Domenica 22 e lunedì 23 maggio andrà in onda su Rai 1 la miniserie Solo per passione – Letizia Battaglia fotografa ideata e diretta dal regista Roberto Andò. Tra i protagonisti della fiction, accanto ad Isabella Ragonese nei panni di Letizia Battaglia, ci sarà anche Roberta Caronia che, invece, interpreterà il ruolo di Marilu, storica amica della fotografa.
In occasione della trasmissione dei due episodi, che coincideranno con il trentesimo anniversario della morte di Giovanni Falcone, la redazione VelvetMAG ha avuto il piacere di incontrare Roberta Caronia. L’attrice nel corso dell’intervista ha svelato alcuni particolari inediti della serie tv e non sono mancati anche dei riferimenti alla sua carriera di interprete che prima di essere una professione rappresenta per lei una grandissima passione fin da bambina.
La serie a cui Roberta Caronia ha recentemente preso parte è dedicata alla storia di vita della celebre Letizia Battaglia, scomparsa lo scorso 13 aprile. La fotoreporter palermitana attraverso l’obiettivo della sua amata macchina fotografica è riuscita a raccontare il lungo calvario della città di Palermo, assediata dalla mafia. I suoi scatti in bianco e nero hanno documentato il trentennio più efferato della nostra storia repubblicana, segnata dall’uccisione di poliziotti, magistrati e cittadini. Tra queste foto una delle più emblematiche è quella che ha immortalato l’uccisione di Piersanti Mattarella il 6 gennaio 1980 in via della Libertà.
Intervista esclusiva a VelvetMAG di Roberta Caronia
Roberta Caronia si avvicina al settore dello spettacolo già molto giovane. Racconta, infatti, che il desiderio di intraprendere la professione di attrice arriva nel momento in cui inizia a frequentare il teatro di Palermo, sua città natale. Assiste a numerosi spettacoli e sarà proprio l’amore per l’arte teatrale a farle capire quale strada il futuro le avrebbe riservato, indirizzandola verso la carriera nella recitazione. L’attrice inizia ad esibirsi su diversi palcoscenici, ma poco dopo decide di allargare i propri orizzonti entrando a far parte anche del mondo televisivo e cinematografico.
Photo Credits: Roberta Krasnig
C’è qualche differenza tra questi tre mondi della recitazione?
La recitazione davanti alla telecamera e quella in teatro sono due cose molto diverse. La matrice, però, è la stessa, diciamo che alla base ci vuole una sincerità profonda dell’attore. E’ chiaro che la telecamera prende una porzione del corpo che è molto limitata, che è principalmente il viso, gli occhi. Per cui si lavora sul ‘piccolo’ a differenza del lavoro in teatro che investe tutto l’aspetto fisico. Bisogna essere più forti in teatro dal punto di vista energetico perché bisogna arrivare come si dice in gergo ‘all’ultima fila’.
Ha una preferenza per l’uno o l’altro?
Non so dire quale preferisco di più. È chiaro che il teatro è il primo amore. La cosa bella, però, è che l’esperienza della telecamera si porta anche in teatro riuscendo a rendere più asciutto il modo di stare in scena. Credo che questo sia una ricchezza.
Qual è il ruolo che ha interpretato che in qualche modo la rappresenta di più?
Vincenzina Marchese Bagarella moglie del boss Leoluca Bagarella nella serie televisiva di Rai 2 Il Cacciatore (con Francesco Montanari nei panni di Saverio Barone, n.d.r.). E’ un personaggio realmente esistito che ho amato moltissimo, di una levatura a tratti epica, quasi tragica.
Invece a teatro?
Qui sono tanti i ruoli che ho amato, ma forse quello che ha svoltato di più il mio modo di stare in scena è stato il primo monologo: Ifigenia in Cardiff di un autore contemporaneo britannico, Gary Owen. Credo che questo abbia anche cambiato la mia responsabilità come attrice di stare in scena. È proprio una questione di percezione di sé, di avere in mano tutto lo spettacolo ed è una performance piuttosto estrema.
Da attrice di Doc Nelle tue mani 2, cosa pensa del genere medical drama così apprezzato dal pubblico anche in Italia?
Io sono cresciuta con E.R. Medici in prima linea, uno dei più famosi medical drama nella storia della televisione. Ho visto tutte le stagioni. Ero innamorata (scherza, n.d.r.) soprattutto di George Clooney che faceva il dottor Ross! Adesso credo che il Covid-19 abbia cambiato molto la percezione di questo genere. Secondo è me uno dei motivi per cui Doc ha avuto grande successo. E’ avvenuto in un momento in cui c’era una forte empatia nei confronti dei medici e del personale sanitario. Per cui è curioso come il nostro gradimento cambi in base a quello che accade nella storia reale del mondo. Probabilmente adesso, purtroppo, sarà il momento delle storie di guerra. Tutte le storie che raccontano conflitti profondi rimangono comunque molto accattivanti. Perché ti danno l’idea di essere sempre tutti appesi a un filo e che potrebbe accadere qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Si gioca sul filo della vita e della morte.
Nella fiction che vedremo a brevissimo Solo per passione Roberta Caronia sarà Marilù. Mi parli del personaggio
La signora Marilu, che io ho conosciuto, è stata la migliore amica di Letizia Battaglia. È un personaggio decisamente positivo. Ha affiancato questa grandissima donna per tantissimi anni. L’aspetto saliente è anche il fatto che sia stata la prima ad avergli regalato la macchina fotografica. Era veramente un’amicizia profonda e posso dirlo perché ho avuto modo di parlarle. Quello che noi raccontiamo e che io ho provato a raccontare è la storia di un legame che attraversa gli animi e resiste a tutto.
Come si sente Roberta Caronia a recitare in un film dedicato anche alla sua città?
Molto bene. A parte il fatto che mi ha fatto molto piacere lavorare con Isabella Ragonese perché è un’attrice che stimo moltissimo ed era la prima volta che abbiamo condiviso il set. Devo dire che mi ha inorgoglito il fatto di aver percepito di essere nata e cresciuta in una città che ha partorito la prima donna fotografo che abbia lavorato in un giornale in Italia. Che ha avuto una vita molto contrastata e insolita per i tempi di allora anche dal punto di vista del costume della società: ribellarsi a un matrimonio, scegliere la propria strada e la propria vita, rifarsi una vita dal nulla.
Inevitabilmente la storia di Letizia Battaglia ne fa anche una testimonianza importante al femminile?
Spesso quando pensiamo al Sud abbiamo un immaginario più tradizionale in cui le donne sono ‘sottomesse’ al concetto di maschio. E invece proprio al Sud noi raccontiamo questa storia. Non nell’evolutissima Milano, ma nella città di Palermo per altro in anni difficilissimi. Per non parlare della questione del coraggio che avuto questa donna a fare quel tipo di lavoro in un mondo di uomini e fotografando un certo tipo di cronaca. Per cui devo dire che mi ha inorgoglito. Mi ha fatto pensare che alla fine non è la latitudine in cui nasci, ma è l’energia che metti in circolo per cambiare il tuo destino. E questo può accadere ovunque.