Continuano a spirare venti di guerra ai confini ucraini. Russi da una parte e Americani dall’altra. Alleati nella Seconda Guerra Mondiale; acerrimi nemici durante la guerra fredda; ‘soci’ negli Anni ’90, oggi di nuovo dividono il mondo in due blocchi. Una triste ruota che sembra voler riportare il tempo a quasi più di ottant’anni fa. Il presidente Biden alla NBC usa parole forti, affermando che quando USA e Russia decidono di spararsi la guerra non può che avere inevitabilmente risvolti mondiali. Ma il mondo è cambiato da quel 1945. Ancora più importante, l’Europa è cambiata da quel 1945. E citando le parole di Oriana Fallaci: è tempo che l’Europa si svegli, prima che sia troppo tardi.
Interessi UE-USA: la contesa ucraina
Le notizie non fanno che rincorrersi. Fonti USA e NATO affermano che la Russia potrebbe attaccare da un momento all’altro. La stampa russa smentisce prontamente queste ipotesi, ammassando nel frattempo però soldati al confine. Ambedue i blocchi ad oggi continuano a “mostrare i muscoli” dei propri armamenti. Spostando ingenti battaglioni, ammassando navi da guerra, indicendo nuove esercitazioni militari. Il premier inglese Boris Johnson afferma che i prossimi giorni saranno cruciali e che l’Europa si trova oggi in uno dei momenti di crisi più delicati della sua storia. Il problema è che l’UE dipende dalla Russia quanto dagli Stati Uniti, e questa è la sua più grande debolezza.
L’UE avrebbe potuto rappresentare l’ago della bilancia nei rapporti di forza USA-Russia dopo la caduta del Muro di Berlino, ma purtroppo così non è mai stato. Se così fosse oggi non vi sarebbero NATO da una parte, e una sorta di Patto di Varsavia 2.0 dall’altra, a decidere e trattare le sorti e gli interessi dei confini UE. Ma piuttosto tre blocchi differenti, con interessi totalmente opposti. Difatti se le potenze europee condividono in gran parte con gli USA la stessa ‘visione politica’ del mondo, non sempre però le priorità degli Stati Uniti coincidono con quelle del vecchio continente. L’Europa oggi dipende dal gas russo, con l’aumento dei prezzi sta alimentando l’inflazione e un rincaro bollette che rischia di mettere in ginocchio la ripresa economica dei paesi membri.
Putin pone l’Europa di nuovo sotto scacco
Putin ha scatenato una tempesta perfetta, scegliendo il momento giusto per far valere il suo potere in Europa. Oggi il deterrente energetico in mano a Putin ha il suo massimo potere. Mentre Francia, Italia, Germania – la più filo russa, per interessi, tra i paesi UE – spingono fortemente per una soluzione diplomatica della questione; gli anglo-americani spingono per il braccio di ferro con il Cremlino. Forse l’Europa è stata miope in questi decenni ad affidare quasi il 40% del suo fabbisogno energetico alla potenza russa, ma d’altra parte l’intessere importanti rapporti di vicinato e di interdipendenza economica con ‘i nemici’ è una strategia ampiamente abusata anche dagli USA.
Per evitare il peggio Putin avanza richieste pesanti e insostenibili per la supremazia a stelle e strisce. Garanzie formali che l’Ucraina non entrerà mai a far parte della NATO, e una demilitarizzazione dei paesi entrati a far parte del Patto Atlantico dopo il 1997. Ciò che vuole davvero ottenere però è l’indipendenza delle autoproclamatesi Repubbliche Popolari delDonetsk e del Lugansk dopo la Guerra del Donbass. Atto che metterebbe di fatto in ginocchio il popolo Ucraino vista l’importanza strategica ed economica che queste regioni rappresentano per il paese, da anni in grave crisi economica. Senza parlare poi del colpo morale che il popolo Ucraino subirebbe nel vedersi sfilare via parte del proprio territorio. Territorio che difendono dal 2014 e dove si contano già 13mila morti dall’inizio del conflitto, che si combatte da 8 anni in delle vere e proprie trincee al confine russo-ucraino.
Il nuovo assetto mondiale
Comunque vada ad uscirne pesantemente sconfitta è l’Europa, con una leadership più debole di quella degli altri contendenti sulla scena. Senza un esercito comune europeo, senza una linea comune di difesa, a fare i nostri interessi e ad avere maggiori poteri decisionali saranno sempre ‘gli altri’. Gli Stati Uniti, gli Inglesi, e organi sovranazionali, spesso non a ‘trazione europea’ come la NATO. L’avanzata russa in Europa orientale e nel mediterraneo dell’ultimo decennio sono il segno di questa grande debolezza in seno alle istituzioni UE che rischia di determinarne il declino. Oggi è l’Ucraina, ma paesi come il Kazakistan, la Siria, la Libia, sono altrettanto accerchiati dall’influenza russa.
Il problema degli equilibri per l’UE è non perdere il posto al tavolo di chi prende le decisioni e poi riprendersi un ruolo di primo piano, anche ora che l’assetto internazionale non vede più gli equilibri di un tempo. Gli Stati Uniti non sono più l’iperpotenza indiscussa del globo, a contendergli il primato mondiale vi sono oggi altre superpotenze. Come la Cina, che da anni sapientemente tesse le tele attorno al suo cosiddetto Beijing Consensus, imponendo la sua influenza in molti stati in Africa, Asia e in America Latina. In questo nuovo scenario globale l’UE deve diventare una realtà federale prima che sia troppo tardi. Bisogna scongiurare e superare le logiche di una nuova Guerra Fredda, ma per farlo l’unica speranza è un Unione Europea compatta come voce fuori dal coro. Se oggi questa fosse già una realtà le possibilità di un conflitto armato in Europa sarebbero di gran lunga dimezzate.
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