L’Italia si prepara alle conseguenze economiche e sociali della guerra che la Russia ha scatenato in Ucraina e delle possibili ritorsioni di Mosca dopo le sanzioni italiane ed europee. Soprattutto sul fronte della dipendenza dal gas russo, che oggi costituisce il 40% dell’approvvigionamento italiano (ed europeo) di gas naturale. Della questione ha parlato il premier Mario Draghi oggi 1 marzo in Senato.
“Al momento non ci sono segnali di un’interruzione delle forniture di gas” dalla Russia, dopo l’invasione dell’Ucraina e le sanzioni europee, ha detto Draghi. “Tuttavia è importante valutare ogni evenienza, visto il rischio di ritorsioni e di un possibile ulteriore inasprimento delle sanzioni“. “L’Italia – ha ricordato il premier – importa circa il 95% del gas che consuma e oltre il 40% proviene dalla Russia. Nel breve termine, anche una completa interruzione dei flussi di gas dalla Russia a partire dalla prossima settimana non dovrebbe comportare problemi“.
Dal prossimo inverno sarà dura
“L’Italia ha ancora 2,5 miliardi di metri cubi di gas negli stoccaggi e l’arrivo di temperature più miti dovrebbe comportare una significativa riduzione dei consumi da parte delle famiglie. La nostra previsione è che saremo in grado di assorbire eventuali picchi di domanda attraverso i volumi in stoccaggio e altra capacità di importazione. Tuttavia, in assenza di forniture dalla Russia, la situazione per i prossimi inverni rischia di essere più complicata“, ha detto ancora Draghi.
Le alternative al gas della Russia
“Il Governo ha allo studio una serie di misure per ridurre la dipendenza italiana dalla Russia” ha affermato il premier. “Le opzioni al vaglio, perfettamente compatibili con i nostri obiettivi climatici, riguardano prima di tutto l’incremento di importazioni di gas da altre fornitori come l’Algeria o l’Azerbaijan“. Ma non solo. Il premier mette in conto anche “un maggiore utilizzo dei terminali di gas naturale liquido a disposizione; eventuali incrementi temporanei nella produzione termoelettrica a carbone o petrolio, che non prevedrebbero comunque l’apertura di nuovi impianti“. “La diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico è un obbiettivo da perseguire indipendentemente da quello che accadrà alle forniture di gas russo nell’immediato. Non possiamo essere così dipendenti dalle decisioni di un solo Paese. Ne va anche della nostra libertà, non solo della nostra prosperità“.
Tagliato rating filiale Unicredit
Sul fronte della guerra finanziaria fra l’Europa e la Russia, si registra il taglio del rating di 4 banche russe da parte dell’agenzia Standard & Poor’s (S&P). Gli istituti di credito in questione sono le controllate in Russia dell’austriaca Raiffeisenbank e dell’italiana Unicredit, oltre che delle russe Gazprombank e Alfa-Bank. Il rating, riporta l’agenzia di stampa Bloomberg, è ora sotto osservazione con implicazioni negative. E questo in quanto le banche devono affrontare accresciuti rischi geopolitici ed economici. “L’escalation della tensione tra Russia e Ucraina – afferma Standard & Poor’s – le operazioni russe in Ucraina e l’ampiamento delle sanzioni potrebbero portare a condizioni destabilizzanti per l’economia russa e il sistema finanziario“.
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