Primo pianoStorie e Personaggi

Barbie, le origini e la storia della bambola più amata nel mondo

Trasformatasi da giocattolo ad icona, compie 63 anni 'l'amica' che ha accompagnato intere generazioni di bambini

Nata il 9 marzo del 1959, Barbie compie esattamente 63 anni; eppure il suo fascino si è tutt’altro che affievolito con l’età. È stata, ed è tutt’ora, la compagna di giochi di bambini di intere generazioni; qualcuno ha provato ad imitarla, ma la bambola della Mattel risulta ancora insostituibile nell’immaginario di tanti. 

Sempre alla moda, ma anche al passo con i tempi; un giocattolo che si è trasformato in un’icona dal valore internazionale. Amata dai bambini, ma non solo, Barbie rappresenta più di un semplice gioco. Ancora oggi, nel giorno del suo 63esimo compleanno (che ad essere onesti sembra affrontare più che bene!), questa bambola si veste di responsabilità ‘incarnando’ ora tematiche sociali, ora l’abbattimento di ogni forma di diseguaglianza.

Nasce, neanche a dirlo, dall’idea di una donna, Ruth Handeler, nel 1959; ben presto arriva sul mercato trasformandosi nel gioco preferito di bambini e nella passione dei collezionisti più ambiziosi. A questa bambola, oggi, si accompagnano una miriadi di significati sociali e culturali e la sua storia è diventata molto di più rispetto a quella di un ‘semplice’ giocattolo.

La ‘nascita’ di Barbie

Da bambina trascorrevo le ore ad improvvisarmi mamma, parrucchiera, dottoressa, pasticcera, chiusa nella mia cameretta con la mia dozzina di Barbie. Forse era proprio questo ciò a cui pensava Ruth Handeler quando, nel 1958, propose al marito Elliot, cofondatore della casa di giocattoli Mattel, di creare una bambola dall’aspetto da adulta. La donna, si era lasciata ispirare osservando la figlia Barbara; la bambina, infatti, amava dare alle sue bambole ruoli da adulti, ma allora la maggior parte di bambolotti erano neonati. Insomma, l’unica ‘fantasia’ concessa alle bambine era quella di immaginarsi mamme; a differenza dei maschietti, che potevano calarsi nel ruolo di astronauti, cowboy, supereroi, per le femminucce non si immaginava ruolo diverso da quello di accudire la prole.

Barbie violinista

Fu proprio prendendo atto di questo aspetto e rendendosi conto che potesse essere anche un’ottima idea di mercato che Ruth Handeler suggerì l’idea al marito. Tuttavia, il cofondatore della Mattel non si convinse immediatamente; fu necessaria parecchia perseveranza da parte della moglie a permettere la nascita di Barbie. Ruth, infatti, rielaborò il ricordo di una bambola simile commercializzata in Germania, la Bild Lilli, e aiutata dall’ingegnere Jack Ryan, creò la bambola a cui diede il nome della figlia: Barbie.

I mille volti e le mille personalità

Barbie fece ufficialmente il suo debutto in società nel New York Toy Fair il 9 marzo 1959; vestita con un costume da bagno zebrato e i capelli neri legati in una lunga coda. Dal suo ingresso nel mercato, nel giro di un anno, furono vendute 350.000 bambole. Il suo aspetto si modificò assumendo la chioma bionda che la contraddistingue particolarmente; ma ciò che conta è che dal suo debutto Barbie iniziò a soddisfare il desiderio di tante bambine, sviluppando anche le loro potenzialità. Una bambola che concedeva la possibilità di immaginarsi immersi in una vita sociale ricca, piena di ruoli e di professioni. Ben presto arrivarono anche le Barbie ispirate al mondo dello showbiz internazionale: Audrey Hepburn, Marilyn Monroe, Grace Kelly, Barbra Streisand e Elizabeth Taylor (solo per citarne alcune).

Elizabeth Taylor Barbie

Ma la Mattel non si è fermata a riprodurre le grandi donne dello star-system; infatti, in particolare nell’ultimo decennio, le Barbie hanno preso le ‘sembianze‘ di donne che hanno dato un’importante contribuito intellettuale e storico. Anche qui ne ricordiamo alcune: l’artista Frida Khalo, la campionessa di snowboard americana Chole Kim; e ancora Bindi Irwin, attivista australiana per l’ambiente e i diritti degli animali, la designer e imprenditrice tedesca Leyla Piedayesh e la giornalista polacca Martyna Wojciechowska. E tra le tante donne anche la Barbie dell’astronauta Samantha Cristoforetti, da cui è partito il “Dream Gap Project“; progetto il cui obiettivo è quello di accrescere la consapevolezza e l’attenzione sugli aspetto che ancora si pongono d’ostacolo alle bambine nella libertà di esprimere le proprie potenzialità.

Un’icona sempre a passo con i tempi

Perché Barbie oggi è molto di più di un giocattolo? Perché questa bambola ha interpretato i tempi con le sue trasformazioni, con le sue alternanze di stili e di correnti. Così, ad esempio, nel 2000 appariva con l’ombelico scoperto e un decennio dopo con i capelli corti. Proprio per questo si può dire che oggi Barbie è una sorta di vera e propria musa per artisti e anche stilisti; sono moltissimi, infatti, gli alti nomi della moda che hanno vestito Barbie: da Lagerfeld a Louboutin, da Moschino a Monique Lhuillier, fino ad arrivare alle recenti collezioni di Balmain. E ai look di Barbie si sono ispirati anche importanti hairstylist e make-up artist.

Barbie

Ma al di là dei brand dell’alta moda e l’aspetto fashion di Barbie, quello che oggi colpisce è il suo volersi adattare al mondo variegato che ci circonda; permettendo ad ogni bambina di non sentirsi mai diversa. A suo modo Barbie vuole combattere contro le diseguaglianze; nel 2016, a tal proposito, Barbie ha introdotto tre nuove modelli: curvy, petite e tall. Oggi, con più di cento look diversi, la linea Barbie Fashionistas e la più diversificata ed inclusiva sul mercato di giocattoli. Stili diversi, tante carnagioni, occhi di tutti i colori, nazionalità, stature e forma fisica. Insomma, a distanza di 63 anni, l’idea di Ruth Handeler, che sognava uno spazio da concedere alle bambine per poter esprimere le proprie potenzialità, si è evoluto in un simbolo attraverso il quale chiunque, se lo desidera, può sentirsi rappresentato.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Barbie (@barbie)

LEGGI ANCHE: Giornata Internazionale della Donna: le iniziative promosse da Roma Capitale

Francesca Perrone

  • Cultura, Ambiente & PetsMessinese trasferita a Roma per gli studi prima in Scienze della Comunicazione Sociale presso l'Università Pontificia Salesiana, con una tesi su "Coco Chanel e la rivoluzione negli abiti femminili", poi per la specializzazione in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo alla Sapienza. Collabora con l'Agenzia ErregiMedia, curando rassegne stampa nel settore dei rally e dell'automobilismo. La sue passioni più grandi sono la scrittura, la moda e la cultura.
    Responsabile dei blog di VelvetMAG: VelvetPets (www.velvetpets.it) sulle curiosità del mondo animale e di BIOPIANETA (www.biopianeta.it) sui temi della tutela dell'ambiente e della sostenibilità.

Pulsante per tornare all'inizio