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L’Espresso, Damilano si dimette: “Elkann vende l’ho saputo da un tweet”

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Marco Damilano non è più il direttore dell’Espresso. In una lettera a John Elkann, apparsa online sul sito del settimanale, oggi 4 marzo, il giornalista, scrittore e noto volto televisivo ha annunciato le proprie dimissioni. E lo ha fatto criticando l’intenzione dell’editore, il Gruppo Gedi di proprietà di Exor – la holding finanziaria di casa Agnelli-Elkann – di disfarsi della storica testata fondata da Eugenio Scalfari, cedendola sul mercato.

Damilano: “Fiducia tradita

Tale progetto farebbe parte di un più ampio piano di chiusura e cessione delle pubblicazioni meno rilevanti agli occhi dell’editore. Da tempo, sottolinea ilPost.it, circolavano voci sulla probabile vendita dell’Espresso. Tuttavia non avevano mai ricevuto conferme né tantomeno si era a conoscenza dei dettagli. Nella sua lettera di saluto ai lettori, pubblicata online, Damilano ha scritto di avere “appreso della decisione di vendere l’Espresso da un tweet di un giornalista, due giorni fa, mercoledì pomeriggio“. Ha quindi aggiunto che “mesi di stillicidio continuo, di notizie non smentite, di voci che sono circolare indisturbate” hanno causato un grave danno alla testata. Damilano ha inoltre sottolineato di essersi speso per trovare soluzioni alternative con il Gruppo Gedi. “Fino ad arrivare a oggi, alla violazione del più elementare obbligo di lealtà e di fiducia“.

Marco Damilano era stato nominato direttore del giornale nel 2017. Dal 2015 era vicedirettore, e in alcune circostanze non aveva nascosto le difficoltà di fare l’Espresso con poche risorse, spiega ilPost.it. I dati sulle vendite erano tuttavia migliorati dopo la decisione di Gedi di vendere il giornale insieme al quotidiano La Repubblica. Con Repubblica, l’Espresso è uno dei marchi più noti e riconosciuti del Gruppo oggi presieduto da John Elkann, che anticamente si chiamava proprio Gruppo Espresso.

La copertina dell’ultimo numero dell’Espresso firmato da Damilano, oggi 4 marzo

“Una decisione scellerata”

Mi è stata offerta la possibilità di restare, ringrazio, ma non posso accettare per elementari ragioni di dignità personale e professionale” ha scritto Damilano. “Non è una questione privata, spero che tutto questo serva almeno a garantire all’Espresso un futuro e ad aprire un dibattito serio sul ruolo dell’informazione nel nostro Paese. Ho cercato sempre di fermare una decisione che ritengo scellerata. Mi sono battuto in ogni modo, fino all’ultimo giorno, all’ultima ora. Ma quando il tempo è scaduto e lo spettacolo si è fatto insostenibile, c’è bisogno che qualcuno faccia un gesto, pagando anche in prima persona. Lo faccio io. Lo devo al mestiere che amo, il giornalismo. E soprattutto lo devo alla mia coscienza.”

Eugenio Scalfari fondatore di Repubblica e L’Espresso

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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