Sono passati quasi 4 mesi da quando è scoppiata la guerra. Quattro copertine, quelle quattro foto che abbiamo scelto per scandire il tempo del nostro magazine, VelvetMAG, e per raccontare quello ci appassiona, ci fa sognare, senza tralasciare l’attualità terribile del conflitto.

Avevamo sinceramente sperato che durasse meno, abbiamo deciso per questo di non rinunciare alla visione di Velvet che si muove tra arte, musica, moda. Ci siamo aggrappati, senza tralasciare il racconto delle violenze e dell’orrore della guerra, alla speranza di cui sentivamo bisogno, come esseri umani e giornalisti. Crediamo che la richiesta di pace non debba mai fermarsi. Come cantavano John Lennon e Yoko Ono nel lontano 1969: “All we are saying is give peace a chance”.Tutto quello che stiamo dicendo è date – è l’imperativo non è un caso – una speranza alla pace.

La scelta delle cover VelvetMAG durante la guerra russo-ucraina

A marzo al fianco della musica di Mahmood e Blanco che aveva trionfato a Sanremo, a soli sei giorni dallo scoppio del conflitto – era il 24 febbraio – avevamo deciso di appore un cuore del colore del popolo aggredito. Ad aprile abbiamo ospitato l’intervista esclusiva di ALEXSANDRO PALUMBO e la sua evocativa street art con l’opera Remember: Anna Frank che brucia la Z della propaganda putiniana. Anche qui abbiamo riproposto il cuore e la scritta, che è insieme anche una richiesta: PACE.

A maggio ci siamo regalati la delicatezza di Vittorio Camaiani e quei due cuoriuno giallo e uno blu – che sbucavano dalla tasca di un suo completo iconico. La potenza di un messaggio. Quello che dobbiamo continuare a dare, perché la guerra oggi è al suo 97esimo giorno. E aleggia come una cupa ombra sulla prossima estate, dopo un biennio difficilissimo di pandemia, di crisi economica, di restrizioni e difficoltà sociali.

La copertina di VelvetMAG di giugno 2022: Fighting for peace

La realtà non ne vuole sapere di concederci neppure una tregua. 97 giorni dopo si cumulano macerie, orrori, errori e i protagonismi, di tante figure, speriamo al tramonto. Un popolo soffre e indirettamente le conseguenze ci attanaglieranno per anni. Anche noi al sicuro nelle nostre “tiepide case” – cit. di Primo Levi – andando incontro ad un’estate che non sarà mai serena, per nessuno. Abbiamo scelto una foto di Antonio Martello, che ha già scattato per noi mirabilmente in passato. La vedete qui sotto: un carrarmato e un bambino, un bambino che gioca – come lo possono fare in questi momenti tanti piccoli negli scenari di guerra, e non solo in Ucraina.

Un bambino che impara la guerra, quando avremmo bisogno disperato di pace, di lottare per la pace. E la foto mi ha fatto pensare ad una poesia di Bertolt Brecht, che è struggente e bellissima insieme, come sanno esserlo solo le cose dolorose. Il titolo é:  I bambini giocano alla guerra

I bambini giocano alla guerra.
E’ raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra,
tu fai “pum” e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
E’ la guerra.
C’è un altro gioco
da inventare:
far sorridere il mondo,
non farlo piangere.
Pace vuol dire
che non a tutti piace
lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche
agli altri bimbi
che spesso non ne hanno,
perché ne hai troppi tu;
che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci;
che la tua mamma
non è solo tutta tua;
che tutti i bambini
sono tuoi amici.
E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura.