“Appia nel Mito”: la prima edizione della rassegna che coniuga epica e moderno
Dalla Chiesa di San Nicola sull'Appia Antica una serie di spettacoli nati dall'idea di Alessandro Machìa e Fabrizio Federici
Presso la Chiesa di San Nicola prende il via la prima edizione di Appia nel Mito; rassegna nata da Alessandro Machìa e Fabrizio Federici della Compagnia teatrale Zerkalo, con il contributo della Regione Lazio. Si parte il 18 e il 19 giugno con i primi due spettacoli intenzionati ad esprimere il concetto di moderna epicità che sorge come fondamento dell’iniziativa.
La Chiesa di San Nicola sull’Appia Antica si fa teatro della prima edizione della rassegna promossa dalla Compagnia Zerkalo. “Echi di voci e suoni dal passato per raccontare il presente” suggerisce la nota che lancia l’iniziativa; Appia nel Mito, infatti, si presenta con l’intento di mettere in scena quel concetto che lega modernità ed epica.
I primi due spettacoli saranno il 18 giugno e il 19 giugno. Le due opere rappresentate traggono spunto da personaggi epici e mitologici protagonisti delle tragedie greche. Alla regina di Micene Clitennestra e alla figlia Ifigenia sono dedicati i primi due spettacoli di Appia nel Mito.
La vendetta o il riscatto di Clitennestra
La prima edizione della rassegna teatrale sul palco d’eccezione della Chiesa di San Nicola parte ufficialmente sabato 18 giugno alle 21,15; in scena Clitennestra di Luciano Violante con la regia di Giuseppe Dipasquale; ad interpretare la moderna regina di Micene è Viola Graziosi. La protagonista dell’opera di districa in un viaggio che dal mito arriva alla contemporaneità; il suo è un canto tragico e rappresenta un esilio che la donna sarà costretta a vivere anche dopo la morte. Clitennestra è una madre che ha visto sacrificare la figlia Ifigenia in maniera ingiusta; e ad aggravare il dolore il fatto che tale opera sia stata compiuta per mano del padre (Agamennone).
Ma il canto di Clitennestra è anche un canto di purificazione: “Perché condanna nell’eterno nulla al fine di emendare un omicidio non accettabile nell’alveo del moderno patriarcato occidentale“. Come sottolinea la nota che presenta Appia nel Mito, Luciano Violante, da tempo studioso del mito classico e del suo messaggio alla modernità, ha dato vita ad un testo poetico di grande bellezza; si tratta del: “Racconto, di una donna che attende il momento del riscatto (o della vendetta?) con pazienza e fermezza per un tempo così lungo da essere inconcepibile per il pensiero maschile“.
Il mito ‘moderno’ di Ifigenia
Il secondo spettacolo che segue l’inaugurazione della prima edizione di Appia nel Mito è Ifigenia in Cardiff; l’opera è di Gary Owen con Roberta Caronia e la regia di Valter Malosti. La location è sempre la suggestiva Chiesa di San Nicola, a Roma, lo spettacolo avrà luogo il 19 giugno alle 20,30. Questa rappresentazione è, come suggerisce ancora la nota: “Un delirio monologante denso di lucidità che si rivela a poco a poco, ribaltando gli equilibri del senso comune e scardinando moralismi e perbenismi vari“. Effie (Efigenia) vive in un Galles di periferia, a sud di Cardiff, dove conduce un’esistenza irregolare senza progetti, senza futuro. Non ha nulla e vive con i soldi dell’assistenza sociale e quelli che le lascia la nonna non troppo amorevolmente.
“Come in un film di Ken Loach, Effie è uno dei tanti relitti di umanità, una donna ai margini, cui nessuno si interessa“. Passa le sue sere a distruggersi di alcol ma una sera incontra un uomo diverso dagli altri: un soldato che è tornato dall’Afghanistan; un incontro che cambierà e trasformerà l’esistenza della donna. “Owen – si legge ancora nella nota – affonda il coltello nelle maglie sconnesse della contemporaneità, consegnandoci il ritratto al vetriolo di un’Ifigenia moderna che non ci sta ad essere la vittima sacrificale di un sistema già scritto, e pertanto reagisce, opponendo al Fato, che la vorrebbe vendicativa e miope, la sua intelligenza feroce, il ghigno beffardo, la più inaspettata compassione. Effie non è un capro espiatorio, ma testimone ferale e voce d’accusa contro un potere che, con la sua ingombrante ingordigia, divora le vite degli altri“. Un’ispirazione al mito che in qualche modo, però, lo ribalta e che restituisce quel senso di moderna epicità focus dell’evento.