David LaChapelle: il genio visionario della fotografia
Il fotografo strafamoso statunitense oggi compie 59 anni
Provocatorio, visionario. La fotografia di David LaChapelle è singolare nel suo essere lo “spartiacque” nel mondo della fotografia nella moda e non solo. La cura dei dettagli, rende onirico qualsiasi taglio di luce. È sempre spiazzante. Anche quando fotografa una pop star in uno scatto patinato, con LaChapelle, una scia di un colore fluo attraversa l’inquadratura del suo obiettivo.
Le foto sono spesso scomode quando si racconta la religione, il potere, la sessualità, l’ecologia. Poi il “non detto” ma ampiamente rappresentato in una sua foto, rappresenta l’anello di congiunzione che lega il suo spirito artistico con il mondo esterno. Ed è questo David LaChapelle, per questo rimane unico e sempre riconoscibile. Scopriamo dunque la sua poetica e, come quest’ultima abbia contribuito alla trasformazione dell’immagine nel giorno del suo cinquantanovesimo compleanno.
David LaChapelle: il genio dell’immagine
Attivo nel mondo delle arti visive. Se David LaChapelle dovesse ringraziare qualcuno oggi, non potrebbe che pronunciare un unico nome: Andy Warhol. “Fai quello che ti pare. Basta che vengano bene”, diceva il pittore e produttore cinematografico americano, quando nei primi Anni Ottanta lo assume come fotografo di Inteview. Con la rivista dedicata ad interviste alle celebrità, artisti ed intellettuale LaChapelle inizia la sua gavetta che lo ha portato ad essere uno dei massimi fotografi contemporanei.
Quando Warhol diventa il suo mentore, il giovane David non ha neanche vent’anni. Lavora presso lo Studio 54 e cerca di farsi strada nel mondo della fotografia. Il suo linguaggio artistico, la cura del set, perfino i colori che vengono racchiusi nella cornice fotografica non sembrano altro che un fermo immagine di una ipotetica scena da film. L’istantanea di David, o una serie, mette in risalto l’influenza cinematografica e pittorica di Andy Warhol.
I soggetti diventano i protagonisti di una trama barocca, come anche surrealistica, in un gioco tra tabù e ossessioni dell’occidente. Tra il 1985 e il 2005 mette su carta fotografica una serie di iperbole che raccontano gli eccessi visivi e che catturano l’attenzione dell’editoria, della pubblicità e delle gallerie. Poi decide di rallentare. In un’intervista del 2017 a Gup Magazine, LaChapelle racconta di essersi accorto – ad un certo punto – di correre troppo, perché era sicuro che la fine sarebbe arrivata molto presto. Poi, ha capito che non sarebbe morto di HIV. E così è stato! Affronta il nuovo millennio viaggiando tra le foreste delle Hawaii per confrontarsi con la spiritualità e le ansie della nostra epoca.
LaChapelle e lo star-system: l’icona in foto… eterne
Siamo nel 2007 quando in Deluge David immagina un diluvio biblico a Las Vegas. In Rape of Africa – lavoro realizzato nel 2009 – Naomi Campbell diventa una venere nelle miniere d’oro africane. LaChapelle mette in pratica la fotografia staged, ossia chiama a posare per i suoi scatti star della moda e della musica. Micheal Jackson, Britney Spears, Elton John, Paris Hilton e Madonna. I nomi sono i protagonisti, oltre alla “Venere Nera”, La serie fotografica, come d’altronde prevedeva fin dal suo debutto, raccoglie molte critiche e viene tacciata di blasfemia per le scene di nudo presenti.
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Tra le attività di David LaChapelle ci sono anche quelle di regista di videoclip musicali e spot pubblicitari. Da poco le sue fotografie sono state protagoniste di una mostra al Maschio Angioino di Napoli. Una quarantina di immagini in grande formato e due “polittici” di foto per ripercorrere la carriera del visionario dagli Anni Ottanta ad oggi. Una mostra pensata per la città partenopea ed esposta con successo dall’8 dicembre 2021 al 6 marzo 2022 dove viene raccontato un geniale di questo tempo.
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