Sulla Marmolada, dopo il crollo del ghiacciaio e la strage del 3 luglio, si allarga la zona rossa. Lo stabilisce una nuova ordinanza urgente del sindaco di Canazei.
I sofisticati radar installati dopo il disastro hanno ‘visto’ nuovi crolli sulla Marmolada. “Parliamo di piccoli distacchi, frammenti nell’ordine di centimetri cubi“, chiarisce Nicola Casagli, il professore di Geologia all’università di Firenze. È lui che di fatto, da qui a settembre, sarà la sentinella del ghiacciaio, grazie alla lettura dei dati monitorati dalle sue macchine. “Ma non so nulla dell’ordinanza comunale“, precisa. Casagli controlla invece il ‘respiro’ della montagna. “I radar continuano a registrare larghe porzioni di ghiacciaio che si sciolgono. Il fenomeno è molto chiaro, la macchina vede queste parti in allontanamento“.
Ma cosa ci dobbiamo aspettare? Le attrezzature di monitoraggio della Marmolada “servono a tenere sotto controllo la situazione. Ma non possono prevedere tutto“, precisa il professore. Il loro compito terminerà a fine settembre, perché “d’inverno un monitoraggio così sofisticato non ha senso“, è la spiegazione di Casagli. Nell’ultima ordinanza urgente che il sindaco di Canazei, Giovanni Bernard, ha firmato, si amplia la zona rossa. Il divieto di accesso alla montagna raggiunge adesso la sponda del lago di Fedaia in corrispondenza del crollo. Sul sito del Comune, in data 26 luglio, compaiono in rapida successione due ordinanze diverse. La nuova zona rossa comprende forcella Marmolada, assieme ai numerosi sentieri che portano verso il ghiacciaio.
Marmolada dove si può andare
Un atto della Provincia di Trento chiarisce fin dove si arrivare sulla Marmolada. “Continuano ad essere accessibili la diga del lago di Fedaia e l’omonimo passo” recita la nota. “Mentre è parzialmente chiuso il vecchio percorso che costeggia il lago in sinistra orografica, a partire dal ponte sul canale di Gronda. Sono sospese le attività dei rifugi Capanna ghiacciaio e Cima Undici“.
Dove si rischia la denuncia
In questo contesto si è verificato anche il caso dei 5 alpinisti francesi che si erano avventurati nelle zone già vietate e che il Soccorso Alpino ha portato in salvo. Il messaggio delle istituzioni è forte e chiaro. “Sarà dunque denunciato chiunque si addentri nell’area compresa tra: prossimità Villetta Maria sentiero E618-E619, prossimità Rifugio Dolomia sentiero E618-Altavia n. 2-E606, prossimità rifugio seggiovia.”. Ma anche “sentiero E618 dal bivio E605 fino alla diga, sentiero E606 dal bivio con il sentiero E610 direzione forcella Marmolada“.
E infine “la vecchia strada che porta alla diga di Maria al lago fino a prima della casa guardiani dell’Enel civico 9, pista da sci denominata Sas de Mul-Fedaia.” La stazione metereologica Marmolada SAS del Mul ha segnalato 10,1 gradi a 2606 metri di quota, il 26 luglio. La stessa temperatura di sabato 2 luglio, il giorno precedente alla strage. Tuttavia in quel tragico giorno tale temperatura, fuori dalla media, si era registrata non a 2606 metri ma in vetta, a 3.500 metri. Indice, anche questo, dei cambiamenti climatici e dei loro effetti sulla montagna. Un tema che lo stesso Presidente Mattarella si è preso a cuore proprio in relazione alla tragedia del 3 luglio.