Oggi nasceva Bettino Craxi, il segretario del PSI protagonista di uno dei momenti storici che ha sancito più di tutti il declino politico ed economico del nostro Paese. ‘Crocifisso’ come il responsabile dei mali della partitocrazia, deriso dalla stampa come il ‘cinghialone‘, mortificato con il lancio delle monetine difronte l’hotel Rafael. Craxi ha riposto nelle mani della storia il giudizio storico sulla sua figura, morendo ad Hammamet nella speranza della verità. Oggi l’opinione pubblica riconosce ampiamente la ‘falsa rivoluzione’ di quella stagione, in cui molti riconosco le ragioni dell’inizio del nostro declino politico ed economico del nostro.
Craxi desiderava una liberalizzazione in più tappe e con tempi diversi
Dopo trent’anni è giusto descrivere quell’inchiesta come un autentico disastro. Al vaglio numerico ben il 46% delle persone finite sotto accusa dalla magistratura inquirente sono risultate poi innocenti. Dal punto di vista morale si finì per mettere sotto accusa un’intera classe politica e risparmiata un’altra che alla pari di questa non poteva non sapere. Il meccanismo della partitocrazia era ben noto a tutti e non esistevano innocenti. I fondi illeciti facevano parte della politica sin dagli inizi della storia della Repubblica. Gli americani non hanno mai smentito di aver provvisto ad ingenti somme di denaro nelle tasche della DC. Come Mosca ha da sempre versato ingenti somme di denaro al PCI. La politica si era nutrita di fondi illeciti sin dall’inizio ed ha alimentato poi un sistema insostenibile.
Ciò che si è consumato tra il 1992-94 è stato paragonato dagli analisti ad un ‘colpo di stato’. La magistratura ha colpito, spesso spalleggiata da altri poteri. L’Italia ormai con il crollo del Muro di Berlino aveva perso la sua posizione geopolitica strategica nella Guerra Fredda. La priorità era improvvisamente la liberalizzazione dell’economia. Lo Stato doveva indietreggiare a favore dell’integrazione dei mercati e delle multinazionali. Craxi aveva intercettato più di tutti l’urgenza di rinnovamento con cui l’apparato statale italiano doveva ormai fare i conti. Dichiarò più volte difatti pubblicamente il ritardo della nostra Pubblica Amministrazione colpevole della mancata modernizzazione del sistema economico ancora aggrappato a logiche clientelari e soprattutto a rendite statali. Ma la liberalizzazione doveva realizzarsi in tappe, e con criteri e tempi ben politici. Mani Pulite azzerando la classe politica ha di fatto consegnato il potere ai mercati finanziari.
Il sogno dell’Europa e della difesa dei popoli
Ad uscirne sconfitta dall’inchiesta non fu solo una parte della classe politica, ma l’intero sistema-paese; che da quel momento ha fatto fatica a ritrovare il suo peso naturale sulla scena politica internazionale. Craxi e la DC incarnavano per l’opinione pubblica diffusa la casta politica arricchitasi alle spalle della gente comune. La forza di quella classe politica, che si traduceva nel primato della politica sull’economia, assai scomodo per le élite globaliste del tempo. L’inchiesta non ha prodotto né una vita politica più onesta, né l’inizio di una nuova era all’insegna della giustizia sociale. Al contrario le logiche del sistema economico globalizzato hanno di fatto impoverito le classi meno abbienti. Craxi sognava invece un’Europa dei popoli e difendeva il diritto anche di quei popoli terzomondisti di prendere parte allo sviluppo economico dell’Occidente. Il loro diritto ad esistere al di fuori del ruolo di semplici colonie al servizio del potere delle multinazionali.
Tutti i ‘soldi della politica’ sono serviti ad arricchire i protagonisti?
E’ innegabile che i finanziamenti, se illeciti, servirono anche a questo. Ma hanno fornito allo stesso tempi quell’indipendenza economica necessaria alle attività di politica internazionale che allora i partiti svolgevano. Una politica internazionale quella del nostro Paese che dalla fine della Prima Repubblica ha perso quello spessore in Europa e nel Mediterraneo, garantito da quelle figure. La “terza via” di Enrico Berlinguer aveva offerto l’exit strategy democratica ai partiti comunisti. La DC è stato il partito di centro più stabile e duraturo della storia non solo italiana, in grado di raccogliere al suo interno le forze moderate della politica per decenni. Il PSI di Craxi non è mai riuscito ad eguagliare il potere dei suoi gemelli francesi e tedeschi, ma fu solo grazie alla sua figura, se per la prima volta il Partito Socialista Italiano arrivò a incarnare finalmente un’alternativa moderata a sinistra rispetto al monopolio comunista.
Come sarebbe il mondo oggi senza quell’inchiesta?
L’inchiesta senza dubbio indebolì la reputazione del nostro Paese a livello europeo. La classe politica ha ceduto allora per la prima volta il passo ai tecnici – salvatori – che fecero il loro debutto nel momento cruciale del negoziato dei parametri di Maastricht. Con l’approccio autorevole del grand commis di Stato migliori, o del manager che ha prevalso sull’approccio politico, che rappresentava davvero le diverse esigenze della parte del Paese – il collegio elettorale – che lo eleggeva. Craxi ha riconosciuto tra i primi – tutti nell’area del socialismo europeo – l’importante opportunità che l’Europa unita rappresentava per il conseguimento dell’indipendenza del vecchio continente dal monopolio globale a stelle e strisce. E rivendicava il ruolo centrale dell’Italia, come ha spiegato in una delle sue ultime interviste dall’esilio di Hammamet: “Se l’Italia aveva bisogno dell’Europa; l’Europa non poteva farsi senza l’Italia”.
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