Carlos Alcaraz ha vinto l’ultimo slam di stagione, lo Us Open battendo in quattro set il norvegese Casper Ruud con il punteggio di 6-4, 2-6, 7-6 (7/1), 6-3. E fino a qui lo hanno fatto anche altri. Poi oggi lunedì 12 settembre, dopo la gloriosa notte americana in cui ha sollevato il trofeo, è anche il numero uno al mondo più giovane di sempre. A 19 anni e 4 mesi batte il precedente record di Lleyton Hewitt (20 anni e 9 mesi).
Il tennis continuerà a parlare spagnolo e il 2022 l’ha chiarito in maniera inequivocabile. La cartina al tornasole sono i titoli dello Slam; su quattro ben tre sono andati a tennisti iberici: Australian Open e Roland Garros a Rafael Nadal e lo US Open a Carlos Alcaraz. Ha fatto eccezione – e quest’anno lo era un po’ per tutto, senza russi e bielorussi e senza punti – solo Wimbledon andato a rimpinguare la bacheca di Novak Djokovic. E l’erba si sa per tradizione non sorride molto agli spagnoli, ma chissà che Carlitos non segni un’eccezione vistosa anche in questo, visto il suo gioco d’attacco, mai noioso, e sempre spettacolare.
E’ l’inizio di una nuova era i cui segnali erano evidenti fin da inizio anno, quando sempre sul cemento americano – e non sulla terra, e questo la dice lunga – aveva conquistato il suo primo Mille a Miami dove sono emerse le enormi potenzialità del nuovo re del tennis.
US Open vince Alcaraz davanti ad uno strepitoso Casper Ruud
Giornate regali queste americane – di tutt’altro tenore rispetto al dolore del Regno Unito per la scomparsa di Elisabetta II – ma va sottolineato chi c’era dall’altra parte della rete. Casper Ruud vincendo poteva diventare anche lui n.1. E questo silenzioso, educato e piazzatissimo talento nordico quest’anno era alla seconda finale dello Slam, dopo il Roland Garros. E non si arriva sempre in fondo per caso o solo di fisico. C’è tanto gioco ed è migliorato tantissimo il norvegese, al servizio e di rovescio. Oggi è n.2 del ranking proprio dietro Alcaraz, mettendo dietro di sé Nadal, l’altalenante Medvedev e Zverev (ancora ai box dopo l’infortunio patito proprio nel major francese). Il 23enne nativo di Oslo come ha spiegato il papà coach ed ex tennista Christian nel pre partita ai microfoni di Eurosport: “Se gioca bene può battere chiunque“.
Il nuovo n.1 da record del ranking mondiale
Alcaraz è il più giovane campione di Slam maschile dai tempi di Rafael Nadal agli Open di Francia del 2005 e anche il più giovane campione di New York dai tempi di Pete Sampras nel 1990. A 19 anni non è il più giovane a vincere uno Slam, ma ha dimostrato enorme caparbietà diventando il quindicesimo tennista nell’Era Open a vincere un torneo dello Slam dopo aver annullato match point nel corso del torneo. A Flashing Meadows non si vedeva dal 2016 e in campo c’era Wawrinka contro Evans.
Si ha la sensazione vedendolo giocare che il campo sia troppo poco per dispiegarne la forza e la voglia di vincere. Ma Juan Carlos Ferrero ha sapientemente costruito un giocatore perfetto, lui che è stato un ottimo tennista – specie sulla terra – schiacciato dallo strapotere di Nadal nell’era dei Fab Four. Il talento c’era per carità, ma il coach giusto potenzia, accelera, capitalizza. Lezione non del tutto chiara a molti anche top-ten o che vorrebbero esserlo.
Que viva Alcaraz: il re dal “meraviglioso pugnetto“
Bisognerà abituarsi a vedere quel “meraviglioso pugnetto“, che solo chi non ha la vittoria nel sangue può scambiare per arroganza. Nel tennis si è vincenti quando si trova la giusta alchimia tra talento e testa: e quello che ho battezzato amorevolmente “Baby Hulk” in tempi non sospetti la miscela giusta la ritrova spesso, nonostante la giovanissima età e la grande esuberanza. Come nella finale della notte americana è capace di annullare set point, dopo le maratone dei turni precedenti; è capace di saper tenere sempre a debita distanza un Ruud che non molla mai.
E’ capace di contenere la voglia di strafare. Sa riprovare anche il colpo che non va, quando non va. Perché è nelle sue corde, anche giocare con calma, con il servizio che non trema quando il match lo richiede. Adesso deve ancora guardare il suo angolo, Ferrero, lo sguardo fermo del papà. Ma è più rituale, in questo tennista i record di precocità profumano di dominio, anche nel balzo di ranking ATP più grande (a pari merito con Moya, Agassi e Sampras). Vincerà quanto Nadal, Djokovic o Federer? Difficile. Difficile dirlo ora, anche se iniziare presto aiuta. Di sicuro vola dritto in doppia cifra. Perché è meno ondivago e altalenante degli altri che hanno anni e partite in più. Per ora… bienvenido al nuovo re del tennis! Que viva Alcaraz!