Elezioni amministrative in quasi mille comuni in Italia. Stando ai primi exit poll a Genova, Palermo e a L’Aquila i candidati sindaci del Centrodestra sono a un passo dalla vittoria al primo turno. I referendum sulla giustizia non raggiungono neanche lontanamente il quorum. Caos a Palermo dove sono mancati all’improvviso 174 presidenti di seggio.
Secondo Opinio Rai, a Genova e Palermo il Centrodestra sarebbe vicino alla vittoria delle elezioni comunali al primo turno, a un passo a L’Aquila. Sorpresa Damiano Tommasi a Verona: l’ex centrocampista della Roma del terzo scudetto (sostenuto da Pd, M5S e Azione) è in vantaggio al 37-41% sui rivali. Il sindaco uscente di FdI, Federico Sboarina, è al 27-31%, ostacolato dalla corsa dell’ex leghista Flavio Tosi al 27-31%, sostenuto da FI e da Iv (ma non dalla Lega che appoggia Sboarina).
A Genova le elezioni riconfermerebbero il sindaco uscente, il civico Marco Bucci al 51-55%, candidato del Centrodestra ma sostenuto anche da Azione e Italia Viva. Lo sfidante del Centrosinistra, Ariel Dello Strologo, sarebbe invece al 36-40%. A Palermo il candidato del Centrodestra Roberto Lagalla è al 43-47% e dunque a un passo dalla vittoria perché in base alla legge siciliana gli basta raggiungere il 40% per diventare sindaco.
Parma, Catanzaro e L’Aquila
A Parma è avanti Michele Guerra al 40-44% sostenuto dai ‘fan’ del sindaco uscente ex 5S Pizzarotti, insieme al Pd e alla sinistra, ma senza i pentastellati (che non hanno presentato la propria lista) e appoggiato anche da Italia viva (ma non da Azione, che ha portato il suo Dario Costi). Se la vedrà con Pietro Vignali del Centrodestra al 19-23%. Ballottaggio possibile a Catanzaro tra Valerio Donato al 40-44% di Forza Italia, Lega e Udc, e il candidato del Pd e M5S Nicola Fiorita al 31-35%.
Qui il Centrodestra si è diviso: risultato deludente per la candidata di FdI, Wanda Ferro (7-9%). Mentre il candidato di Giorgia Meloni a L’Aquila e sindaco uscente, Pierluigi Biondi, è in vantaggio al 49-53%, la sfidante di centrosinistra Stefania Pezzopane (sostenuta da Pd-M5s-Iv) si sarebbe fermata al 23-27%. Affluenza al 39,1% alle 19 per le comunali – al voto anche 26 capoluoghi, 4 dei quali di regione – e al 14% per i referendum. Alla fine l’affluenza per il voto ai referendum dovrebbe assestarsi fra il 19% e il 23%. I municipi in cui si è votato sono stati in tutto 971, per un numero complessivo di elettori che sfiora quota 9 milioni.
Elezioni, il caso Palermo
Una situazione surreale si è verificata a Palermo, il capoluogo della Sicilia che è anche la città del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Molti presidenti di seggio non si sono presentati e in non pochi casi gli elettori hanno dovuto rinunciare al voto. “È gravissimo che a Palermo, senza alcun preavviso, un elevato numero di presidenti di seggio non si sia presentato per l’insediamento, ovvero abbia rinunciato all’incarico, ritardando l’avvio delle operazioni di voto” ha tuonato la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese. “Un tale atteggiamento esprime una assoluta mancanza di rispetto per le istituzioni e per i cittadini chiamati in questa giornata elettorale e referendaria a esercitare un diritto costituzionale fondamentale per la vita democratica del Paese“.
A Palermo solo in tarda mattinata si sono insediati gli ultimi 13 presidenti di sezione che erano mancati a causa di improvvise rinunce. I seggi non costituiti per la rinuncia dei presidenti – i quali sono stati poi rimpiazzati – sono stati accorpati alle sezioni già operanti. Anche vent’anni fa, in occasione dell’election day del 13 maggio 2001, ci furono ritardi nelle votazioni e si votò fino a notte fonda. A far esplodere il caos ne capoluogo siciliano è stato, questa volta, il forfait di quasi un terzo dei presidenti nei 600 seggi per le amministrative. In concomitanza con l’attesa partita casalinga del Palermo con il Padova per la promozione in B.
Elezioni a Palermo, rabbia e stupore
Sabato 11 giugno, alla vigilia del voto, e in apertura delle sezioni per le operazioni preliminari, si è scoperto che 174 presidenti avevano rinunciato. Mentre in molte sezioni le schede elettorali sono arrivate con 3-4 ore di ritardo mandando in tilt le operazioni preliminari. Nei seggi rimasti vacanti, gli scrutatori sono rimasti ‘ostaggio’ fino alle 2 della notte nella speranza che arrivasse il sostituto-presidente. In 64 sono stati trovati poco prima della mezzanotte, per gli altri la ricerca è andata per le lunghe e oltre i termini di legge. Infatti mentre la maggior parte dei seggi stamattina, alle 7, ha aperto le porte agli elettori, nel resto delle sezioni senza presidente è successo un pandemonio. Centinaia di elettori hanno trovato le porte chiuse e sono stati invitati dagli scrutatori a tornare più avanti nella giornata tra rabbia e stupore. La magistratura ha aperto un’inchiesta, anche in base alle non poche denunce dei cittadini.