vergine Maria e di Gesù“. Per questo San Giuseppe, come affermava Papa Benedetto XV, è da considerare il Patrono di tutti coloro che si avvicinano alla morte.
La vita come diritto
Nella sua catechesi il Papa non dimentica di essere grato ai progressi della medicina, in grado creare cure palliative che rendano l’ultimo tratto di vita: “Nella maniera più umana possibile“. Ma il Santo Padre tiene a precisare: “Non dobbiamo confondere questo aiuto con derive anch’esse inaccettabili che portano ad uccidere. Dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio“. Un “sì” accorato da parte del Pontefice a tutte le cure che accompagnino i più deboli, gli ammalati, gli anziani; affinché nessuno si senta mai scartato.
Papa Francesco vuole sottolineare nel corso dell’Udienza Generale, quanto ciascuno sia, alla fine, in cammino verso la morte. “Oggi si cerca in tutti i modi di allontanare il pensiero della nostra finitudine, illudendosi così di togliere alla morte il suo potere e scacciare il timore“. E probabilmente, come ha tenuto a precisare il Pontefice, la Pandemia che ci ha portato a vedere morire, tanti fratelli, amici, persone care e persone lontane, ha incrementato la paura della morte. “Ma – ribadisce il Santo Padre – la fede cristiana non è un modo per esorcizzare la paura della morte, piuttosto ci aiuta ad affrontarla. E viene dalla risurrezione di Cristo“. Solo avendo fede nella resurrezione, che è di tutti non solo di Cristo, si può affrontare il timore della morte e vivere la stessa vita con occhi diversi.
Tutti hanno diritto ad assistenza e cura
E ritornando alla morte assistita, il Pontefice sottolinea quanto programmarla possa porci difronte a scelte inevitabili. Parlando ai fedeli in ascolto dall’Aula Paolo VI, Papa Francesco spiega, facendo riferimento anche al Catechismo della Chiesa Cattolica: “Non possiamo evitare la morte; e proprio per questo, dopo aver fatto tutto quanto è umanamente possibile per curare la persona malata, risulta immorale l’accanimento terapeutico. Quanta saggezza – evidenzia il Pontefice – nella frase del popolo fedele di Dio: ‘lascialo morire in pace’“.
E in questo contesto il Santo Padre fa una dovuta digressione affrontando la situazione di tanti anziani che, spesso, vengono lasciati morire perché non hanno adeguati mezzi economici. “Si danno meno medicine rispetto a quelle di cui avrebbero bisogno, e questo è disumano: questo non è aiutarli, questo è spingerli più presto verso la morte. E questo non è umano né cristiano“. Ogni essere vivente merita di essere accudito, curato e gli anziani sono un tesoro di saggezza che non deve mai essere trascurato. Conclude il Papa: “Accarezzare un anziano ha la stessa speranza che accarezzare un bambino, perché l’inizio della vita e la fine è un mistero sempre, un mistero che va rispettato, accompagnato, curato. Amato“.
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