Perché Libero De Rienzo aveva ancora molto da raccontare
Outsider del cinema italiano, avrebbe spento oggi 45 candeline
Era Picchio per gli amici, ma alla fine lo è diventato per tutti. Libero De Rienzo, napoletano di nascita e romano d’adozione, ha segnato un solco in due modi diametralmente opposti. Nel primo, quando ha deciso di regalare il suo talento a tutti. Quell’ironia tagliente, “graffiata dalla vita”, non poteva rimanere fine a se stessa. Sentiva la necessità di esplodere con la sua forza dirompente: quella di Bartolomeo “Bart” in Santa Maradona, di Marco Ponti, che gli ha fatto ottenere un David di Donatello alla prima candidatura; o la medesima di (un altro) Bartolomeo, nella saga cinematografica di Sydney Sibilia Smetto quando voglio.
Nel secondo caso, ben più doloroso, ci ha segnato con la sua improvvisa scomparsa in quel tragico 15 luglio 2021 – appena dieci giorni dopo Raffaella Carrà. E, se già eravamo provati dal doloroso addio della Raffa Nazionale, l’ultimo saluto a Libero De Rienzo è stato il colpo di grazia. “Forse è la più grande marachella che ha combinato Picchio.” – così Elio Germano, con la voce rotta dall’emozione, ha ricordato il collega, ma soprattutto amico, a circa due settimane dalla morte in occasione del Cinema in Piazza – “penso che si stia facendo tante belle risate vedendoci tutti qua. Era il Mozart degli attori, riconosciuto da tutti come il più grande.”
Libero De Rienzo, un outsider dall’ironia “graffiata” che aveva ancora molto da dare
Avrebbe compiuto oggi 45 anni, se le cose fossero andate diversamente. C’è chi sicuramente, per rivivere anche solo momentaneamente quella sua personalità unica, si è recato in sala per assistere a Takeaway, uscito postumo. Chi invece ha passato in rassegna i suoi lavori precedenti, ritrovando la sua peculiare ironia “graffiata”, accompagnata questa volta da una sensazione dolceamara. Conscio del fatto che tutto sarebbe stato irripetibile, da allora in avanti. Non ci sarebbe stato più un altro Bartolomeo “Bart” Vanzetti, in cerca del suo “goal di mano”; così come nessuno avrebbe mai potuto raccontare la tragica storia del giornalista Giancarlo Siani, in Fortapàsc, come ha fatto lui. Di performance uniche Libero De Rienzo ce ne ha regalate, sin dal suo esordio Asini (1999), distinguendosi per quel suo fare da outsider.
Ma non solo sul set. Chiunque abbia avuto modo di conoscerlo del Picchio il suo umorismo, che si muoveva di pari passo con il talento. “Ora mi viene in mente solo quanto mi hai fatto ridere e divertire.” – ha difatti confessato alcuni mesi fa Edoardo Leo, che con Libero De Rienzo ha avuto la fortuna di dividere la scena nella trilogia di Smetto quando voglio, proseguendo – “Nient’altro. È l’unica cosa a cui penso. A quante risate irresistibili ci siamo fatti insieme.” E così anche noi vogliamo ricordarlo: non con le lacrime che la sua scomparsa ha comportato, ma con le risate che la sua arte ci ha regalato.
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