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Rocco Morabito, il super boss della ‘ndrangheta: estradato dal Brasile

Tornerà in Italia, in carcere, dopo quasi 30 in Sudamerica. Era il broker più importante per i narcotrafficanti d'oltreoceano

Si chiude il cerchio su Rocco Morabito, il super boss della ‘ndrangheta in carcere a Brasilia. Il Tribunale supremo federale del Brasile ha respinto all’unanimità il suo ricorso e ha confermato l’estradizione in Italia.

A riportare la notizia è Cnn Brasil. Le autorità considerano Morabito, 55 anni, fra i più pericolosi criminali al mondo. Di certo è tra i massimi esponenti della ‘ndrangheta calabrese, organizzazione ramificatasi ovunque e fra le più potenti della Terra. La polizia brasiliana aveva arrestato di nuovo Morabito nel 2021. I carabinieri del Ros (Reparto operativo speciale) erano sulle tracce del latitante dal 2019. In quell’anno il boss era riuscito a evadere insieme ad altri tre detenuti dalla terrazza del carcere Central di Montevideo, in Uruguay. Era in attesa di definizione del suo processo di estradizione verso l’Italia.

Rocco Morabito boss 'ndrangheta

Da allora Morabito, principale punto di riferimento dei cartelli del narcotraffico, era diventato il numero due tra i latitanti più ricercati al mondo. Gli investigatori hanno seguito le sue tracce lungo tutto il Sudamerica fino a riacciuffarlo l’anno passato. Secondo gli investigatori, dal punto di vista criminale il boss era letteralmente il numero uno tra i broker (intermediari) che gestiscono il traffico di cocaina per i cartelli dei narcos sudamericani.

Morabito, una latitanza dorata

In Sudamerica, dove si era trasferito dal 1994, era conosciuto col cognome di Souza. Il boss, accertò la polizia, era riuscito a procurarsi documenti brasiliani su cui compariva il nome di Francisco Antonio Capeletto Souza, residente a Rio de Janeiro. L’evasione del 2019 era avvenuta dopo l’arresto nel 2017 in un hotel della capitale uruguaiana. La cattura aveva messo fine a 23 anni di latitanza, parte dei quali vissuti con la moglie in una lussuosa villa con piscina a Punta del Este. Cinque anni fa, al momento del fermo, Morabito aveva con sé 13 cellulari, 12 carte di credito, un documento falso intestato a Francesco Antonio Capeletto e un passaporto brasiliano.

Lo attendono 30 anni di carcere

Originario di Africo (Reggio Calabria), Morabito è parente dell’anziano boss Giuseppe Morabito, detto u Tiradrittu, e dei fratelli Domenico Leo e Giovanni Morabito soprannominati Scassaporte, il primo dei quali morì assassinato nel 1989. Nel 1990, invece, il bersaglio dei killer fu proprio Rocco Morabito che riuscì a sfuggire all’agguato. Quando sarà rientrato in Italia, il boss dovrà scontare 30 anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso e traffico di droga. Ha gestito, secondo gli inquirenti, un gigantesco traffico di droga che dal Sudamerica si diramava verso la Sicilia, quindi la Lombardia e la Calabria, inondando l’Italia di cocaina. Prima dell’arresto era considerato il più importante latitante italiano dopo Matteo Messina Denaro, capo della mafia siciliana.

Jair Bolsonaro
A sinistra, il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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