Dopo la recente esperienza di Dante di Pupi Avati, da poco in sala, Nico Toffoli si racconta in esclusiva a VelvetMAG. Nei panni di Ser Manetto Donati, suocero del Divin Poeta, l’interprete ci ha parlato del suo lavoro sul set, rivelandoci molto altro.
Per sua stessa ammissione, Nico Toffoli ha scoperto la passione anzi, come lui stesso l’ha definita, la vocazione per la recitazione relativamente tardi. Ciò non gli ha precluso di intraprendere una carriera di successo che lo ha portato a calcare svariati set accanto a star nostrane, che internazionali, tra cui Tom Cruise e Keanu Reeves. Laureato in Economia e Commercio, ha esordito a teatro nel 1998 e da lì ha avuto inizio la sua vita professionale.
Le prime esperienze al Bagaglino, con Pierfrancesco Pingitore, poi programmi e fiction in Tv. Ma è dall’incontro con Michael Margotta, uno dei migliori insegnanti del Metodo Starsberg al mondo, che Nico Toffoli acquisisce uno status diverso e comincia ad affermarsi come attore Nazionale e soprattutto Internazionale. Sempre alla continua ricerca del perfezionamento che ha dato i suoi frutti in ambito lavorativo, come si evince dal recente Dante di Pupi Avati. Un’esperienza di cui ci ha parlato in esclusiva per VelvetMAG.
Intervista esclusiva a Nico Toffoli
Inizierei dalle origini: come è nata la passione per la recitazione?
Nel mio caso è stato un percorso molto complesso, nel senso che non faccio parte di una delle famiglie storiche del mondo del cinema e ho scoperto questa vocazione relativamente tardi e per caso. Il caso, ammesso che esista, e la grande determinazione mi hanno portato non solo ad approfondire delle occasioni, ma ad investire su me stesso e a studiare varie tecniche, non solo il Metodo Strasberg, ma anche Stanislavskij ed il metodo Chubbuck. Si possono avere la passione e il talento, ma se stiamo parlando di recitazione a livello professionale, è necessaria una grandissima preparazione tecnica, altrimenti rimane solo un vezzo.
Durante la premiere per la Stampa di Dante e all’ultima, per la stampa, Pupi Avati ha detto: “Molti, quando abbracciano l’arte della recitazione, si creano un piano B. E, in maniera molto sarcastica, che non bisogna farsi il piano B altrimenti si segue il piano B.” Il senso dell’affermazione significa che vanno accettati enormi sacrifici sotto diversi punti di vista.
Ti muovi tra cinema, teatro e televisione: come riesci a giostrarti in questi diversi tipi di linguaggio?
In realtà, teatro, cinema e fiction sono linguaggi molto diversi: non posso dire che uno sia superiore all’altro. Chiaramente è importante avere basi di teatro ma, soprattutto, padroneggiare una o più tecniche di recitazione. La mia vita artistica è cambiata quando ho conosciuto Michael Margotta e ho studiato con lui il Metodo Strasberg. Questa tecnica mi ha poi consentito di affrontare qualsiasi tipo di impegno. Sono situazioni e contesti completamente diversi, ma l’attore versatile non deve avere problematiche a lavorare in questi diversi ambienti, con una premessa: se lavori al cinema non fai le stesse cose che si fanno a teatro. È diverso l’impegno.
Devi avere una tecnica che ti consenta di saper fare ciò che fai ovunque. Che sia teatro o cinema, poco importa: devi aver studiato molto bene una o più tecniche. Se ne hai di più hai sicuramente un arsenale maggiore. In questo senso anche la tecnica Chubbuck è molto utile.
Il successo all’estero
Questa versatilità è evidente anche al cinema dal momento che hai spaziato tra produzioni internazionali. Hai lavorato i film quali Angeli e Demoni, Nine e John Wick 2: secondo te qual è la differenza principale con il modo di lavorare in Italia?
Questo è un argomento di cui parlo spesso con i miei colleghi. Pur facendo parte della stessa arte, c’è un’enorme differenza e la stigmatizzerei in questo: nel cinema americano o inglese che hanno una forte radice comune, la narrazione è affidata all’azione scenica. Nel cinema italiano – prosegue Nico Toffoli – c’è una prevalenza del parlato. Un’altra grande differenza è data dall’organizzazione data dai budget a disposizione, che non sono comparabili.
Ti è rimasto un aneddoto impresso rispetto a una di queste produzioni internazionali?
Sono stato onorato di aver lavoro con questi grandi registi, attori e produttori. Di aneddoti ce ne sono tanti, ma uno che mi è rimasto particolarmente impresso riguarda Keanu Reeves in John Wick 2. Lavorando in queste produzioni hai la possibilità di venire a contatto con dei grandi esponenti della tecnica di recitazione e, nei momenti morti sul set, Keanu si isolava – prosegue Nico Toffoli – continuando a mimare questi gesti, dal momento che doveva comunicare con un personaggio che era muto e, dunque, comunicava con il linguaggio dei segni. Stiamo parlando di uno stakanovista sul set, inarrestabile e grande professionista, oltre che grande persona.
La recente esperienza di Nico Toffoli in Dante di Pupi Avati
Spostandoci nel presente. Da alcuni giorni è approdato Dante di Pupi Avati che ti vede nel ruolo chiave di Ser Manetto Donati, suocero del Divin Poeta. Come ti sei preparato per questo personaggio?
Dante è un progetto titanico, che ha richiesto tutta la capacità, la preparazione, la tecnica, la volontà e anche, in un certo senso, l’ostinazione di Pupi Avati e del fratello Antonio, della Duea Film. Il mio ruolo è Ser Manetto Donati. È una figura chiave. Membro di una Famiglia Nobile e Potente, padre di Gemma Donati, l’infelice sposa di Dante, ovvero colei che lo sposa dopo che la platonica storia con Beatrice è andata a finire male.
Nei dialoghi sono rivelati alcuni passaggi storici importanti relativi alla guerra tra Guelfi e Ghibellini ma anche relativi al rapporto tra questo Dante e Manetto. Il poeta ha cercato in giovane età di introdursi nella vita politica e aveva continuamente bisogno di finanziamenti. Per cui Manetto fa le veci di un padre: Dante ammirava Manetto, uomo colto ed esperto esoterico. Storicamente, Donati ha prodotto degli scritti abbastanza famosi da cui Dante prende spunto anche per la Divina Commedia.
Per quanto riguarda la preparazione in questo ruolo, devo dire che lavorare con Pupi Avati è un grande onore e piacere. Ovviamente, non è facile perché è una persona squisita, ma è anche un grande regista, un grande maestro ed è molto esigente, come è giusto che sia: e ritorniamo al discorso della tecnica. Se si ha una tecnica di base molto buona, allora si possono affrontare determinati discorsi. Altrimenti non si ha la capacità di reggere la pressione, di capire il linguaggio del regista e di assecondare le sue esigenze. Pupi Avati ha un grandissimo intuito riguardo agli attori.
L’ambiente sul set e la preparazione
Sempre riguardo a Dante, il soggetto nasce da un’opera di Giovanni Boccaccio che racconta Dante dal suo punto di vista e che nel film è interpretato da Sergio Castellitto. Il tuo è un ruolo chiave nella pellicola: come senti di aver affrontato questa responsabilità?
Documentandomi e cercando di approfondire il mio personaggio. Ti racconto un aneddoto: come nella Marvel, Pupi e Antonio non hanno dato la sceneggiatura completa a nessuno. Tranne ovviamente ai due protagonisti. – racconta Nico Toffoli – Noi tutti avevamo solo le nostre battute e, per un attore strutturato, è necessario avere il testo completo per capire l’evoluzione del personaggio. Nel mentre, Pupi aveva pubblicato, prima dell’uscita del film, L’alta fantasia, un libro su Dante, appunto. Andai a recuperare questo libro e lo lessi, scoprendo che era davvero alla sceneggiatura in quanto le mie battute erano le stesse.
Per quanto riguarda il film vero e proprio, l’escamotage è stato far narrare Dante da Boccaccio, il più grande dantista di tutti i tempi, interpretato da un Sergio Castellitto in stato di grazia. È un’odissea, anzi noi assistiamo contemporaneamente a “due odissee”: quella di Boccaccio, che parte da Firenze per risarcire economicamente la figlia di Dante fattasi suora a Ravenna, dove sono conservate le spoglie mortali del Sommo Poeta. Boccaccio è malato, ha la scabbia ed è indebolito, ma lo vediamo affrontare questo viaggio che per lui vale più della sua stessa vita.
Poi c’è quest’altra “odissea” che è quella proprio di Dante, interpretato da un bravissimo Alessandro Sperduti, che ci permette di entrare a fondo nella sua vita terrena. Noi lo conosciamo solo attraverso la Divina Commedia, in cui lancia strali contro i suoi nemici. Ma non conoscevamo la sofferenza di questo ragazzo, che diventa soldato, cerca di entrare in politica e ci riesce, si schiera contro un suo amico, poi viene esiliato fino alla sua vita senile, in cui vive in assoluta povertà: è un vero poema epico.
Nico Toffoli: “Pupi Avati? Uno dei pochi maestri rimasti”
Come pensi ti abbia arricchito questa esperienza?
In molti modi. Innanzitutto, culturalmente: a me è sempre piaciuto Dante e la Divina Commedia. Pupi Avati è diventato un dantista vero e proprio tanto da confrontarsi con degli accademici e altri dantisti. Mi ha arricchito dunque da un punto di vista culturale, anche per quanto riguarda la sua vita terrena, quindi Ser Manetto Donati, Gemma Donati, Donato degli Albanzan, Boccaccio: personaggi favolosi che fanno parte della storia italiana e mondiale. Ricordiamo poi che questo tipo di progetto storico è unico – precisa Nico Toffoli – perché non è mai stato fatto un film su Dante.
Ed è stato realizzato da Pupi Avati ovvero uno dei pochi maestri del Cinema rimasti, che non rinuncia a inquadrature e situazioni scomode, molto particolari ma anche esoteriche perché Pupi Avati ha una sconfinata conoscenza esoterica che ritroviamo nel film. Ci sono alcuni spunti horror. E mi ha arricchito anche perché lavorare con questo maestro consente non solo di fare esperienza e avere una cassa di risonanza, ma anche di migliorarsi. Un esempio che faccio sempre: quando una spada è affilata da cinque, sei grandissimi mastri fabbri, la spada diventa perfetta. Stessa cosa per l’attore: quando lavori con un regista di questo livello e con altri registi con cui ho avuto la fortuna di lavolare, a prescindere dalle tue capacità di attore, comunque ne esci migliorato.
I lavori in uscita di Nico Toffoli
Proiettandoci verso il futuro, ti vedremo nella docu-fiction italiana Romanzo radicale: cosa ci puoi raccontare della tua esperienza e del tuo personaggio?
Abbiamo girato questi due prodotti della Rai, perché Dante è Rai Cinema, contemporaneamente. Chiaramente Romanzo radicale è di tutt’altra portata, un biopic di un altro grandissimo regista e amico, Nino Calopresti. Non è un grande ruolo ma nel dialogo c’è un qualcosa di molto importante perché siamo negli Anni Settanta, siamo all’inizio del periodo dell’aborto e soprattutto del Divorzio e di tutte le battaglie che fece Pannella. La messa in onda è stata ritardata, probabilmente per la campagna politica, ma attendiamo che questo autunno venga proiettato su Rai Uno.
L’esperienza di Mission Impossible 7 insieme a Tom Cruise
Un altro progetto che ti vedrà in scena il prossimo è l’ultimo capitolo di una delle saghe di action movie più famose di sempre, ovvero Mission Impossible 7
Esattamente, è stato girato back to back, ovvero uno dietro l’altro, insieme all’ottavo film della saga. Soprattutto dopo il grandissimo successo di Top Gun: Maverick conferma, come se ce ne fosse bisogno, e rilancia il grandissimo attore che è Tom Cruise. L’unico capace di battere diversi record: il film di maggior successo della Paramount; il film con il maggior incasso del 2022, fino ad ora; il maggior incasso di sempre di Tom Cruise e uno dei film che ha incassato di più in assoluto, tenendo conto che non è stato proiettato in Cina e in Russia.
Per quanto riguarda Mission Impossible, qui stiamo parlando di un franchise. Non possiamo rivelare tanto. È però uno dei pochi film in grado di competere con gli incassi della Marvel. Anche Top Gun: Maverick avrebbe potuto essere il solito film “ribollito”, invece no. Io penso che in qualche modo ci sia un po’ di Mission Impossible in Top Gun e ci sarà anche un po’ di Top Gun in Mission Impossible.
Possiamo dire che ci sono molti progetti in uscita che ti riguardano: hai un qualcosa che ti piacerebbe realizzare o un sogno nel cassetto?
Non parlerei di sogni nel cassetto perché ci sono due progetti in uscita italiani. Uno è una commedia fantastica, basata su San Valentino, ma non posso dire altro. Un altro film è il secondo episodio di un grande successo inglese girato in Italia, non ti posso dire il titolo ma riguarda “l’acqua santa” e traducendolo in inglese… chi vuole intendere, intenda. Questi inizieranno ad essere girati all’inizio del 2023.
Ci sono poi due progetti miei, di cui detengo il copyright, internazionali. Uno è Mnemonix, basato su un futuro distopico in cui un virus ha infettato non solo la popolazione ma anche i mari e gli oceani. In questo futuro, si vince il virus con degli impianti meccanici che consentono di respirare e di praticare altre attività. Ciò consente la creazione di un nuovo essere vivente fuso, che si chiama appunto Mnemonix. Un film internazionale con un cast confermato con Christopher Lambert, Gary Dourdan, Silvio Simac e in attesa di una mega star che ha attualmente avuto qualche problema agli Oscar. È uno dei pochi film che parlerà della robotica applicata al corpo umano. E delle nuove leggi della robotica.
Il secondo film, invece, sarà basato su Aleister Crowley, uno dei più grandi esoteristi di tutti i tempi che ha ispirato Ian Fleming per scrivere 007. In particolare, racconterà di uno dei suoi discendenti. Costui, Samuel Stone, si ritroverà in quest’ambiente, chiamato Aetherius, in cui non esistono né spazio né tempo.