Via libera, oggi 11 febbraio, alla riforma della Giustizia. Il Consiglio dei Ministri ha approvato infatti, all’unanimità, la riforma sia dell’ordinamento giudiziario che del Consiglio Superiore della Magistratura.
“È stata una discussione ricchissima e condivisa. Grazie anche alle numerose interazioni con i partiti, col ministro Cartabia e col sottosegretario Garofoli”, ha detto il premier Mario Draghi in conferenza stampa. “La riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm era ineludibile per la scadenza a luglio del Csm ora in carica” ha detto la ministra della Giustizia, Marta Cartabia. “Ma anche per accompagnare la magistratura in un percorso di recupero della piena fiducia e credibilità“. E non è un caso se il varo della riforma arriva appena due settimane dopo il forte richiamo del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sul tema Giustizia nel suo discorso del giuramento.
Fra i punti chiave del nuovo assetto della Giustizia in Italia, le norme sul cosiddetto stop alle ‘porte girevoli‘. Ossia alla possibilità di ‘transitare’ facilmente dalla magistratura alla politica e viceversa. È vietato, in sostanza, esercitare contemporaneamente le funzioni giurisdizionali e gli incarichi elettivi, come invece avviene oggi. I magistrati, inoltre, non potranno candidarsi a consultazioni politiche nelle regioni in cui abbiano esercitato la funzione di giudice o di pubblico ministero nei tre anni precedenti alle elezioni.
Nella bozza della riforma del Consiglio Superiore della Magistratura si indica un sistema elettorale misto. Che si basa, cioè, su collegi binominali; ciascuno dei quali elegge due componenti del Csm. Ma che prevede anche una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale. Non si prevedono liste, ma candidature individuali. I componenti dell’organismo di autogoverno dei magistrati tornano numericamente uguali al passato: 30 membri, di cui 20 togati e 10 laici.
“Quanto approvato oggi in materia di riforma della Giustizia è solo un punto di partenza” ha detto la senatrice Giulia Bongiorno, responsabile del Dipartimento Giustizia della Lega. “Si dovrà migliorare il testo in Parlamento, così come assicura il premier Mario Draghi“. Tuttavia, dice Bongiorno, “un cambiamento radicale sarà possibile solo grazie ai referendum“. Prima del Consiglio dei Ministri di oggi Forza Italia ha chiesto e ottenuto rassicurazioni su un punto chiave. Ovvero che il Governo “non chiederà un voto di fiducia e il Parlamento sarà sovrano” sulla riforma della giustizia.
Lo scrive l’agenzia di stampa Ansa citando fonti di Forza Italia a seguito di una lunga riunione nella sede del partito tra i ministri, poi tornati a Palazzo Chigi a CdM già cominciato. “Abbiamo ottenuto il no alle ‘porte girevoli‘” anche per “ministri, sottosegretari e assessori. Una stretta sui fuori ruolo e il voto degli avvocati sugli avanzamenti di carriera dei magistrati“. In più la separazione delle funzioni, battaglia storica di Fi, “che andrà ulteriormente migliorata, senza opposizione del Governo“.
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