Vittorio Camaiani: “Vorrei una moda più lenta che sappia arrivare al cuore”
Il couturier marchigiano si racconta in esclusiva a VelvetMAG in occasione della sfilata alla Galleria del Cardinale Colonna
Oltre trent’anni di carriera, in cui ha reso la donna elegante, contemporanea, mai banale con quel tocco di ironia sottile che traspare nelle sue creazioni. Vittorio Camaiani è tra i nomi più interessanti nel panorama della moda italiana e continua a stupirci collezione dopo collezione. Il designer sceglie di presentare la sua ultima fatica creativa intitolata Viaggio con Hemingway in occasione dell’opening della maestosa e settecentesca Galleria del Cardinale Colonna, location di punta della Famiglia Colonna, che cambia veste e gestione dopo diversi anni.
Lo stilista intraprende un viaggio immaginario proprio a confronto con un mito universale della letteratura: Ernest Hemingway. Sono le immagini viste, vissute e magistralmente descritte nelle sue opere, a partire dai luoghi culto dello scrittore americano, ad ispirare la nuova collezione di Vittorio Camaiani che si intreccia mirabilmente con gli stucchi della Galleria, le cui colonne si narrano provengano dal Pantheon. La struttura era originariamente destinata dal cardinale Girolamo II a biblioteca e all’accresciuta collezione pittorica ed archeologica. In questo luogo nel 1803 si tenne persino la cerimonia di battesimo della futura Imperatrice D’Austria, Maria Anna Savoia.
È dunque un viaggio “attraverso lo sguardo di Hemingway” che porta su tessuto luoghi iconici come Cuba e l’Africa. In occasione del prestigioso evento il nostro magazine VelvetMAG è stato media partner dell’iniziativa, ed in questa speciale occasione abbiamo incontrato il designer per un’intervista esclusiva ed abbiamo dedicato proprio a Camaiani la copertina della nostra rivista del mese di maggio.
Intervista esclusiva per VelvetMAG a Vittorio Camaiani
Come avviene in lei la scelta di ispirarsi ad Ernest Hemingway ed ai suoi viaggi?
Avevo in mente la figura di Hemingway e la sua scrittura semplice, e proprio questa è stata la strada che ho voluto intraprendere oggi. La semplicità è il fil rouge della mia narrativa stilistica ed anche la tematica dei viaggi che ho spesso intrapreso nelle mie collezioni, ma raccontati questa volta attraverso lo sguardo dello scrittore.
La sua couture negli anni ci ha fatto sognare e ci ha portato in scenari onirici e suggestivi. Ci ha condotto con la sua arte in Egitto, in Grecia, in Scozia, ora invece siamo improvvisamente catapultati a Cuba e in Africa. Cosa l’ha colpito di questi luoghi?
Ho raccontato Cuba, con la sua colorata capitale L’Avana e l’Africa. Ho seguito una parte dei viaggi di Hemingway cercando di coglierne alcuni dettagli, come le vele della famosa barca Pilar, trasformandoli in abiti con l’aiuto dei tessuti. Quello che mi piace pensare è che molte nostre clienti indosseranno in questo modo non solo un abito, ma anche una storia.
Il capo cult della collezione Vittorio Camaiani Primavera/Estate 2022 è un raffinato completo pantalone camicia con catena da taschino. Come ha ideato questa creazione?
E’ un omaggio allo scrittore e ovviamente alle donne di oggi che vivono la stessa frenesia dell’uomo di ieri. Il completo camicia-pantaloni bianchi in seta burette, decorato con la catena dell’orologio dello scrittore, evoca lo stile Anni Trenta. O la gonna-tasca che sembra nascere direttamente da una sua giacca.
Tra i tessuti e i colori predominano sete, lini ed organze ed una palette di neutri, ma anche il rosso, il giallo ed il blu. E’ una delle sue collezioni più lineari, da cosa scaturisce questa scelta?
La palette cromatica è ovviamente meditata con cura. E’ una scelta fotografica: ho riportato i colori sgargianti de L’Avana ed i colori neutri propri della terra dell’Africa. Per i tessuti la mia scelta cade sempre per l’estate sui lini, organze e sete.
Sul gilet-cartucciera da safari ha inserito cuori ricamati come monito contro la guerra. Alla luce della drammatica situazione in Ucraina ritiene che la moda possa essere un veicolo di pace?
Penso che ognuno di noi possa fare la propria parte in questa atroce situazione e se da una cartucciera escono cuori possiamo sperare persino che un giorno la nostra terra potrà vivere senza inutili e sanguinose guerre.
Vittorio Camaiani torna nuovamente a sfilare a Palazzo Colonna, questa volta in occasione dell’opening della Galleria del Cardinale Colonna, cosa l’ha colpito in particolare della location?
Trovo che se esistesse una Reggia a Roma si chiamerebbe Palazzo Colonna. La bellezza e la cura che i Principi Colonna hanno saputo riservare in questi oltre cinque secoli al palazzo, oggi ci consente, con la rinnovata gestione della Galleria del Cardinale Colonna, di avere sedi naturali per presentare l’Haute Couture nella Città Eterna.
In passerella abbiamo potuto ammirare un’ultima uscita dedicata ad una sposa contemporanea ed essenziale. Che tipo di donna è quella che sceglie di indossare una creazione firmata Vittorio Camaiani per il suo grande giorno?
La sposa Camaiani è una donna che vive pienamente l’attualità. Non rinuncia alla sua femminilità e non viene meno a se stessa anche se indossa un pantalone.
Da anni al suo fianco c’è sua moglie Daniela Bernabei, anima dell’atelier Vittorio Camaiani, che lei spesso ha definito il suo alter ego. Quanto è fondamentale il contributo di Daniela nella sua couture?
Sarebbero tanti gli aggettivi da elencare su mia moglie Daniela, ma li racchiudo in una frase: Daniela prende in mano il bozzetto disegnato da me e lo trasforma in realtà.
Ha ricevuto questa estate la prestigiosa onorificenza di cittadino onorario della città di San Benedetto del Tronto. Ha in programma delle iniziative nella sua città?
E’ sempre molto gratificante un riconoscimento, soprattutto quando arriva dalla propria città. Stiamo lavorando con la nuova amministrazione comunale ad un evento che vorremmo presentare durante l’estate.
Starà sicuramente progettando anche la nuova collezione invernale, può svelarci qualcosa?
Proseguo il viaggio verso collezioni sempre più lineari e più facili da indossare. La moda vive una corsa che non fa vivere il tempo e non fa più percepire cosa si vuole comunicare attraverso un abito. Vorrei una moda più lenta che arrivi alla cliente, ma soprattutto al suo cuore.
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