Nel Movimento Cinque Stelle è resa dei conti dopo la sconfitta alle elezioni comunali e Luigi Di Maio attacca Giuseppe Conte.
“È normale che l’elettorato sia disorientato ma alle elezioni amministrative non siamo andati mai così male“. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, parlando il 16 giugno con i cronisti davanti alla Camera dei deputati. Secondo Di Maio “non si può risolvere l’analisi del voto facendo risalire i problemi all’elezione del presidente della Repubblica“. “Credo che il Movimento Cinque Stelle debba fare un grande sforzo nella direzione della democrazia interna” ha aggiunto Di Maio. “Nel nuovo corso servirebbe più inclusività, anche a soggetti esterni“. Poi lo schiaffo a Conte: “Lo dico a voi – ha dichiarato Di Maio rivolto ai giornalisti – perché non esiste un altro posto dove poterlo dire“.
Parlando della presenza pentastellata nella maggioranza che sostiene il Governo Draghi, di cui Di Maio è fra i ministri più importanti, il titolare della Farnesina ha avuto parole non meno dure verso i dirigenti del suo partito. “Non credo che possiamo stare nel Governo e poi, per imitare Salvini, un giorno sì ed uno no, si va ad attaccare il Governo” ha sottolineato. “La diplomazia lavora sette giorni su sette dal primo giorno di questa guerra, anche da prima che scoppiasse” ha poi aggiunto. “Non lavora solo la domenica“. In questo caso Di Maio ha replicato direttamente a Conte, pur senza mai nominarlo. Nei giorni scorsi il presidente del M5S, parlando della guerra in Ucraina, aveva sostenuto che “gli sforzi per la pace non vanno fatti solo di domenica. Non va fatto un tentativo e poi si continua a fare la guerra“.
Di Maio e Conte inconciliabili
A fronte di una giornata che nelle dichiarazioni di Luigi Di Maio ha il sapore di un redde rationem, si registra la reazione di Giuseppe Conte, punto sul vivo dal ministro degli Esteri. “Quando era leader Luigi Di Maio – ha contrattaccato l’ex premier – come organismo del M5S c’era solo il capo politico. Che ci faccia lezioni lui oggi fa sorridere” ha detto il leader pentastellato parlando con i giornalisti. “Negli ultimi giorni ho riunito un Consiglio nazionale e ho fatto due conferenze stampa in cui abbiamo analizzato il risultato del voto. Io so come assumermi le responsabilità“. Dichiarazioni che oggettivamente esprimono tutta l’irritazione e il nervosismo di Conte, la cui vita nel Movimento Cinque Stelle non è mai stata facile.
M5S, stelle cadenti?
Adesso però si fa più dura. Alle elezioni amministrative del 12 giugno i pentastellati del dopo Di Maio, retti da Conte, sono quasi scomparsi nei suffragi popolari. Nella Genova di Beppe Grillo il M5S è passato dal 18% al 4%. A Padova, Pistoia, Cuneo, Lodi, Frosinone, Viterbo e Rieti non ha raggiunto il 2% dei voti. Solo a Carrara ha superato, di poco, il 5%. E nel 2023 si vota per elezioni politiche generali. Dieci anni fa, alle amministrative del 2012, che segnarono il lancio del Movimento su scala nazionale, prima del clamoroso successo alle politiche del 2013, M5S elesse i suoi primi sindaci. Fra cui Federico Pizzarotti a Parma, oggi fuori dal Movimento. E raggiunse percentuali fra l’8% e il 17%, per poi assestarsi sul 25% alle politiche 2013. Lontanissimi i tempi del boom al 33% delle elezioni politiche del 2018: quelle che consacrarono un Movimento oggi irriconoscibile.