La mediazione di Erdoğan fa emergere un moderato ottimismo dai colloqui di Istanbul (Turchia) fra Kiev e Mosca per porre fine alla guerra in Ucraina. Fra i capisaldi di una possibile intesa, neutralità e denuclearizzazione di Kiev, che non entrerà nella NATO ma nella Ue. Su Donbass e Crimea trattative separate.

È durato 3 ore, oggi 29 marzo, il nuovo round di colloqui tra Russia e Ucraina in Turchia. A Istanbul si è esposto personalmente il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan. Il capo negoziatore russo, Vladimir Medinsky, ha affermato che sono stati compiuti “passi concreti” nelle trattative con l’Ucraina. Questo non vuol dire, dicono i russi, che sia il momento di un incontro fra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, cosa invece chiesta da Kiev. Ciò potrebbe avvenire a seguito della bozza di una reale intesa di pace. “Non ci saranno perdenti in una pace giusta” ha scritto Erdoğan sui social.

Oggi è stato raggiunto il più significativo progresso nei negoziati in corso” tra Russia e Ucraina, ha detto il ministro degli Esteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu. “Continueremo il nostro impegno per arrivare a un cessate il fuoco e a una pace permanente” ha affermato. I negoziati riprenderanno, anche con i ministri degli Esteri dei due paesi in guerra, ma ancora non si sa quando.

Ucraina: “Stati garanti, anche Italia

La Russia ha dichiarato di aver ricevuto proposte scritte da Kiev che garantirebbero la sua neutralità e denuclearizzazione. Gli ucraini spiegano che non entreranno nella NATO, ma che all’Unione europea non rinunciano. Lo status di Crimea e Donbass sarà oggetto di trattative ad hoc, ha detto il capo negoziatore ucraino Mikhaylo Podolyak. Resta tuttavia “un lungo cammino” da fare per arrivare a un accordo di pace accettabile sia per la Russia sia per l’Ucraina, ha detto il capo della delegazione russa, Vladimir Medinsky. “Continueremo i nostri negoziati con la Russia, ma coinvolgeremo anche i paesi garanti” ha dichiarato l’ucraino Podolyak. La Turchia fa parte degli 8 Stati garanti che Kiev ha designato. Fra questi Zelensky vuole anche l’Italia.

La Russia riduce i combattimenti

Rispetto alle aspettative iniziali sui negoziati odierni – corridoi umanitari e/o cessate il fuoco – non si può dire ci sia entusiasmo. Ma occorre registrare una novità significativa: la Russia ha promesso di “ridurre drasticamente le ostilità” nelle zone della capitale Kiev, da cui metà della popolazione è fuggita, e di Chernihiv, città del Nord, con 300mila abitanti. L’Intelligence degli Stati Uniti rileva movimenti delle truppe sul terreno in tal senso, sostiene la Cnn. Dal punto di vista americano l’annuncio di Mosca appare un “importante cambio” della strategia di Putin sul terreno di guerra.

La torre della Tv a Kiev colpita dai russi il 1 marzo 2022

Crimea, trattative separate

Lo status della Crimea e del Donbass, è emerso dai colloqui di Istanbul, sarà oggetto di trattative speciali tra Ucraina e Russia. L’Ucraina propone alla Russia trattative separate sullo status della Crimea e del porto di Sebastopoli che dovranno concludersi entro 15 anni. Sebastopoli, quartier generale della flotta russa del Mar Nero, era sotto il controllo di Mosca anche prima dell’annessione della Crimea, nel 2014, grazie a un contratto d’affitto con Kiev.

Donbass: “Ne parlino Putin e Zelensky

Per quanto riguarda il famigerato Donbass – le regioni orientali e sudorientali dell’Ucraina dove si trovano le autoproclamate repubbliche filorusse di Lugansk e Dontesk, riconosciute da Mosca un mese fa – la proposta è diversa. Kiev chiede che a discuterne lo status siano direttamente Zelensky e Putin fra loro. Nel Donbass la guerra fra cittadini filo Kiev e cittadini filo Mosca non si è mai davvero risolta nell’ultimo decennio. Nel 2014 si stabilirono gli accordi di Minsk, con la mediazione della Bielorussia, mai realmente rispettati. I russi continuano ad accusare gli ucraini di “genocidio“: sarebbero 14mila i morti in 8 anni di conflitto, causati dalle azioni dell’esercito e dei miliziani ucraini. Lo scorso 24 febbraio, nella dichiarazione di guerra all’Ucraina, Putin aveva parlato di “operazione militare speciale in aiuto del Donbass“, oltre che per “denazificare” e “demilitarizzare” Kiev.

Da sinistra, il presidente ucraino, Zelenky, e quello russo, Putin

Il caso Rocchelli

Fra le vittime della guerra in Donbass anche il fotoreporter italiano Andrea, Andy, Rocchelli, 30 anni, ucciso il 24 maggio 2014 da un colpo di mortaio sparato dalle truppe di Kiev mentre svolgeva il suo lavoro seguendo i separatisti ad Andreevka, nelle vicinanze di Slovjansk, nella regione di Donetsk. Ai giornalisti Andrea Sceresini e Giuseppe Borello, autori dell’inchiesta La disciplina del silenzio, un disertore dell’esercito ha svelato che il proprio superiore, il comandante Michail Zabrodskij, avrebbe dato l’ordine di sparare contro il gruppo di civili di cui Rocchelli faceva parte.

 

Il processo

Zabrodskij, decorato come eroe di guerra, oggi è deputato al Parlamento ucraino e membro del gruppo per le relazioni interparlamentari con l’Italia. Il 3 novembre 2020 la Corte d’Assise d’appello di Milano, pur ritenendo colpevoli le forze armate ucraine dell’omicidio di Andrea Rocchelli e del suo collega Andrej Mironov, ha assolto Vitalij Markiv, all’epoca dei fatti soldato della Guarda nazionale ucraina, dall’accusa di essere il killer. La sentenza è stata confermata in Cassazione il 9 dicembre 2021.

Andrea Rocchelli, originario di Pavia (1983-2014)

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