Mercati impazziti, vertice d’emergenza della Bce
La Banca centrale europea punta a calmierare lo spread in crescita, soprattutto in Italia
Vertice di emergenza della Bce, la banca centrale europea. Al centro del summit, convocato in fretta e furia, la discussione sulle attuali condizioni dei mercati mondiali, sottoposti a forti pressioni e cambiamenti da vari fattori, fra cui la guerra in Ucraina.
Lo stesso istituto di Francoforte ha confermato la notizia del summit, dopo che il Corriere della Sera l’ha anticipata mercoledì 15 giugno. A seguito di un balzo in avanti, il 14 giugno, degli spread e dei rendimenti dei titoli pubblici, specie quelli italiani, è scattato l’allarme. Isabel Schnabel, dirigente della Bce, aveva subito fatto dichiarazioni drastiche. La banca centrale, aveva affermato, non tollererà “cambiamenti alle condizioni finanziarie che vadano oltre i fondamentali. E che minaccino la trasmissione della politica monetaria“.
Ai governatori della Bce si chiederà di sottoscrivere la decisione di usare, in risposta alla deflagrazione dello spread, i reinvestimenti del programma pandemico Pepp. Lo scrive l’agenzia di stampa americana Bloomberg, citando fonti vicine al dossier. Il meeting, convocato in videoconferenza il 15 giugno, dovrebbe durare circa alcune ore. Si focalizzerà su come reagire alla volata dei rendimenti dei Btp, secondo le fonti dell’agenzia americana.
Bce, il nodo dei titoli
Le stesse fonti dichiarano di non sapere se altre, più mirate, misure siano sul tavolo. In base ai dati di fine maggio, con il Pepp la Bce aveva acquistato oltre 1.700 miliardi di debito. Il programma, lanciato nel marzo 2020, all’inizio della pandemia di Covid, è adesso chiuso. Ma con la possibilità, fino al 2024, di ricomprare nuovi bond con il capitale rimborsato da quelli, già acquistati, che man mano arrivano a scadenza. Per l’Italia alcune stime indicano in 200 miliardi il potenziale di acquisti. Tuttavia le voci critiche sull’efficacia di una simile misura rilevano che, dato il ritmo dei rimborsi, si rischierebbe di non poter comprare più di 3 miliardi di titoli italiani al mese.
Un’ipotesi allo studio sarebbe poter deviare dai criteri generali di ripartizione degli acquisti di debiti nazionali, che consentirebbe di comprare, ad esempio, Btp italiani con il capitale rimborsato dai Bund tedeschi. Una simile ipotesi, tuttavia, deve fronteggiare ostacoli giuridici. Configurerebbe, infatti, il finanziamento monetario del bilancio statale. Una situazione espressamente proibita dai trattati e dallo statuto della Banca centrale europea. Non solo: si rischierebbe di andare incontro a nuove cause legali. Come si vede la realtà dei mercati economici e finanziari globali è sempre più complessa. In Europa è tornata la guerra dopo quasi 80 anni di pace. E non manca chi, a trent’anni dall’avvio della globalizzazione, chiede di individuare nuove strade per uno sviluppo equo del pianeta.