Da oggi 28 settembre al 20 novembre 2022 a Roma, all’Auditorium Conciliazione, sarà aperta al pubblico una grande mostra dedicata alla straordinaria stagione dell’arte a Milano tra gli anni Sessanta e Settanta del Ventesimo secolo. “I Favolosi Anni Sessanta e Settanta a Milano”, un momento di splendido fervore che ha dato vita a una vera e propria rivoluzione delle visioni e delle forme espressive.
Da quel momento in poi l’opera d’arte si è trasformata radicalmente nel suo assetto teorico e nella sua natura fisica. La mostra è promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Professor Avvocato Emmanuele Emanuele, ed è realizzata da Poema in collaborazione con l’Auditorium Conciliazione.
I Favolosi Anni Sessanta e Settanta a Milano: oltre 30 opere
Saranno esposte più di trenta opere dei maggiori protagonisti dell’arte a Milano di quegli anni, riletta con attenzione nella sua complessità e nelle sue diverse tendenze e declinazioni. La mostra I Favolosi Anni Sessanta e Settanta a Milano sarà divisa in quattro sezioni. Una panoramica accurata e rigorosa che metterà bene in evidenza le compresenze, le divergenze, le commistioni e le comunanze di sguardi di un periodo di grande e felice creatività. La volontà, infatti, è quella di dare vita a un dialogo tra Roma e Milano, in un omaggio e uno scambio di sollecitazioni tra i due grandi poli dell’arte in Italia negli anni del boom economico e della rinascita dell’Italia.
Le quattro sezioni
La prima sezione Arte, Materia e Spazio Verso Lo Zero presenterà quindi le opere di Vincenzo Agnetti, Getulio Alviani, Rodolfo Aricò, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Lucio Fontana, Paolo Scheggi, Michele Zaza. La seconda sezione Nouveau Réalisme tra Italia e Francia comprenderà invece Arman, Piero Manzoni, Mimmo Rotella, Daniel Spoerri. Nella terza sezione Nuclearismo e Astrazioni si troveranno poi Roberto Crippa, Sergio Dangelo, Gianni Dova, Emilio Scanavino. La quarta sezione Nei Mondi della Nuova Comunicazione verranno raccolte infine Valerio Adami, Enrico Baj, Lucio del Pezzo, Bruno Di Bello, Ugo Nespolo, Fabrizio Plessi, Sergio Sarri, Emilio Tadini.
La mostra ripercorrerà così le fasi più innovative delle avanguardie a Milano tra anni Sessanta e Settanta, a partire dalle esperienze di apertura verso un nuovo spazio e nuovi territori, di un’astrazione che si apre all’ambiente e allo spazio della vita, per andare frequentemente al di là della pittura e della scultura intese in senso tradizionale, in una visione che si serve spesso dei nuovi materiali della realtà contemporanea o del loro annullamento in una dimensione mentale che culmina nei nuovi esiti concettuali. Le esperienze aniconiche, il dialogo con la scienza, l’architettura e il design, il prelievo oggettuale dal nuovo mondo industriale, il dialogo e le dialettiche con i mass media e con le nuove sollecitazioni paradigmatiche dell’universo collettivo delle culture “popolari” daranno così vita a un mosaico affascinante e ricco di spunti e di nuove possibilità di riflessione.
Il commento del Professor Emmanuele Emanuele:
«Sono molto lieto di tornare a proporre una mostra sull’arte italiana degli Anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Milano in quegli anni era il fulcro dell’Avanguardia internazionale in cui prendevano forma movimenti e tendenze, dallo Spazialismo all’Arte Nucleare. Non a caso essa era caratterizzata da una forte animazione per così dire più “scientista”, in cui gli artisti, che ne proclamavano la primazia attraverso un serrato confronto con le Avanguardie europee, si connotavano per una visione molto soggettiva della loro creatività.”
“Penso a Enrico Baj, Roberto Crippa, Gianni Dova, Ugo Nespolo. Inoltre, mentre gli artisti dell’area romana – Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa, Renato Mambor e altri – apparivano maggiormente in dialogo con la Pop Art americana, Milano era più in sintonia con il contesto artistico europeo, in particolare con Francia, Belgio e Inghilterra. Le sperimentazioni e l’innovazione di cui gli artisti attivi in quel periodo sulla piazza milanese si fecero portatori hanno rappresentato una svolta culturale non soltanto italiana e segnato indelebilmente un’epoca, rispetto alla quale ancora oggi non me ne sovviene un’altra che possa reggere il confronto.».