Mariupol, Ucraina. Foto Reuters / Alexander Ermochenko
Scontri sempre più furiosi all’acciaieria Azovstal di Mariupol, in Ucraina, a tre giorni dal fatidico 9 maggio in cui la Russia celebra la vittoria sul nazismo nella seconda guerra mondiale. Il Cremlino sostiene che Putin non approfitterà di quella data per dichiarare guerra totale a Kiev, paese da “denazificare“. Ma può darsi che quel giorno segni comunque una svolta nel conflitto.
Continuano intanto le evacuazioni di donne, bambini e uomini dal ventre dell’impianto siderurgico Azovstal, nella città martire di Mariupol, quasi completamente distrutta. “Siamo riusciti a evacuare quasi 500 civili“, ha scritto su Telegram il capo dell’amministrazione presidenziale ucraina, Andriy Yermak. L’operazione è stata possibile grazie anche all’ONU e alla Croce Rossa. Il sindaco di Mariupol stima che dentro l’acciaieria restino ancora circa 200 civili dopo le evacuazioni dei giorni scorsi.
Mancano soltanto 3 giorni al lunedì 9 maggio e la Russia, ripetono gli analisti, vuole poter vantare un qualche successo in una guerra, quella che scatenato in Ucraina, che non va secondo i piani iniziali. È forse anche per questo che sull’acciaieria Azovstal infuriano bombardamenti e combattimenti per stanare gli ultimi resistenti ucraini, sempre più in difficoltà. La zona di guerra di Mariupol è un “inferno“, dicono il Segretario generale Onu, António Guterres, e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Putin afferma che Mosca è pronta a garantire l’evacuazione dei civili dall’impianto siderurgico ma solo se i militari asserragliati all’interno dello stabilimento si arrendono.
Negli Stati Uniti la Casa Bianca ha polemizzato apertamente contro i maggiori organi di stampa, accusandoli di avere svelato informazioni riservate che avrebbero dovuto restare tali. Secondo il New York Times, infatti, gli Usa hanno fornito informazioni di intelligence che hanno aiutato l’Ucraina a uccidere numerosi generali russi: 12 secondo Kiev. La Cnn documenta come i servizi segreti americani avrebbero inoltre contribuito in modo determinante a individuare la posizione della nave ammiraglia della flotta russa nel Mar Nero, Moskva, affondata da un missile ucraino lo scorso 14 aprile.
All’interno dell’Unione europea l’unità dei 27 contro la Russia putiniana ora scricchiola. Il premier ungherese, Viktor Orbán, ha bocciato la proposta di sanzioni Ue al petrolio e al gas provenienti da Mosca, che, come è noto, sono le maggiori fonti di approvvigionamento energetico per quasi tutti i paesi europei. Per l’Ungheria lo stop alle importazioni “è inaccettabile” nella sua forma attuale.
Budapest aspetta dunque “una nuova proposta“. Orbán, citato dall’agenzia di stampa Reuters, assicura di desiderare “cooperazione e non conflitti con l’Ue” ma ha ribadito che l’Ungheria “non invierà armi a Kiev“. Questa “è una guerra tra la Russia e l’Ucraina, non è la nostra guerra“, ha detto. Il premier ungherese ha quindi invitato l’Europa “a cambiare il sistema dell’energia entro 5 anni“. “Le sanzioni Ue – sostiene – fanno più danni all’Europa che alla Russia“.
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