La siccità è ormai una grave emergenza nazionale. In Italia non piove continuativamente in maniera efficace per la terra da almeno 5 mesi. È cominciata la siccità estiva che potrebbe protrarsi per per altri 3 mesi. Si va verso il razionamento dell’acqua potabile in varie regioni.
A fronte di questo la classe dirigente non sembra ancora pronta ad aggredire di petto, e con estrema rapidità, il problema siccità. E soprattutto a investire sul lungo termine per tentare di mitigare una questione ambientale che potrebbe ripresentarsi spesso. Potrebbero servire provvedimenti drastici e impopolari, come già in alcune regioni del Nord e anche nel Lazio si pensa di fare. Dal divieto di riempimento delle piscine alla chiusura degli acquedotti nelle ore notturne in città e nei paesi. Ipotesi che non si esclude neppure per la Costiera Amalfitana, dove la pressione turistica sta facendo schizzare in alto i consumi idrici. Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna, è stato il primo governatore a firmare il decreto per la dichiarazione dello stato d’emergenza regionale.
E questo potrebbe non essere sufficiente per tutelare l’irrigazione dei campi e un minimo mantenimento delle falde. Il Po, il maggior fiume d’Italia, per molti tratti è una distesa di sabbia. Il cuneo salino del mare si è introdotto nel fiume dalla foce risalendone il corso per oltre 20 chilometri. Significa che è acqua nociva per le coltivazioni e non può essere prelevata. In Valle Padana sono a rischio l’agricoltura e gli allevamenti che, nei rispettivi settori, coprono almeno il 30% della produzione nazionale. A Piacenza l’Enel ha fermato una centrale idroelettrica per mancanza di acqua da prelevare nel Po, sceso di 8 metri.
Siccità, cosa ha detto Salvini
Fra la guerra in Ucraina, con la maggioranza parlamentare ancor più frammentata a seguito delle scissione nel M5S, i rincari di luce e gas e il taglio delle forniture da Mosca, la situazione non è semplice. E lo diventa ancora meno se si pensa che nel 2023, fra meno di un anno, ci saranno le elezioni politiche dopo 5 anni dalle ultime nel 2018. Tuttavia ci si attenderebbe una maggior intraprendenza dalla classe politica sulla questione siccità. Perciò lasciano perplessi le dichiarazioni di Matteo Salvini, leader della Lega, divenuto il maggior gruppo parlamentare italiano (193 fra deputati e senatori), dopo l’uscita di Di Maio dal Movimento Cinque Stelle. Secondo l’agenzia di stampa Agi avrebbe dichiarato: “Non piove più, non piove più. E questo dipende dal buon Dio più che da altri“.
È vero che l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ha organizzato preghiere per il dono della pioggia. Ma siamo nella sfera religiosa e devozionale che ha sempre visto, nel corso della storia, gesti di questo genere in Italia e nel mondo. Diverso se – non a invocare ma quasi a scaricare la ‘colpa’ su Dio – è Salvini. Come se la progressiva desertificazione in atto dell’Italia e i cambiamenti climatici, in parte consistente indotti dall’uomo, non esistessero. “La prossima settimana mi aspetto dal Governo Draghi un decreto di sconti sui carburanti e uno sulla siccità. Troppi agricoltori stanno soffrendo” ha detto Salvini.
Cingolani e la “contingenza”
Difficile però risolvere le emergenze climatiche a colpi di decreti. Ne è ben consapevole il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che sta lavorando per affrontare le conseguenze della emergenza idrica. E tuttavia, quasi in una ‘voce dal sen fuggita’, ha ammesso l’impotenza della politica. “Speriamo che questa siccità sia contingente” ha dichiarato. Ma sa bene che non lo è. L‘Italia si sta desertificando, gli oceani si stanno alzando, le temperature medie anche. E i cosiddetti eventi estremi – dagli uragani alle bombe d’acqua e alle trombe marine – sono più frequenti e distruttivi che in passato. Proprio a causa dell’effetto dei gas serra e dell’attività umana su tutto il pianeta. Tutto sta cambiando. Il Parlamento europeo ha votato la Fit for 55, progetto di direttiva Ue per il taglio delle emissioni del 55% entro il 2030. E non esiste un ‘Pianeta B’.
Italia verso lo stato di emergenza
Dal canto suo il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, anche lui ha richieste per Draghi. Ovvero lo stato di emergenza nei territori che la siccità sta devastando. “Con l’intervento del sistema della Protezione civile per coordinare tutti i soggetti coinvolti. Dalle Regioni alle Autorità di bacino e fino ai Consorzi di bonifica per una gestione unitaria del bilancio idrico“. “Accanto a misure immediate per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione, appare evidente l’urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi.” L’Italia è il Paese dei grandi piani nazionali, spesso disattesi. Oppure dei non-piani, come quello antipandemico che, a due anni dalla diffusione del Covid, ancora non c’è. Ma anche qui, non “dipende dal buon Dio“. Solo da noi.