Fra le vittime della guerra in Ucraina c’è un fotoreporter e videogiornalista: l’americano Brent Renaud, 51 anni. I russi lo hanno ucciso a Irpin, nei sobborghi di Kiev. È il primo cronista assassinato in questo conflitto.
A Mykolaiv, nel sud dell’Ucraina, un raid russo ha colpito una scuola: si scava tra le macerie. La città si trova a 100 chilometri a est di Odessa. Lo ha reso noto il governatore regionale, Vitaly Kim. Secondo il The Kyiv Independent che cita il capo della polizia della provincia di Kiev Andriy Nebytov, nell’attacco in cui ha perso la vita Brent Renaud altri 2 giornalisti, fra cui, secondo il Guardian, il fotografo Juan Arredondo, sono rimasti feriti e poi trasportati in ospedale.
Chi era Brent Renaud
Insieme al fratello Craig, Brent Reanud, il giornalista ucciso, era autore di reportage in varie parti del mondo dove ci sono guerre o situazioni difficili. Dall’Iraq all’Afghanistan e da Haiti all’Egitto e alla Libia. “Siamo profondamente rattristati dalla morte di Brent Renaud” scrive in un comunicato il The New York Times. “Brent era un fotografo e un regista di talento che negli anni passati aveva collaborato con noi“.
“Anche se aveva collaborato con il New York Times in passato (più recentemente nel 2015) non si trovava in missione in Ucraina per il quotidiano” recita la nota del giornale statunitense. “Le prime informazioni riferiscono che lavorava per noi, perché è stato trovato con il tesserino del giornale che gli era stato dato per una missione anni fa“, si legge ancora nel comunicato.
Renaud filmava i profughi in fuga
Assieme ai colleghi rimasti feriti, Brent Renaud stava filmando i profughi in fuga da Irpin. Il gruppo di giornalisti è stato colpito da colpi di arma da fuoco a un checkpoint. Renaud, in particolare, al collo. In un video sui social si può ascoltare la versione di un giornalista ferito che racconta cosa è accaduto. Il sindaco della città ucraina alle porte di Kiev, Oleksandr Markushin, ha annunciato che da ora in poi non consentirà più ai giornalisti l’accesso alla città per ragioni di sicurezza.
Gli Usa: “La Russia pagherà anche questo“
Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jack Sullivan, intervistato dalla CNN, ha avvertito la Russia, dopo la morte del fotoreporter. “Subirà gravi conseguenze per quanto sta facendo” ha dichiarato. Per quanto riguarda i negoziati, Mykhailo Podoliak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha detto di aspettarsi “risultati concreti” nei prossimi giorni nei colloqui con i nemici in vista di un cessate il fuoco.
Il conflitto si allarga a ovest
A Irpin, dove Renaud ha perso la vita in servizio, sono in corso evacuazioni di civili da una settimana, rese molto difficili dai combattimenti che continuano a svolgersi nella zona. Lo scorso 7 marzo proprio lì una famiglia intera è stata sterminata, centrata dai colpi dei russi come documentato, fra gli altri dalla fotoreporter Lynsey Addario del New York Times. E il conflitto in Ucraina si espande ormai anche nella parte occidentale del paese, quella più vicina ai confini con la Polonia, paese della NATO e dell’Unione europea. Contro una base militare vicino a Leopoli c’è stato un attacco missilistico russo: il bilancio per ora è di 35 vittime e 134 feriti. Un numero imprecisato di cittadini olandesi, affiliati alla legione di combattenti stranieri volontari, è rimasto ferito.
“In Ucraina Mosca usa armi illegali”
Aumenta di giorno in giorno il timore di armi chimiche. Il presidente della Polonia, Andrzej Duda, avverte che se l’esercito di Putin ne facesse uso, ci sarebbe un intervento diretto della Nato. Nella regione di Lugansk, nel Donbass, i militari russi avrebbero usato però già munizioni al fosforo durante i bombardamenti. Lo denuncia dalla sua pagina Facebook Oleksiy Biloshitsky, primo vicecapo della polizia di Kiev. Le bombe al fosforo sono munizioni vietate dagli accordi internazionali. “Uso di munizioni al fosforo. Una forza schiacciante, distruttiva, brutta” scrive Biloshitsky. In Rete anche un video di un attacco con bombe al fosforo, girato nella notte, in cui si vedono lampi bianchi e rossi.
La Russia starebbe inoltre utilizzando le bombe a grappolo in Ucraina, anche nelle zone popolate da civili. L’Ufficio dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani ha ricevuto rapporti credibili in tal senso. Ad affermarlo è Rosemary Di Carlo, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari politici, citata dal The Guardian. “Gli attacchi indiscriminati, compresi quelli che utilizzano bombe a grappolo, sono vietati dal diritto umanitario internazionale“, ha ricordato Di Carlo. “Anche gli attacchi diretti contro civili, così come i bombardamenti aerei nelle città e nei villaggi, sono proibiti dal diritto internazionale e possono costituire crimini di guerra” ha concluso.
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