I riflessi della guerra in Ucraina si riverberano sempre di più sul commercio internazionale di grano. Kiev è il sesto esportatore mondiale con 18 milioni di tonnellate all’anno ma i porti sul Mar Nero sono sbarrati: servono corridoi alimentari. E l’India, a sorpresa, ha deciso di non esportare più.
Il rischio, quindi, è che molti paesi del mondo, soprattutto i più poveri, non riescano a ricevere un sufficiente approvvigionamento di frumento, indispensabile per l’alimentazione delle popolazioni. Il fatto che l’India abbia bloccato le esportazioni di grano non è una buona notizia. New Delhi è il secondo produttore del pianeta dopo la Cina e prima della Russia. E, sebbene esporti soltanto lo 0,5% della sua produzione di frumento, in molti speravano che, a fronte del tracollo dell’Ucraina, potesse soddisfare maggiormente la domanda mondiale. Ma niente da fare. Sotto la pressione dei prezzi che crescono, di una prolungata siccità, delle lobby dei produttori e della necessità di mantenere buoni rapporti con l’Occidente senza compromettere quelli tradizionali con la Russia, il Governo di Narendra Modi ha serrato i ranghi e ha imposto lo stop alle vendite all’estero per garantire al paese maggiori riserve.
“Bombe al fosforo su Azovstal”
In Ucraina, intanto, secondo Stato maggiore delle forze armate, i russi continuano a bloccare i militari dentro i tunnel dell’acciaieria Azovstal a Mariupol lanciando bombe incendiare o al fosforo. Lo denuncia il consigliere del sindaco, Petro Andryushchenko, secondo quanto riportano i media ucraini. “Ieri gli occupanti hanno usato per la prima volta bombe incendiarie o al fosforo contro i difensori di Mariupol“, scrive Andryushchenko su Telegram, precisando che “gli stessi occupanti affermano che sono stati usati proiettili incendiari 9M22C con strati di termite. La temperatura di combustione è di circa 2mila gradi Celsius. È quasi impossibile fermare la combustione. L’inferno è sceso sulla terra alla Azovstal“. Lo stesso Andryushchenko afferma che un convoglio con 500-1.000 auto di civili evacuati da Mariupol è riuscito ad entrare a Zaporizhzhia dopo tre giorni di attesa.
Ucraina, i russi puntano al Sud
La ritirata russa dalla regione di Kharkiv brucia, per il Cremlino, e ora è più a sud che il grosso delle truppe con la ‘Z’ si sta riorganizzando. L’obiettivo è riprendere l’offensiva su Barvinkove, nell’oblast di Kharkiv vicino al Donbass. E anche su Sloviansk, nell’oblast di Donetsk. I russi continuano a portare avanti l’offensiva nelle direzioni di Lyman, Sievierodonetsk, Avdiivka e Kurakhove, tutte cittadine del Donetsk. Missili di Mosca hanno colpito, però, all’alba di domenica 15 maggio, un’infrastruttura militare nella regione di Leopoli, a 70 chilometri dal confine polacco.
La guerra secondo gli inglesi
Nel Donbass l’offensiva russa “ha perso slancio ed è rimasta indietro rispetto ai piani” sostiene il ministero della Difesa britannico nell’ultimo aggiornamento dell’intelligence sull’Ucraina. “La Russia non è riuscita a raggiungere sostanziali vittorie sul terreno nell’ultimo mese“. Non solo, secondo Londra, “Mosca ha probabilmente subito la perdita di un terzo delle forze di combattimento sul terreno impegnate a febbraio“. “Le forze russe sono sempre più limitate dal peggioramento delle capacità, il morale sempre basso e dalla ridotta efficacia nel combattimento. Molte di queste capacità non possono essere rimpiazzate o ricostituite in fretta“.
L’Ucraina bombarda in Russia
A fronte di tutto questo, le controffensive delle forze armate dell’Ucraina, supportate da armi dei paesi NATO migliori di quelle russe, stanno avendo successo. E Kiev non esita a bombardare la Russia. Missili sono arrivati nel villaggio di Sereda, nella regione russa di Belgorod: un civile è rimasto ferito. Lo sostiene il governatore Vyacheslav Gladkov. In Russia, inoltre, starebbe aumentando il numero dei militari che si rifiutano di andare a combattere in Ucraina. Dall’altro lato gli Usa hanno stabilito un contatto diretto con Mosca per la prima volta dall’inizio della guerra. Il ministro della Difesa, americano, Lloyd Austin, ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo russo, Sergeij Shoigu: “Manteniamo le comunicazioni – è stato il senso del messaggio – ma ora cessate il fuoco“.