Tira aria di crisi sul Governo Draghi dopo la tempesta scatenata da Giuseppe Conte. Nell’arco delle ultime ore si è consumato uno strappo personale fra il presidente del Movimento Cinque Stelle e il Premier.
Alta tensione nell’esecutivo, dunque. Conte ha accusato Draghi di aver chiesto a Beppe Grillo, il padre-padrone del M5S, di rimuoverlo dalla testa del Movimento e ha chiesto un chiarimento politico. Ieri 29 giugno, a sera, Conte è salito al Colle per un colloquio di un’ora col presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Da parte sua Mario Draghi ha smentito le pressioni sul Movimento, ma ha dovuto lasciare in anticipo il vertice NATO di Madrid. E ha convocato un Consiglio dei ministri sulle misure contro il caro bollette.
La tensione ha superato i livelli di guardia dopo l’intervista del sociologo Domenico De Masi, che ha riferito una confidenza ricevuta da Beppe Grillo nei suoi tre giorni a Roma. Mario Draghi avrebbe avrebbe chiesto al Garante M5S di “rimuovere Giuseppe Conte perché inadeguato“. “Non è mai successo” è la smentita di Palazzo Chigi. Che però è arrivata all’ora di cena, quando ormai il caso era deflagrato. E Draghi aveva deciso di lasciare il summit NATO in Spagna per rientrare a Roma, con la motivazione ufficiale del Consiglio dei ministri di oggi 30 giugno.
Conte e Salvini, le spine di Draghi
Ma le preoccupazioni del Presidente del Consiglio potrebbero riguardare proprio le tensioni con la maggioranza. E non solo quelle con i pentastellati. Bensì anche quelle con la Lega che vorrebbe sbarrare la strada alla proposta di legge sullo ius scholae e a quella sulla cannabis. Lo ius scholae, in particolare, prevede il conferimento della cittadinanza italiana ai ragazzi sotto i 18 anni, che siano giunti in Italia entro i 12 anni d’età, dopo 5 anni di scuola. In questo quadro di tensioni politiche incrociate Conte è salito al Colle per rappresentare a Mattarella la “gravità” della situazione dopo un suo colloquio con il premier.
Davanti alle telecamere Conte ha assicurato che Grillo gli “aveva riferito di queste telefonate” di Draghi. E ha chiarito di sentirsi “sotto attacco” denunciando “un’intromissione grave“. Un aggettivo usato anche in una telefonata dai toni tesi, riferisce l’agenzia di stampa Ansa, con il premier impegnato al vertice di Madrid. “Abbiamo cominciato a chiarirci” ha detto Draghi ai cronisti riferendosi a Conte. “Ci risentiamo per vederci al più presto. Il Governo non rischia“. Ma un appuntamento fra i due ancora non c’è, e c’è da attendersi un clima tutt’altro che disteso in Consiglio dei ministri.
M5S verso l’appoggio esterno?
In teoria sembrano esserci tutti gli ingredienti per arrivare a un momento di rottura. Il che, tradotto in politica, significa l’uscita dei Movimento Cinque Stelle dalla maggioranza parlamentare che sostiene Draghi. E il riposizionamento dei pentastellati con l’appoggio esterno al Governo fino a fine legislatura. Uno scenario percorribile ma soltanto se Draghi e il ministro dell’Economia, Daniele Franco, non ascolteranno le istanze di Conte e del M5S sui temi prioritari. Ossia dal superbonus al salario minimo.
Grillo sulla lite Conte-Draghi
Tutti temi su cui Beppe Grillo, nel suo blitz romano di questi giorni, ha dettato la linea. “È stanco“, “non sta bene“, sono le voci che hanno accompagnato le ultime ore a Roma del comico genovese. Come altre volte è accaduto, davanti alle telecamere Grillo ha seminato battute criptiche. “Ma cos’è questa cosa di Draghi e Conte” ha detto mentre infuriava la bufera politica. Sul limite dei due mandati ha ribadito che per lui è “un totem“, un “tema identitario“. È sfumata così l’ipotesi di una votazione online degli iscritti, e assieme a questa la deroga a Giancarlo Cancelleri. Il quale ha deciso di tirarsi fuori dalle candidature per le primarie per le regionali in Sicilia. Nel M5S le tensioni – dentro e fuori – sembrano deflagrare. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la scissione di Luigi Di Maio e dei suoi. Nulla è più come prima.