La guerra in Ucraina fa temere ogni giorno di più l’esplosione di un conflitto nucleare. Il presidente degli Usa, Joe Biden, ha lanciato un pesante avvertimento: “Per la prima volta dai tempi della crisi dei missili a Cuba c’è la minaccia di un ‘Armageddon’ nucleare“. Il Parlamento europeo ha votato intanto una risoluzione per “una rapida risposta in caso di attacco” atomico della Russia.
Biden ha pronunciato il suo discorso un evento elettorale a New York, ospite della residenza di James Murdoch, uno dei figli del magnate dei media, Rupert Murdoch. L’8 novembre si terranno le elezioni di mid-term, il passaggio di metà mandato presidenziale, in virtù delle quali gli elettori statunitensi potranno rinnovare la Camera dei rappresentanti e il Senato. Anche per questo Biden, in difficoltà nei sondaggi, alza i toni e chiama a far quadrato attorno ai democratici al potere. “Putin non scherza quando parla del possibile uso di armi nucleari, chimiche o biologiche, perché il suo esercito è in difficoltà” ha dichiarato il presidente.
Di fronte a questa situazione l’Unione europea non sta a guardare. Tramite una risoluzione che l’Europarlamento ha approvato a larga maggioranza si impegna la Ue a preparare una risposta rapida a un eventuale attacco nucleare russo in Ucraina. La risoluzione invita inoltre gli Stati membri a procedere con un forte aumento dell’assistenza militare a Kiev. Oltre a chiedere la condanna dei referendum farsa e delle minacce nucleari di Putin, e l’istituzione di un tribunale internazionale ad hoc per i crimini contro l’Ucraina.
Ucraina, Zelensky invoca la NATO
Nel frattempo il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha annunciato che oltre 500 chilometri quadrati di territorio e dozzine di paesi e villaggi sono liberi dagli occupanti russi nella regione di Kherson: “Verrà sicuramente il giorno – ha detto – in cui riferiremo anche dei successi militari nella regione di Zaporizhzhia“. In quelle aree “che sono ancora controllate dai russi. Verrà il giorno in cui parleremo anche della liberazione della Crimea. Questa prospettiva è ovvia“. Ma un intervento dello stesso stesso Zelensky all’Australian Lowy Istitute, think-thank che conduce ricerche politiche, ha scatenato polemiche, il 6 ottobre. Nonché una dura reazione di Mosca. Il presidente ucraino ha detto che per “escludere la possibilità dell’uso di armi nucleari da parte della Russia“, la NATO “dovrebbe colpire preventivamente.”
Rapporti incrinati con Washington
Le forze armate dell’Ucraina hanno il morale alto perché grazie ai sempre più sofisticati armamenti dell’Europa e soprattutto degli Usa, stanno riconquistando palmo a palmo i territori che i russi hanno occupato a Nord, a Est e a Sud dal 24 febbraio scorso.
Ma i rapporti con i loro protettori, gli Usa si stanno incrinando. A riprova di tensioni crescenti fra l’Ucraina e il suo principale alleato c’è la vicenda dell’attentato mortale, lo scorso agosto, a Darya Dugina, la figlia del filosofo ultranazionalista Alexandr Dugin, cosiddetto ‘ideologo’ di Putin. Secondo le agenzie di intelligence degli Stati Uniti, a ordinare l’attentato sarebbe stata l’Ucraina. I servizi segreti russi (FSB) avevano incolpato le agenzie di intelligence ucraine: Kiev, però, aveva sempre negato ogni coinvolgimento e continua a farlo. Per gli Usa operazioni come quella che ha provocato la morte di Dugina esporrebbero l’Ucraina al rischio di subire a sua volta attacchi simili o di portare a un aggravamento del conflitto.
Biden, critiche a Zelensky
Il punto vero, tuttavia, è un altro. Perché dalle pagine dei giornali gli apparati di sicurezza americani fanno filtrare quest’accusa contro l’Ucraina? Le fonti di intelligence che hanno parlato col New York Times hanno specificato che i servizi segreti Usa non hanno preso parte in modo alcuno all’attentato che ha assassinato Darya Dugina. E che non erano a conoscenza dell’operazione prima che fosse compiuta.
Diversamente avrebbero sconsigliato di procedere. Gli Stati Uniti avrebbero inoltre rimproverato il Governo di Kiev per l’attentato a Dugina. E si sarebbero lamentati per la scarsa trasparenza nella condivisione delle informazioni di intelligence. Già lo scorso giugno, con un’uscita a sorpresa, Joe Biden aveva criticato pubblicamente Zelensky. “Non volle ascoltare“, disse il capo della Casa Bianca, gli avvertimenti americani prima dell’invasione russa. Ora un altro segnale di insofferenza: gli interessi Usa cominciano a divergere da quelli della difesa a oltranza dell’Ucraina?