La guerra in Ucraina sta isolando la Russia anche dalla stessa Cina. Il popolo ucraino resiste tenace per se stesso e per tutto l’Occidente che ormai si muove compatto. Ma la guerra, la violenza e la devastazione non si ferma.

La guerra di Putin non si ferma, continuando a mietere vittime in tutto il territorio ucraino. L’attacco alla base militare vicino Leopoli a soli 30 km dal confine con la Polonia, ha non di poco contribuito a riscaldare ulteriormente gli animi. Il Cremlino precisa “quell’edificio era un centro di addestramento NATO per soldati stranieri”. Alle legioni internazionali il n.1 del Cremlino in questi ultimi giorni ha risposto con l’arrivo sul territorio ucraino di mercenari siriani e truppe cecene a lui fedeli. L’ennesimo atto di forza o un segno questo ormai di un estrema debolezza? Non solo sul campo ma anche nei mercati la Russia inizia a mostrare segni di cedimento.

Devastazione dopo l’attacco alla base militare ucraina di Yavoriv, vicino a Leopoli. Foto @ua_parliament

Senza la Cina la Russia è vicina al punto di non ritorno

L’ “operazione speciale” – come Putin ha imposto fin dal 24 febbraio di chiamare la guerra – è fallita su tutti i fronti. Il presidente ucraino che Mosca credeva un “fantoccio” e sperava scappasse ad attacco sferrato, si è trasformato in un eroe della resistenza. Il popolo ucraino non ha accolto l’avanzata russa come una salvezza e l’UE non è rimasta arroccata sui propri egoismi nazionali. Quella che doveva essere una guerra lampo assume sempre di più oggi le sembianze della guerra personale di Putin. L’economia russa rischia però il default e l’amico cinese si trova sempre più in difficoltà nel mantenere una posizione ambivalente nei confronti del conflitto. In virtù di questo gli USA iniziano a fare pressioni sul Dragone.

Il presidente russo Vladimir Putin e quello cinese Xj Jinping

La Casa Bianca è cosciente che se da una parte la Cina ha un estremo bisogno delle materie prime russe e politicamente di una Russia subalterna sullo scacchiere internazionale. Dall’altra una posizione troppo vicina oggi al Cremlino rischia di scalfirne irrimediabilmente la sua immagine in Occidente, ponendo così un notevole rallentamento al suo progetto di penetrazione economica.

La strategia internazionale russa

L’obbiettivo di isolare economicamente la Russia sembra centrato. Anche se purtroppo i tempi della diplomazia e delle sanzioni non sono quelli delle bombe, la Russia sembra avvicinarsi al punto di non ritorno. Senza l’accesso alle principali monete di riserva internazionali (sterline, dollari, euro), per lo stato e le imprese diventa molto difficile saldare i debiti esteri e pagare le loro importazioni. Il Cremlino tenta di trovare nuove risorse monetarie nella vendita di petrolio siberiano verso l’India, minacciando così il monopolio del dollaro nel commercio globale del greggio. I pagamenti infatti avverrebbero in questo caso in Yuan, la moneta cinese. Comunque la si giri la Russia non può dunque sperare di andare lontano senza l’appoggio del Dragone. Ecco perché più il tempo passa e più l’attenzione sarà concentrata sulle mosse di Xi Jinping. Il cessate il fuoco è quindi auspicabile non solo per l’Occidente, ma anche per il presidente cinese che non vuole trovarsi alle strette. Il perpetuarsi del conflitto rende alle lunghe Putin sempre più solo.   

Putin: le ragioni della follia

Il presidente Zelensky dal canto suo ha annunciato che l’Ucraina non ha in programma di entrare a far parte della NATO, segno di come i negoziati con la controparte iniziano forse finalmente a produrre dei risultati. La pace è nelle mani della diplomazia che deve trovare in tempi brevi una via d’uscita plausibile per il presidente russo. Il pericolo di un’allargamento del conflitto potrebbe realizzarsi in qualsiasi momento nel clima di tensione attuale.

Putin non deve vincere, ma non accetterà neanche una totale sconfitta. Qualsiasi sarà l’esito dei negoziati però è chiaro che con il suo gesto ha senza alcun dubbio decretato la fine della sua influenza politica in Occidente. L’uscita della Russia dal Consiglio Europeo, segna un rapporto con l’UE ai minimi storici. Soprattutto nella Germania la Russia aveva trovato un’importante alleato. 

Il presidente ucraino Zelensky in un’immagine del 2020. Foto Facebook / Volodymyr Zelensky

Non bisogna dimenticare che poco prima della guerra in Ucraina il presidente russo era ad un passo dall’ottenere il gasdotto Nord Stream 2 che avrebbe agganciato la Russia al cuore dell’UE. Ora il futuro del paese è posto a rischio non solo dalla transizione ecologica imminente, ma anche da un prevedibile isolamento politico da parte dei governi occidentali. I migliori analisti del settore si interrogano oggi proprio sulle ragioni di un tale errore strategico, mettendo in discussione anche la forma psicofisica del presidente. Ciò che è chiaro è che l’attacco finirà ed è già finito per accelerare e rinsaldare i rapporti filo-atlantici e fra paesi europei. Gli stati sovrani sentendosi sotto attacco sono oggi più consapevoli del valore delle proprie alleanze come forma di deterrenza da parte di attacchi esterni. Putin ha sottovalutato non solo la resistenza del popolo ucraino, ma anche la solidità dell’identità democratica dell’Occidente.   

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